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Nella testa di Vladimir Putin (foto Ansa), prima del via all’invasione, c’era la certezza che tutto si sarebbe risolto con una guerra lampo e che nel giro di due o tre giorni l’Ucraina sarebbe stata conquistata. Un grave errore di valutazione. L’esercito di Kiev, al momento, ha respinto i carri russi, la resistenza cresce, Zelensky è rimasto al suo posto, la protesta e l’isolamento internazionale è praticamente totale. Persino la Cina sta prendendo le distanze dal Cremlino, nella Duma c’è chi comincia a dissentire con  le scelte dello Zar, negli stessi Paesi ex satelliti di Mosca la gente scende in piazza per protestare contro l’attacco.

Tutti elementi che dovrebbero spingere Putin a fermarsi un attimo per riflettere su cosa sta facendo. Invece lui, tra le righe di discorsi che rivelano l’esistenza di una sottile dose di follia abbastanza evidente da due anni a questa parte, trova il modo e le parole di spingersi ancora più oltre minacciando seppure velatamente addirittura la Finlandia e la Norvegia. Appare chiaro, a questo punto, che ci troviamo di fronte ad un uomo chiaramente disturbato e incapace di frenare il proprio ego, che corre in libertà senza più alcun freno. Probabilmente neppure lui si attendeva una reazione planetaria di questa portata, ma egualmente non farà un passo indietro perché, per lui, questo significherebbe perdere ogni peso specifico sul piano interno e a livello internazionale