martedì 7 maggio 2013

La pittura e la vita. di Mariella Spinelli


Un pittore è l’architetto di un mondo nuovo e reale. Le opere hanno fisicità, sono immagini “reali”.
Possono essere interpretate dalla critica,fotografate, riprodotte ma
rispondono alla legge dell’autenticità. Esiste l’opera originale dalla quale tutto il mondo
dei medium ha bisogno di riferirsi. Il quadro ad olio è composto da tela e colore ma quel che conta
è dove ci porta quel mondo che vediamo organizzato al suo interno. Un pittore ci prende per mano
e ci accompagna da un'altra parte,dove non siamo mai stati e dove solo lui ci può portare. Nessun
invito,non possiamo scegliere. I nostri occhi vedono,questo è il cappio grazie al quale non possiamo
sfuggire .Aleardo pare dipinga paesaggi,dipinga ritratti,alberi e animali. E’ così..Potremmo
appoggiare il dito sulla tela e raccontare ad un bambino”vedi, questo è Ombra, il tuo cane”.Dietro
ci sta un prato e più in là c’è la tua casa. Ma in realtà accanto al perimetro della figura di Ombra, il
cane di Filippo,c’è una campitura verde,di un verde infinitamente differente e accanto c’è solo un
trapezio di un colore difficilmente definibile e triangoli rossi di un rosso infinitamente differente.Se
dovessimo catalogare il colore coi numeri ne ricaveremo pagine infinite di varianti. Poi dovremo
aprire lo spazio dei contrasti,dei timbri. Di quello che nasce dalla vicinanza di due toni e solo
due? Ti allontani e e l’angolo di destra del quadro e quello di sinistra devono trovare una ragione
di essere dentro il perimetro del quadro. Ecco che il mondo,tutto quello che si vive,quello che si
ascolta,si vede,si tocca inizia ad essere filtrato attraverso quel perimetro della tela.
Quel perimetro,anch’esso infinito perché moltiplicato nel numero possibile delle opere
dipinte,diviene il condotto attraverso il quale il nostro essere RISPONDE alla vita ,al nostro
essere la mondo. I quadri di Aleardo non sono i cretti di Burri ma eppure le capiture isolate,quasi
galleggianti,che suggeriscono l’esistenza di un terreno instabile d’appoggio,me lo fanno ricordare.I
rossi,gli arancio che spuntano come venuzze tra le campiture sono si,spesso complementari
ai verdi ma sono anche la storia del sangue ,della memoria,di tutto il nostro “costitutivo”.Una
pittura mite ,un po’ piegata alla narrazione a tratti ma pronta a spezzarsi inesorabilmente nella
rappresentazione di un calanco.In un altro quadro.
La fissità della pittura è l’inesorabile passaggio.Lì dentro nulla si muove se non nel gioco delle
opere psicodeliche di Duchamp. Ma è un gioco di specchi. Nei vetri. Nell’opera di Duchamp”
la Marie est mise à nuee pas ses céli-batteurs (la sposa messa a nudo dai suoi scapoli)..anche lì
tutto è immobile. Aleardo il pittore di paesaggi, oggi è immobile. Non ha le mani congiunte ma
accompagnano il suo corpo, di fianco. Lì dentro, in quella bara, nella fissità della morte sta tutto lo
strazio della pittura, tutto il gioco. E’ morto il pittore dei paesaggi…della gioia...della vita, ci ha dato molto, la sua pittura vive, perché questo dolore ?





4 commenti:

Bako ha detto...

Brava Mariella, pittrice.

Anonimo ha detto...

Giusto, bisogna amare la vita !

Anonimo ha detto...

Perchè non ripristinare l'anno prossimo il logo di Aleardo per la il manifesto della festa dei fiori??? Con tutto il rispetto per quello attuale, mi sembra un modo simpatico per ricordarlo.

Anonimo ha detto...

Condivido, era anche molto bello!!