sabato 28 gennaio 2017

Ugo Sani e la 'sua' Band, fra emozione e seduzione musicale al Teatro Poliziano, col 'Tamburo di latta' del Carbonetti

Ugo Sani e Caffè Mambo sono da tempo una risorsa poetica inesauribile di un territorio vasto come la prateria musicale che percorrono con  grande maestria. Dico Ugo, ma bisogna parlare anche dei musicisti che da sempre si accompagnano a lui  nell'Orchestrina, autentici maestri solisti e compositori (Luciano Brigidi,   Giulio P. Baricci, Alessandro Cristofori, Diego Perugini e Mirco Rubegni) altrettanto noti, che ieri sera al Teatro Poliziano hanno coinvolto il pubblico in una emozionante carrellata di successi, dal nuovo CD 'I maestri della libertà', a classici ormai noti e applauditissimi come 'La processione'.  Un nuovo 'disco' dunque da aggiungere alla collezione 'Sani', che da anni lavora ad un corpus  poetico-musicale di vasta portata, una sorta di impresa omerica narrativa, un discorso non solo musicale, che attraversa  i miti nazional-popolari della nostra terra, le tradizioni culturali più radicate, passando per la crisi delle ideologie e il 'pensiero debole', con una attenzione particolare all'amore, inteso come risorsa dell'umanità, forza motrice oscura ed esaltante della nostra vita. Al teatro poliziano sono risuonate le note di questa poesia messa in musica, che hanno toccato il cuore e la passione di un pubblico amante dell'autenticità e della bellezza e che nella musica dell' Orchestrina Caffè Mambo ama perdersi almeno per una notte. Alle 10 e 16 minuti è arrivato pure il Carbonetti, il mitico poeta girovago che vestito da garibaldino amava lo sciame di ragazzi che lo attendevano all'ingresso dei paesi con la trombetta e il suo fedele cagnolino,  giocoliere amante della libertà , sul ritmo di un magico tamburo di latta, Poi la gita a Livorno del carcerati alla ricerca del 'mare', gli 'americani che ritornano sempre nella nostra vita, il Pipistrello che riempie le nostre notti di voli silenziosi, l'eleganza di un cameriere a Bagno Vignoni che danza il Rumba Flambè. Poi  'quelli che' vogliono scendere sempre dal treno in corsa prima dell'arrivo alla stazione.  ' Avant l' arrèt du trein', una metafora illuminante e sconvolgente della nostra vita, trascorsa per metà su un treno che viaggia implacabile verso la 'stazione' e per l'altra metà in compagnia del nostro 'desiderio' di 'scendere' dal treno in corsa, verso  quella  campagna 'libera 'che  ci aspett; poi ancora la Vecchia Europa, il Panapticon di Ventotene e il Tanalibera tutti, la Liberazione di nostri sogni bambini. Dietro i ritmi scanzonati o dolenti, che ci ricordano la  tristezza del circo che arrivava nei paesi, i cantastorie delle fiere, la banda stonata che segue la Processione il Venerdì Santo, l'inno dei 'lavoratori' scomparsi , il Sol dell'Avvenire che non sorge più. E' la forza del 'pensiero debole'.... quando quello 'forte' non ci consola più. In quel delizioso teatro otto-novecentesco si è consumato ieri sera un rito di rigenerazione: non solo ricordi, ma soprattutto  l'inno alla vita, un invito a non rinunciare mai a vivere, pensando che la 'libertà' è soprattutto amore e non solo -come si diceva un tempo- 'una coperta robusta'.. (fp)
Il Carbonetti a Pienza col poeta Stefano Tuscano in Piazza.
UGO il poeta omerico della Valdorcia

20 commenti:

Jeanine ha detto...

grandi...un abbraccio

Anonimo ha detto...

la musica riscatta la merda del mondo

Anonimo ha detto...

giusto, la 'poesia è una forza motrice' meglio della corrente elettrica e dell'atomo

Anonimo ha detto...

Sovversivo, perseguitato, anarchico, clochard, sognatore: è davvero difficile definire Piero Carbonetti, toscanaccio doc e garibaldino, una figura conosciuta da tutti ed entrato nella leggenda.



