“Un’astensione così alta? Fotografa esattamente lo stato di pessima salute del Partito Democratico”. È uno che di dinamiche interne ai partiti e di congressi se ne intende, Emanuele Macaluso. Nella segreteria politica del Pci è entrato all’inizio degli anni Sessanta, quando ancora c’era Palmiro Togliatti. Ed è rimasto tra i vertici di Botteghe Oscure per quasi 3 decenni, fino alla svolta della Bolognina e agli inizi della Seconda Repubblica. Inevitabile, per lui, confrontare ciò che avviene nel Pd – “un partito nato già al capolinea, nel quale non sono mai voluto entrare” – con quello che succedeva nel Partito Comunista. “Quando il 41 per cento degli iscritti non va a votare in occasione del Congresso, è evidente che c’è un problema”. E per Macaluso, 93 anni e una lunga amicizia con Giorgio Napolitano, il problema ha un nome e un cognome. “Matteo Renzi ha imposto a un partito già in difficoltà i suoi metodi fallimentari: per 3 anni ha deciso tutto lui, senza mai far riferimento alla base. E questi sono i risultati”