venerdì 16 agosto 2013

MPS, dal Cittadino on line, molti dubbi...

Dal Cittadino ON line.
i Red
SIENA. Ci eravamo preparati una domanda da fare, dopo quelle di Sergio Rizzo, al presidente di MPS Profumo durante il dibattito del 14 agosto: “Dopo i proclami della scorsa estate sullo stesso palco di oggi, ha incassato tre assemblee straordinarie, 4,071 miliardi dallo Stato Italiano, migliaia di esuberi, appoggio incondizionato della politica e delle grandi compagnie d’affari, conferma della perdita della senesità della banca che a parole voleva recuperare, e lo spread si è dimezzato nel frattempo; eppure il titolo vale in borsa esattamente come un anno fa: troppo poco anche per le necessità impellenti della Fondazione. I mercati hanno bocciato il Piano Industriale ancor prima del Commissario Almunia: non è che avete sbagliato qualcosa?”. Ma quanto detto prima dal manager genovese rispondeva a sufficienza alle nostre aspettative, quindi era inutile far scaldare un tipo che, quando viene punto nel vivo, ha scatti di nervosismo esagerato.
Le telecamere all’uopo predisposte dall’attenta regia della festa del PD possono dare conferma del carattere fumino di Profumo. Certi scatti sono anche utili per evitare di rispondere alle domande ficcanti, arte in cui il presidente eccelle. Dai verbali della Procura di Siena sappiamo che l’arrivo di Profumo è stata una scelta della politica romana degli ex-Ds - attraverso la figura di Ceccuzzi - e Profumo non l’ha voluto confermare rifugiandosi in confuse indefinibilità. Peccato, perché quasi tutti gli astanti, figure più o meno legate al partito, avevano bisogno di essere rassicurati che la presa sulla banca sia ferrea per cui almeno chi è di fede piddina potrà sperare nel futuro quotidiano.
Già perché per completare l’idea di fondo che pervade la kermesse, la rimozione del recente passato, non c’era aiuto migliore dell’assenza dei tanti che giusto un anno fa berciavano e interrompevano il presidente e che ieri sera erano ridotti alle dita di una mano: segno che una breve stagione della vita senese è arrivata al capolinea. Le due pattuglie delle Forze dell’Ordine hanno avuto una serata completamente tranquilla. Il focus della conversazione con Rizzo, che aveva tanti sottointesi frutto della cena consumata insieme precedentemente dai due protagonisti, è la mancata rivelazione del contenuto dei colloqui che Profumo ha avuto col premier Enrico Letta. E che ha provocato la ri-comparsa del fantasma chiamato Nazionalizzazione, che tanti mal di pancia provoca a Roma in tutte quelle istituzioni dello Stato che hanno permesso, nonostante le loro leggi severissime, che Mussari & C. combinassero quello che gli è stato contestato.
Sappiamo tutti che le severissime leggi italiane permettono di redigere bilanci falsi o, nella migliore delle ipotesi, approssimativi. Letta, provenendo dalla ex-Margherita, non è al corrente delle problematiche finanziarie gestite a Siena dagli ex-Ds. E sentirsi chiamato in causa da Almunia, forse paventando tra le righe del bilancio MPS una situazione peggiore di quanto descritta – ma vedere i documenti contabili veri tipo prima nota e confrontarli con quanto dichiarato è prerogativa della Banca d’Italia, istituzione che nei confronti del Monte non ha tenuto un comportamento che ispiri fiducia ai cittadini – non è piaciuto al Presidente del Consiglio. La nostra opinione è che i fondamentali della banca, quelli palesati da Profumo e Viola e ancor prima da Vigni intendiamoci, fossero già tali da escludere il ricorso ai Tremonti bond per procedere alla nazionalizzazione.
Il partito avrebbe perso il controllo della banca e della Fondazione e ciò non doveva succedere a costo di inventarsi nuovi strumenti finanziari e rivoltare allegramente tutte le regole della finanza. MPS nel mondo è l’unica banca che, incapace di svolgere l’attività finanziaria normale, non sia stata nazionalizzata. Ma solo l’arrivo di un commissario alla Enrico Bondi - giusto per tratteggiare un parallelo con il caso Parmalat con cui spesso MPS viene messa a confronto - avrebbe portato alla luce tutto quello che c’era e c’è ancora da scoprire, individuato responsabilità civili da far perseguire alla magistratura, avviato un piano di risanamento senza obbligo di spezzatino, l'altra paura del prossimo futuro. L’alta finanza di partito non ha compreso che il marcio era più grande di quanto potevano immaginare e ha inviato Profumo a riprendere le redini di Rocca Salimbeni. Oggi il povero manager (appena 60mila euro all’anno per lui, ci ha spiegato piccato dalle insinuazioni di Almunia), si siede e comincia agitando lo spettro della Nazionalizzazione.
Già non sentivamo più il bisogno di fargli alcuna domanda.
 

3 commenti:

neno ha detto...

giusto dubito pure io

Anonimo ha detto...

mamma mia che schifu

Anonimo ha detto...

ma che vadino ammorì mazzati||