MA CHI ERA PIERO CARBONETTI?

Presenza costante nei borghi di Cetona e Sarteano, pur essendo di professione ombrellaio, ha sempre vissuto grazie alla solidarietà dei paesani, dormendo sotto le stelle o dentro ai forni dei poderi. Sognatore un po' strambo, sosteneva di essere stato la mascotte di Garibaldi… di sicuro lo era dei Bersaglieri di Siena, che sovente lo ospitavano e lo rivestivano a nuovo!

Accompagnato dal suo cane Rosina e indossando gli immancabili pantaloni alla zuava, Piero Carbonetti, entrava a Cetona rullando il suo mitico tamburo di latta e spesse volte lo si vedeva piangere commosso davanti al Monumento ai Caduti.

La mancanza di una famiglia e la persecuzione da parte delle pubbliche autorità, lo fecero soffrire molto. Di padre ignoto, Carbonetti dava credito alle voci che circolavano in paese e che lo volevano figlio illegittimo di un nobile cetonese. Convinto di ciò, si recava spesso alla villa del suo presunto padre urlandogli il suo diritto ad essere riconosciuto: e dai e dai, il nostro povero eroe venne allontanato a forza dal borgo di Cetona, incarcerato con l'accusa di disturbo alla quiete pubblica ed imbarcato su una nave diretta in America Latina… ma proprio mentre qualcuno gridava vittoria, ecco un rullo di tamburo e poco dopo, all'orizzonte, apparve proprio lui, Piero Carbonetti, seguito dai sui cani e dai ragazzini del paese!

La gente comune lo considerava un perseguitato, uno spirito libero, una persona semplice ed estremamente buona. I benpensanti invece lo ritenevano un pericolo sovversivo, tanto che le mamme, per acquietare i bambini, dicevano loro ‘Dormi o chiamo Carbonetti che ti porta via!'

Anonimo ha detto...

poeta deambulante

Anonimo ha detto...

dalle nostre parti chiedeva il permesso di dormire in inverno nei forni dei poderi ancora caldi dopo la panificazione

Anonimo ha detto...

una serata a teatro per farci sognare

Brunino ha detto...

Bene fabio, pubblica ste cose..che ormai i giornali sienesi pubblicano solo le veline del Partito.....ah ah ah e ci fanno solo cacare !!!

Anonimo ha detto...

è ci credone!!! mica è il blogge dela Leopolda!!!

Anonimo ha detto...

bravi davvero

Jak il pulcino ha detto...

La vostra musica è molto importante, un eclettismo, un piacevole frullato della migliore musica italiana degli ultimi 30 anni, soprattutto ben digerita e ben proposta, prprio bravini!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Al Carbonetti bisogna fare un piccolo monumento in Valdorcia, ad un bivio qualunque mettere sopra un tabernacolo un tanburo di latta fatto col secchio delle sarde con scritto 'Libertà' viva Garibaldi..abasso Renzi e tutti gli aspiranti dittatori

Anonimo ha detto...

ma fatela finita stronzoli

Anonimo ha detto...

vi vienisse l'orchite ma renzo che và fatto?

Anonimo ha detto...

BASTA UN SI

Anonimo ha detto...

Renzi chi? quello della Confindustria ?

Anonimo ha detto...

Mai andare a cercare i fenomeni fuori, quando li abbiamo in casa proprio bravi..mi viene in menti quelli del Partito Valdorciche hanno chiamato la Taranta 12 volte dalla puglia..quando questi qui la fanno meglio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Compagni!!! un bel Congresso...... fatalo e poi un bel suicidio di massa!!! così emo risolto il problema anche del mps!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

più musica e poesia e meno merda grazie (la politica)........

Rostro ha detto...

Il problema è che in Valdorcia vanno a coinvolgere nella politica culturale solo i raccomandati del partito e li mandano a sanquirico anche se un capischeno un cazzo, faliti e come sò sò, invece di valorizzare tutto quello che già c'è di nostro. Pel Festival tutto passa dalla federazione e ci mandanp sempre i soliti artistri scoppiati da mantenè. Se un gruppo come Orchestrina deve andà a Montepulciano per sonà, e qui no, si vede che unciavete capito niente.