domenica 22 marzo 2015

Folla per ricordare Aleardo. La recensione di Mariella Spinelli

Commozione, ricordi e applausi per ricordare Aleardo. Godetevi la grande mostra  e il prezioso catalogo.

'Recensione'    di Mariella Spinelli.

Enrico Paolucci ha dato il ritmo alla mostra, "scoperto "  il padre per la prima volta come squarciando il velo di quello studio dove nessuno entrava, quando si creava.
Mi balza alla mente Maria Lai "Non importa se non capisci..Segui il ritmo" e divento l'uomo ragno che spara appigli per lanciarsi nel vuoto. Un vuoto dove le parole si spingono sul reale(ciò che mi sorge alla vista) e tessono un'impalpabile ragnatela.


C'è un ritratto di Enrico con gli occhi ciechi. Non ciechi perché nessun riflesso vi penetra o perché chiusi alla luce. Gli occhi della figura sono  riempiti di una campitura continua,di tono più in ombra del resto. Come dire silenzio, come dire immobilità di sole e luna che getta luce e ombra e costruisce forme alla nostra percezione. Immobilità, nessuna sorgente di luce, nessun oriente.
Un figlio appunto, il nostro germoglio di tempo.


Sua moglie Isabella ieri, tra le opere della mostra s'era appoggiata al davanzale della finestra, di spalle alla Valdorcia.Vicina al quadro con l'uomo di spalle che appoggia al paesaggio. Abbraccio degli opposti, dislocati nel tempo e nello spazio, appuntati, cuciti alle giornate. Un piatto di pasta e un figlio, una gita e una morte, una ruga sul viso e la pittura.

Aleardo Paolucci è oggi dentro il perimetro dei suoi quadri come per il figlio era dentro il suo studio. E quando si dice bello è di nuovo come dire buono, forse santo. Come dire vero e sano.

Guardare l'autoritratto di Rembrandt , un volto stampato su un quotidiano, una foto-ritratto, un riflesso allo specchio, una persona difronte a noi….
Il volto dipinto di  Rembrandt  ci parrà l'unica realtà , tale è il suo spessore, la potenza d'incisione nella pasta culturale , sensibile, della nostra percezione. Il reale è la pittura. Ciò che ha preso "corpo"nel fluire. Ciò che ha creato un intervallo nella continuità della nostra veglia.

Vero quello che dice Fabio "Aleardo ci ha elevato, ci ha costretto ad essergli vicino".
Il  pittore si è dimezzato per stare al nostro pari. Come un mezzo busto, niente di meno

3 commenti:

Anonimo ha detto...

grandi bravi

Anonimo ha detto...

giusto merita molto

Anonimo ha detto...

una bella mostra idove ci siamo....tutti