lunedì 15 febbraio 2016

Banca-MPS resta ' zittella' come la bella di Campiglia...tutti la vogliono..nessuno la piglia !

Condividi: Commenti: 12 Banche, allarme per Mps fuori dal gioco delle fusioni Montepaschi ha perso il 77% in 6 mesi e cala ancora (ieri -5,2%). E a Genova si prepara il ribaltone per i vertici della Carige Camilla Conti - Sab, 13/02/2016 - 08:41 commenta Il gran valzer delle fusioni potrebbe partire ufficialmente domani con il sigillo alle nozze fra Bpm e Banco Popolare. Quanto a Ubi, l'ad Victor Massiah non vuol mandare per il momento fiori a Siena la cui dote non proprio immacolata continua a fare paura. E infatti a bordo pista del risiko rimangono le due «zitelle»: Mps, ormai da mesi alla ricerca di uno sposo che la accompagni verso l'altare della salvezza, e la ligure Carige, che in un primo momento sembrava essere entrata nelle grazie della popolare milanese.Partiamo dal Monte. Anche l'ultima seduta in Borsa della settimana è stata archiviata con un -5,2% a 0,45 euro e numerose sospensioni al ribasso. Il bilancio si fa sempre più pesante: -50% nell'ultimo mese e -77% negli ultimi sei. Tanto che il titolo è stato anche espulso dall'indice Msci World (quello che sintetizza il trend dei listini mondiali). Confrontando la capitalizzazione del Monte (1,3 miliardi) con quella altre società di Piazza Affari fa effetto vedere come il Monte in Borsa valga meno di Amplifon o Autogrill ma anche di popolari come Sondrio ed Emilia Romagna. A Siena tremano. L'ad, Fabrizio Viola, ieri si è definito «più che depresso, arrabbiato: dopo anni di intenso lavoro per portare la terza banca del Paese dove doveva stare, questo comportamento mi disturba parecchio».
 In gioco non c'è soltanto il destino dell'istituto nato nel 1472: «Se salta Mps, salta il tappo della vasca dell'intero sistema bancario», commenta un analista ricordando che «circa l'85% del debito del Montepaschi è rappresentato dai soldi dei correntisti che hanno meno di 100mila euro sul conto corrente». E fino a questa soglia, in caso di bail in, i depositi sono coperti dal Fondo di garanzia. Ovvero da tutte le altre banche. Una soluzione va trovata in tempi rapidi sperando, a questo punto, che arrivi dall'estero.Se Siena piange, Genova non ride. Anzi. Nel 2015 Carige ha ridotto la perdita a 44,6 milioni, dai 543,6 milioni di rosso del 2014, ma la tenuta dei conti non è bastata a tranquillizzare i soci che seguono con apprensione il grafico sull'andamento del titolo (ieri +0,54% ma nell'ultimo mese è sceso di oltre il 50%). La famiglia Malacalza, azionista con il 17,58%, ha investito circa 240 milioni con una perdita virtuale che si aggira attorno ai 150 milioni. Ebbene, ieri sera il patron Vittorio ha firmato una nota molto garbata ma altrettanto chiara: i vertici della banca vanno cambiati. Per questo Malacalza Investimenti presenterà all'assemblea del 31 marzo una lista di candidati «improntata al massimo rinnovamento». Il Consiglio in scadenza «ha esaurito il proprio compito con l'approvazione, nei giorni scorsi, del progetto di bilancio per l'esercizio 2015, l'ultimo del loro mandato» e la famiglia «ritiene necessario non attendere oltre per trasmettere un forte segnale nel senso della discontinuità». Occorre «determinare le condizioni per una guida della banca che assicuri nel prossimo futuro quella piena esplicazione, fino a oggi inespressa, delle potenzialità di consolidamento, rilancio e sviluppo, il cui sollecito avviamento è tanto più necessario e urgente in considerazione della presente critica contingenza di sistema». Il messaggio, insomma, è rivolto soprattutto all'amministratore delegato Pierluigi Montani la cui poltrona è diventata precaria.Chi potrebbe essere il suo sostituto non è ancora chiaro. L'assemblea dei soci è fissata per il 31 marzo ma le liste dei candidati vanno presentate 25 giorni prima, quindi entro il 6. E a Genova chi conosce i Malacalza scommette che in tasca della famiglia uno o più nomi già ci sono.

1 commento:

Anonimo ha detto...

matrimonio passato di moda