mercoledì 8 luglio 2009

ITALIA NOSTRA E L'UNESCO...la botte piena e la serva briaca

Italia Nostra, una associazione molto ascoltata in ambito Unesco, ha datto la sua:' Un progetto eticamente vergonoso' ha detto la presidente Lucilla Tozzi, oggi sul Corriere di Siena. 'Questa centrale crea inquinamento - ha scritto- apre pesanti interrogativi sul futuro, ed è ben lontana dal risolvere i problemi della Valdorcia; la cosa più importante sarebbe valorizzare il Parco Unesco attraversato dalla Francigena...' Conclusioni ? Non si può avere in Valdorcia la botte piena e la serva briaca.....Se l' Unesco lascerà la Valdorcia, ora sappiamo chi dobbiamo ringraziare.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Sode...a sti furbacchioni...sode !!!Io gli leverei anche la Francigena.....fatela passà da unaltra parte..

un'esco dall'unesco ha detto...

si fa come la 1000 miglia...
Siamo seri...
Valenti, te che sei nell'amministrazione di Castiglioni, dicci quali e se sono sono state prese precauzioni, per salvaguardare il parco UNESCO
A Castiglioni non è che avete tanto altro in termini di richiamo turistico, cercate di non fregarvelo!

Lo Storico ha detto...

Non sapete che la Francigena passava da Pienza? I documenti...non mancano.

Andrea Valenti ha detto...

Ad Amburgo si è appena conclusa la 17° conferenza europea sulle biomasse, patrocinata da Unione Europea, ministero dell'ambiente tedesco, Eubia ed UNESCO. Il sito Unesco dovrebbe essere messo a repentaglio da un progetto che va incontro alle direttive europee, statali regionali, al protocollo di Kyoto ed appoggiato dai Verdi - l'unico partito ambientalista in Italia (poi se Del Zaia soffre di amnesie e non ricorda - come detto in un altro post - o ancora peggio sostiene di non sapere dove fosse ubicato, è un problema suo, ma mette a repentaglio la sua memoria o la sua competenza)e da Legambiente? Un progetto che, con buona pace della signora di Italia Nostra non produrrà diossina, nanoparticelle ecc. Parlare di tumori e malformazioni è, oltre che scientificamente ridicolo, politicamente aberrante. Poi, per carità, se l'Unesco riterrà di tenere in maggior conto le affermazioni della signora Tozzi rispetto ai apreri di CE, stato, regioni ed Unesco stessa, allora va bene. Rimane il fatto che dire che il comune di Castiglioni ha, dal punto di vista turistico, solo il riconoscimento Unesco la dice lunga sulla conoscenza del mio comune che ha chi scrive cose del genere. Ricordo inoltre che dal punto di vista paesaggistico non cambia niente: l'impianto è ubicato in un capannone del PIP di Gallina preesistente, che verrà migliorato urbanisticamente.

Andrea Valenti ha detto...

Del Zanna, non del Zaia, scusate il lapsus assessore provinciale - ministro.

Anonimo ha detto...

te, caro andrea valenti, non hai ancora capito che il problema vero sono proprio le nanoparticelle?
non esiste filtro in grado di provvedere, poi a quella distanza, scusate, vicinanza dalle abitazioni e poi e poi e poi hai chiesto ai "suor geni" come pensano di smaltire le sostanze che si fermano sul filtro?
ci vai te 'l mi cittino????

QUASI QUASI TI CI MANDEREI..

un'esco dall'unesco ha detto...

Confermo ciò che dice Andrea Valenti sulla conferenza patrocinata anche dall'Unesco, anche se non son riuscito a trovare un articolo buono in italiano che spiega gli esiti di questa conferenza ed invito Andrea a pubblicare un link casomai lo avesse. A questo punto, per togliere il vino dai fiaschi, procurarsi un documento ufficiale dedicato a noi valdorciani, cittadini ed istituzioni, con garanzie che detto impianto non minerà la permanenza del nostro territorio dal patrocinio dell'Unesco stesso, sarebbe il "mio", per quel che conto, lasciapassare al progetto, al quale fino adesso mi sono opposto; non abitando a Gallina non sono direttamente interessato ad un eventuale puzzo e rumore che l'impianto può generare, avendo garanzia che non ci sono emissioni di nanoparticelle ed altro e magari, poter far controllare a cura di un comitato a salvaguardia (è stato creato?), periodicamente dette emissioni.
Parlando di vili interessi personali, i miei, l'uscita dall'Unesco sarebbe una perdita inestimabile. Senza voler polemizzare ancora, nel prec intervento, citavo Castiglioni con le attrattive turistiche e non ho detto che non ci sono, ma molte di esse e pure molto importanti sono in forte degrado, auspicando quindi che il comune sia intenzionato a fare qualcosa di costruttivo in tal senso.

