lunedì 1 settembre 2025

PD-PIENZA, LA ZAPPA SUI PIEDI... : quando si finisce sempre per inciampare nella propria incapacità . La classica zappa sui piedi!

Nuovo simbolo del PD di Pienza ?

 
Se stavano zitti facevano una figura migliore. Lamentano  ritardi nella approvazione del  Piano strutturale intercomunale : laddove amministrano 9 sindaci PD 'ritardatari' e uno civico in regola con i tempi. . Poveracci, di passatempo in passatempo  alla fine hanno trovato un 'ritardo'. Peccato che la responsabilità sia quella del loro partito, che in tutto il territorio interessato comanda da sempre, evidentemente con i suoi soliti problemini... Lo stesso regolamento vige in Amiata- Valdorcia dove le cose vanno piuttosto maluccio da ogni punto di vista. Nel documento citato alla fine sono costretti a riconoscere la 'colpa' dei loro compagni della Valdichiana.  Dunque una zappatina sui priopri piedi ogni tanto dimostra una cosa sola: che non solo almeno a Pienza non sono in grado di governare, ma non sanno fare neppure l'opposizione !  Ecco l'ennesima grande occasione per stare zitti!

TRUMP.FOLLIA . Carbonizzare il mondo per sempre,,,

 

Washington, manifestazione di protesta davanti alla sede dell’Epa Ap

Stati uniti Dalle pale eoliche ai gas serra, la crociata di Washington per la ri-carbonizzazione

Washington, manifestazione di protesta davanti alla sede dell’Epa ApWashington, manifestazione di protesta davanti alla sede dell’Epa – AP
Luca CeladaLOS ANGELES

La chiusura d’ufficio della centrale eolica offshore quasi pronta a largo di Rhode Island è stata la punta dell’iceberg. Con 45 turbine installate, la joint venture fra l’americana Neronha e la danese Orsted prometteva di essere cruciale per il piano di conversione sostenibile dei due stati.

Venerdì è toccato ad altri 679 milioni in sussidi eolici a progetti in stati costieri.

Mentre il resto del mondo corre per minimizzare la dipendenza dagli idrocarburi, Washington sta intraprendendo una crociata per la ri-carbonizzazione planetaria. E per l’amministrazione Trump, l’energia prodotta dal vento rimane nemica numero uno.

IL PRESIDENTE non perde occasione per attaccare una tecnologia che definisce «orribile», «stupida» e nociva per flora e fauna. Nei comizi elettorali ripeteva spesso la tesi per cui le pale eoliche favorirebbero il cancro. A luglio, durante il summit con l’Unione europea nel suo circolo di golf in Scozia si è lanciato in una squinternata filippica anti-pale mentre Ursula van der Leyen gli sedeva accanto con espressione marmorea. Secondo Trump l’eolico sarebbe una «truffa» che ha l’effetto di «far impazzire» gli uccelli.

La crociata globale anti rinnovabili non è nuova. Il secondo mandato Trump è iniziato, come il primo, con l’uscita plateale dagli accordi di Parigi. La sua amministrazione ha sollevato le norme anti inquinamento ed eliminato gli incentivi per le auto elettriche. Né si tratta di una questione puramente interna; per la Casa bianca la conversione energetica deve fermarsi in tutto il mondo, dato che sfavorendo gli export americani costituirebbe una minaccia alla «sicurezza nazionale».

CON IL SOLITO ricatto dei dazi ci si vuole assicurare che anche le altre nazioni incrementino l’utilizzo di idrocarburi. Gli Usa, maggiori produttori di petrolio e gas naturale, hanno imposto, ad esempio, all’Europa di triplicare le importazioni di idrocarburi americani (costa un pò di più, ma d’altra parte c’è stato quello sfortunato incidente all’oleodotto del Baltico…).

La stessa strategia è stata applicata agli “alleati” asiatici. La Corea del sud è stata convinta a firmare l’impegno per importare 100 miliardi in gas naturale americano e i 550 miliardi investiti dal Giappone serviranno in parte a sviluppare infrastruttura petrolifera made in Usa, oltre che all’acquisto di 44 miliardi di gas estratto in Alaska.

