In un lustro esatto, il Pd ha dunque completato la sua mutazione geneticaCentro puro con tendenza a destra. E’ questo infatti il dato che spicca con maggiore lucentezza dai risultati delle scontate e deludenti primarie del 30 aprile. Un esito che si può incasellare in quattro punti: i numeri e il rischio Hamon; il futuro del Pd; il pericolo tsunami per la palude del governo Gentiloni; la marginalità della sinistra.
1) Si scrive Macron ma si legge Hamon. La concomitanza con il fatale ballottaggio delle presidenziali francesi pone certamente in evidenza alcuni elementi comuni con la crisi italiana. A partire dalla smaccata e contingente speranza renziana di fare il Macron italiano, dopo la rilegittimazione a segretario del Pd. Un’illusione più che un obiettivo reale a guardare i numeri. Anche perché, questa è la premessa, Renzi poteva imitare Macron cinque anni fa, non adesso. Era il settembre del 2012 e lui iniziò la campagna per le primarie, che poi perse con Bersani, a Verona: niente simbolo di partito, solo slogan in due colori, blu e rosso, e soprattutto quell’appello mai realizzatosi: “Voglio stanare gli elettori delusi da Berlusconi”