Andrea Valenti ha detto...

Il sito ufficiale è, purtroppo, solo in inglese, il link è http://www.conference-biomass.com/index.htm

Una nota: non mi sono informato solo da tecnici sorgenia, sarebbe stato poco corretto, ho consultato altri esperti nel settore, ottenendo notevoli rassicurazioni. Appena avremo ulteriori risultati dal mondo scientifico la popolazione di Gallina sarà prontamente informata. Un mio amico, ingegnere ambientale, mi assicura che le nanoparticelle si sviluppano solo a temperature molto superiori a quelle di un gassificatore a biomasse. Le ceneri sono utilizzabili come ammendanti del terreno in quanto composti dalla parte non combusta, cioè minerale, della paglia, altri rifiuti verranno come da prescrizioni smaltiti come rifiuti speciali, anzi, mi sembra che non siano nemmeno considerati tali ma che verranno smaltiti comunque come se lo fossero.
Anche per me, ma penso che per chiunque, la perdita del patrimonio Unesco sarebbe drammatica, quale amministratore la metterebbe in gioco? Ed in cambio di cosa, poi?

Anonimo ha detto...

appunto!
se tutto è chiaro e limpido, fermate i lavori e fate controllare come ha detto il badengo vilipendiato e lo stesso Galletti... mese più o mese meno....
sono dell'idea che cmq è solo per affittare il capannone di TC che tutto questo è nato...
x me stava meglio in val di paglia ma TC non ci sbrufava niente...
la storia della paglia pellettizzata ad ancona per poi riesser portata qui a bruciare è una bufala

Anonimo ha detto...

E' inquietante che ci siano persone che mettono il loro nome anche quando parlano di cose che non conoscono, e come la stampa da risonanza a questo.
La signora Tozzi scrive: "in agricoltura è buona norma far polverizzare la paglia dalle mietitrebbie per aumentare la fertilità del suolo". La cosa è inesatta. Può essere corretto dire, in solo senso lato, che lasciare la paglia in campo può aumentare la fertilità del suolo per effetto della produzione di una certa quantità di sostanza organica. Ma non si può dire che si tratta di una buona pratica agronomica. Ma cosa comporta questa produzione di sostanza organica, cioè di carbonio organico disponibile? Il carbonio contenuto nella paglia è il 40% del suo peso, quindi considerando una produzione ad ettaro di 3000 kg di paglia, potremmo avere una reintroduzione di circa 1200 kg di carbonio. Perché questo carbonio sia disponibile, per le piante, deve assumere una forma forma organica (legarsi con Ossigeno (processo lungo) o Idrogeno (processo breve), occorre che la paglia venga interrata, e che si inneschi nel terreno un processo anaerobico di decomposizione per azione di batteri metanigeni. Perché ciò avvenga occorre che nel terreno sia presente dell'azoto in forma nitrica o ammoniacale, e che ci siano buone condizioni di umidità e temperatura (i batteri compiono anche un'azione di idrolisi) (la paglia quindi dovrebbe essere interrata a profondità non inferiori ai 20 cm). Considerando che i terreni sono generalmente poveri di azoto, in quanto elemento di facile dilavazione, chi fa il reinterro della paglia deve spargere sul terreno, prima dell'aratura, almeno 2500 kg/Ha di Urea. Si deve introdurre almeno il doppio di idrogeno necessario, non potendo conoscere la disponiblità idrica del terreno. I batteri metanigeni, poi, con un ciclo lungo alcuni mesi, scompongono la molecole ammoniacale, lasciandone una nitrica o di azoto elementare, togliendo idrogeno all'Urea per fissarlo al carbonio. I legami C-H sono legami covalenti apolari. Durante il lavoro dei batteri il carbonio diventa disponibile per l'assimilazione da parte dell'apparato radicale delle piante. Questo però fino a quando i batteri non legano il quarto atomo di idrogeno al carbonio, a quel punto hanno formato un gas (metano), e non è più disponibile per le piante, ma si libera in atmosfera. Il metano ha un'azione climalterante ben più grave della CO2.
Considerando che l'interramento e la somministrazione di Urea avviene in settembre, e che l'apparato radicale del grano raggiunge i 20 cm di profondità nel mese di aprile, e considerando i tempi di decomposizione in ambiente anaerobico dell'Urea, a quei giorni circa il 30% del carbonio si è trasformato in metano e si è liberato nell'atmosfera (con un volume di carbonio si producono circa 5 volumi di metano). Si tratta di almeno 20 metri cubi per ettaro. Al tempo stesso l'azoto nitrico è stato oggetto di dilavamento (quindi non utilizzato, ma finito nelle falde), si tratta di circa 230 kg/Ha di azoto in forma nitrica. Si ricorda che la direttiva nitrati, per le zone non vulnerabili pone come limite 340 kg/Ha anno, ciò vuol dire che le concimazioni azotate primaverili di copertura, saranno fortemente limitate a discapito delle quantità e della qualità del prodotto coltivato.
Senza considerare che il reinterro delle paglie costituisce una delle principali forme di propagazione delle erbe infestanti.
Alla faccia della buona pratica agronomica ed ambientale.