IN OGNI CASO sono gli affari a prevalere sulla politica energetica oculata (quella che l’amministrazione definisce lo squilibrio del «culto climatico»). La scorsa settimana il Wall Street Journal ha rivelato che la Exxon avrebbe intavolato trattative col governo di Putin per riaprire collaborazioni siberiane, forse se ne è parlato anche al summit di Anchorage.

Per gli Stati uniti non si tratta solo di una resistenza passiva ma di sabotaggio climatico da imporre anche alle altre nazioni con le buone o con le cattive. A marzo, l’amministrazione ha denunciato gli obbiettivi Onu adottati nel 2015 su fame, povertà e sostenibilità affermando l’intenzione del governo di «concentrarsi sugli interessi degli americani», compresa la lotta alle «ideologie climatiche».

Due settimane fa il voto contrario di americani e stati petroliferi come l’Arabia Saudita, hanno assicurato che fallisse la mozione per limitare la produzione mondiale di plastiche alla conferenza indetta a Ginevra sull’emergenza microplastiche. Ad aprile gli Usa hanno disertato un altro convegno delle Nazioni unite, quello dell’Organizzazione marittima internazionale i cui 176 paesi membri avrebbero dovuto siglare un trattato sulla decarbonizzazione dei trasporti per nave. Washington non solo ha boicottato l’accordo che avrebbe imposto multe per ogni tonnellata di gas serra emessi da navi cargo oltre soglie consentite, ma ha minacciato rappresaglie economiche contro le nazioni che vi avrebbero aderito.

Il mese scorso il ministro americano per l’energia (nonché titolare dell’azienda di fracking Pinnacle Technologies), Chris Wright ha paventato l’uscita degli Usa dalla Agenzia internazionale dell’energia, dopo che l’organo dell’Ocse ha pubblicato previsioni sulla diminuzione del consumo globale di idrocarburi. Ad aprile Wright aveva ribadito la linea Trump secondo cui i paesi europei devono scegliere «fra la libertà sovrana dei carburanti fossili e le politiche dell’”allarmismo climatico” che insidiano la prosperità».

AL NEW YORK TIMES, Jennifer Morgan, già coordinatrice della protezione ambientale per Greenpeace, ha dichiarato che gli americani «stanno chiaramente ricorrendo ad ogni strumento per incrementare l’uso di idrocarburi nel mondo». Una politica negazionista e potenzialmente suicida non solo rispetto alle rivalità emergenti con rivali geopolitici, ma ai limiti critici della sostenibilità, indicati dal consenso scientifico mondi

Lotta dura contro i fascisti israeliani di Netanyahu dei portuali genovesi

 

Genova, l'intervento del camallo: "Se toccano la Global Sumud Flotilla, blocchiamo tutta l'Europa"

Un discorso forte in cui si percepiscono la tenacia e la determinazione degli attivisti che compongono la Global Sumud Flotilla e dei portuali genovesi in prima fila per sostenere l'azione. "Voglio che sia chiaro a tutti - ha detto il camallo Riccardo Rudino dal palco allestito nel porto di Genova in occasione della partenza della flotta - intorno a metà settembre queste barche arriveranno vicino alla costa di Gaza. Se noi per soltanto venti minuti perdiamo il contatto con le nostre barche, con le nostre compagne e i nostri compagni, noi blocchiamo tutta l'Europa, e me lo sono scritto qua così non me lo dimentico. Insieme al nostro sindacato Usb, insieme a tutti i lavoratori portuali che ci stanno, insieme a tutta la città di Genova da questa regione escono 13-14 mila container all'anno per Israele, non esce più un chiodo".

Video Tik Tok

 

Muore in bici al Vivo d'Orcia

 

Vivo d'Orcia

Salvini e Putin nella steppa (per sempre si spera..,,)

 

Il richiamo della steppa: così la Lega di Salvini si riavvicina a Putin

Con l’elezione del magnate che strizza l’occhio a Putin, la Lega si sente rilegittimata a guardare a Mosca- Savoini, l’uomo del Metropol, è tornato con un suo talk. E in Russia arriva l’ambasciatore vicino al partito