mercoledì 6 agosto 2008

'MIO NONNO GIOVACCO' di Rino Massai

Lo spettacolo del Teatro Povero 'il paese dei b(a)locchi' parla di un uomo che porta il nome del nonno di Rino Massai....vissuto a Monticchiello. Il noto docente pientino, che ha visto e apprezzato lo spettacolo, ha scritto in proposito un interessante articolo, sulla vicenda umana del vero Severini Giovacco, suo nonno... Chi volesse leggerlo lo trova nel PRIMO COMMENTO a questo post. Per leggerlo cliccare su COMMENTI.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo spettacolo teatrale 'il paese dei b(a)locchi' rappresentato proprio in questi giorni a Monticchiello, affronta, tra gli altri, il tema dell'oggetto,come testimonianza e memoria storica dell'esistenza umana, fonte di ricordi colmi di significati, un valore che l'oggetto assume nel tempo con la conseguente necessità di conservarlo di fronte all'indifferenza dei più, che non vedono così lontano. Ne deriva un elogio ed un apprezzamento ( che si tramuta in farsa per colpa dei discussi personaggi politici protagonisti dello spettacolo) per tutti coloro che per passione o responsabilità si dedicano alla raccolta ed al mantenimento di strumenti la cui utilità è venuta meno, ma non la loro funzione di stimolo dela memoria.
La vicenda prende spunto dall'esperienza del maestro elementare Ettore Guatelli collezionista di cose e di storie, al quale la Provincia di Parma ha dedicato un Museo ed una Fondazione ed a cui si lega anche il Museo del Teatro popolare Tradizionale Toscano di Monticchiello. Il nome del maestro parmense non viene mai rammentato nello spettacolo; il protagonista della storia teatrale prende il nome di Severini Giovacco. Il nome scelto, che a prima vista potrebbe essere considerato di fantasia, è invece quello di una persona veramente vissuta nel paese, che non ha nessun collegamento diretto con la storia in sè, ma che per la sua esperienza di mezzadro, potrebbe assomigliargli. Severini Giovacco (Giovacchino) era nato a Sarteano il 29 luglio 1899 da una famiglia di contadini che abitava nel podere Sorbo Gigli di proprietà Grottanelli, ed in campagna trascorse la sua prima gioventù. A diciassette anni, ancora ragazzo, e lontano dagli obiettivi della politica nazionale e dagli interessi della grande industria, era dovuto partire per la prima guerra mondiale, e diventare protagonista di uno scontro che non capiva, ma che lo segnerà per sempre, rimanendo irrimediabilmente sfregiato al volto, ma comunque salvandosi la vita ( si consolerà in vecchiaia con la nomina da parte del Presidente della Repubblica a Cavaliere di Vittorio Veneto). Tornato a casa e riabilitatosi di salute, pensò di costruirsi una famiglia e il 22 maggio 1922 sposò una donna della zona, Magi Letizia, dalla quale ebbe due figlie Ida nel 1924 e Elide nel 1928. Nel 1929 decise di trasferirsi nel Comune di Pienza, esattamente a Monticchiello, nel podere Apparita, situato lungo la strada, a pochi chilometri dal paese. Qui nel 1931 ebbe il terzo figlio,Arturo. " I nostri vicini ci portarono con i carri fino al torrente Astrone; lì ci fu il cambio con quelli che venivano da Monticchiello e poi si proseguì, carichi di mobili, letti, vestiti " raccontava. Una vita dura quella del contadino che ormai conosceva da anni e che continuò a sopportare nella speranza di un miglioramento e di nuovi diritti.Un'altra guerra arrivò però a sconvolgere la sua vita e quella del popolo italiano, uno scontro mondiale che presto assunse anche l'aspetto di guerra civile, e proprio in quei luoghi, dove Giovacchino si caratterizzò per la violenza, con il noto episodio della battaglia di Monticchiello. Riuscì comunque a superare con tutta la famiglia anche quella fase difficile ed a trovare i mezzi per far sposare la figlia più grande che andò ad abitare a Pienza. Ma mentre si apprestava a rientrare in un contesto di normalità e si era a ridosso della definitiva liberazione dell'Italia, con la Val d'Orcia ormai lontana dagli scontri, dovette sopportare la tragedia più grande dela sua vita: la mattina del 17 aprile del 1945 i figli Arturo ed Elide che si trovavano nell'orto a lavorare, furono tremendamente dilaniati da una mina abbandonata dai tedeschi e probabilmente colpita con la zappa. Giovacco, nonostante lo sconforto, rimase ancora nel podere insieme alla moglie, ma alla fine fu costretto ad abbandonare la campagna e a trasferirsi in paese, in una casa situata in via dei Fabbri; era il gennaio 1947.
Nell'impossibilità di vivere con la sola pensione si dedicò ancora al lavoro agricolo facendo il 'mezzaiolo' nelle proprietà della famiglia Vignai.Comunista della prima ora,era portato ad interessarsidelle questioni sociali e amava molto leggere e, nonostante il carattere un pò scorbutico,stava volentieri in compagnia; proprio per la sua competenza nelle questioni di cronaca alcuni finirono per chiamarlo 'Il Gazzettino'. A causa della situazione di salute della moglie, mai più risollevata dopo la morte violenta dei due figli, e colpita dalla dolorosissima malattia del trigemino, nel 1968 si trasferì a Pienza presso la figlia Ida ed il nipote Rino Massai, dove potè vivere per altri dieci anni.

Anonimo ha detto...

E' una bella storia, meglio del teatro povero...purtroppo.

Anonimo ha detto...

Perchè non usiamo il blog di fabio per recuperare queste storie dei nostri nonni e ricordarle?

Anonimo ha detto...

Consiglio il teatropovero di metere in scena il Vero Giovacco severini con la sua storia tragica.
Meglio del piagnisteo di questanno.

Anonimo ha detto...

perchè a quel podere Aparita non c'è niente che ricordi queste vittime...Al Mosca per altri due morti c'è un monumento....I ragazzi non contano...in guerra contano solo i soldati?

Anonimo ha detto...

Una storia su cui scrivere una poesia tipo Antologia di Spoon River..

Anonimo ha detto...

bravo rino, una ottima cosa

grimaldi ha detto...

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