Anonimo ha detto...

E' inquietante che ci siano persone che mettono il loro nome anche quando parlano di cose che non conoscono, e come la stampa da risonanza a questo.
La signora Tozzi scrive: "Usufruisce delle sovvenzioni statali Cip6 e dei Certificati verdi I Cip 6, mediante una tassa che incide sulla bolletta Enel dal 6% al 10%.".
Il cosiddetto Cip6, deliberazione del Comitato Interministeriale Prezzi n. del 1992, è stata la prima forma in Italia di incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ed assimilate. Tale provvedimento ha avuto efficacia fino al luglio 1996, quando il primo governo Prodi, attraverso il ministro Bersani, ha chiuso il cosiddetto Cip6, che garantiva una tariffa di cessione in relazione alle diverse tipologie di fonti rinnovabili e assimilabili. I Certificati Verdi, introdotti nell'aprile del 1999, sempre da Bersani, sono la seconda forma di incentivazione alle fonti rinnovabili, e non più alle assimilate. I certificati verdi non sono una sovvenzione dello stato, ma una forma di regolazione del mercato. Il certificato verde è un titolo assegnato al produttore da fonti rinnovabili, che può essere venduto sul mercato dell'energia, ai soggetti all'obbligo di immissione di energia rinnovabile sul sistema elettrico nazionale. Cioè gli operatori che producono energia elettrica da fonti convenzionali (fossili), per avere accesso al mercato devono avere o dimostrare di produrre una certa quota di energia rinnovabile.
Ad oggi sulla bolletta elettrica grava un costo di 8,4 €cent/kWh (vedere delibere AEEG), con il quale si copre di costi di alcuni Cip6 residui, l'incentivazione del conto energia del Fotovoltaico più altre politiche accessorie di sostegno alle rinnovabili.
Quindi il Certificato Verde non è una sovvenzione statale, ed il Cip6 è chiuso da 13 anni. E l'incentivazione alle fonti rinnovabili (politica ambientale sbagliata, sembra, a detta della signora Tozzi) non grava "dal 6% al 10%" sulla bolletta degli italiani, ma per molto meno (mediamente per l'1,8%)

Anonimo ha detto...

E' proprio vero. E' inquietante leggere certe falsità sulla stampa. Come quella che la paglia produce più anidride carbonica del carbone. Si smentiscono anche le leggi delle fisica. E non si dice che l'anidride carbonica nella paglia è da considerare neutra in quanto riassorbita dalle coltivazioni.
Come è inquietante che degli ambientalisti (forse pseudo) critichino le politiche di incentivazione alle fonti rinnovabili.

A V ha detto...

Io non ho letto di persone contrarie a fonti di energia rinnovabili, io ho letto problemi di vivibilità nelle vicinanze di detto impianto, di creazione silenziosa del progetto, di possibilità di aggravare la posizione valdorciana in ambito Unesco, di discordanza di prezzi e non chiarezza, di over production rispetto quanto richiesto, di persone che hanno "tribolato" non poco con gli enti di controllo, di garanzie sull'impianto al quanto approssimative e relativi dubbi sulle ricadute sulla salute....
A me pare assai più inquietante il comportamento delle istituzioni che comunque sembrano non porsi assolutamente questi leciti problemi e tendono a non discuterne e non far compartecipare la popolazione che comunque dovrà convivere con quest'impianto.
Se sono stati posti dei quesiti, dovrebbe essere per primo il comune a preoccuparsi di poter rispondere ai cittadini in qualità di istituzione pubblica diretta, forse sbaglio e sono utopico ma se guardate il blog di Montanari precedentemente linkato ( http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1286&Itemid=74 ) sui dubbi citati sulla salute fa capire che se si avranno dei problemi, questi potremmo vederli solo dopo, con specifiche analisi anche assai invasive....
Ringrazio l'anonimo che ha spiegato di come avviene la trasformazione della paglia interrata, processo di cui non avevo la più pallida idea (adesso qualcosa in più arrivo a capirla), ma gradirei essere erudito anche su tutte le altre questioni. Grazie, un saluto

Ignoro=Ignorante ha detto...

Forse non hai capito che può esser INQUIETANTE andare contro il partito, INQUIETANTE è fare domande? INQUIETANTE è preoccuparsi della salute propria e dei propri figli? la democrazia è per pochi non per le (BIO)masse ignoranti!

Anonimo ha detto...

pero la luce accesa garba anke a te scommetto..........