lunedì 22 luglio 2013

CORRIERE DI SIENA: Il Teatro Povero scioglie il 'gomicciulo' della paura

MONTICCHIELLO.La 'prima' del Teatro Povero è stata confortata quasi a mezzanotte da un lunghissimo applauso liberatorio.  Per quasi tutto lo spettacolo il 'chiù', ovvero un invisibile  assiuolo valdorciano,  ha recitato da un tetto la sua poesia al ritmo del suo canto notturno. Intanto  l'autodramma di Monticchiello andava sdipanando sulla scena il 'gomicciuolo' della sua angoscia. Il 'chiù', il piccolo uccello notturno non era nel programma, ma l'assiuolo ha scandito imperturbabile, nel buio,  la sua misteriosa prosodia. In uno spettacolo senza musica questo suono dolce e antico ha accompagnato il lamento e l'interrogativo collettivo di una comunità senza più certezze, turbato da insonnia e incubi nel  vuoto della memoria e dell'immaginazione. La nonna se ne sta in una poltrona ed è la profetessa muta della scena, una scena 'maestosa', ma apocalittica. C'è chi si rassegna, chi impreca chi racconta il suo incubo: un postino gigantesco che ogni notte ti suona alla porta e ti insegue per consegnarti la bolletta della tua disperazione. La famiglia contadina è andata in frantumi da tempo e alcuni personaggi si aggirano sul palcoscenico silenziosi, stralunati e nostalgici. Solo alcuni ragazzi, sembrano uscire dall'incubo del futuro che non c'è, entrando nel passato : allestiscono uno spettacolo di marionette per far rispecchiare la comunità in una favola antica. Allora un 'teatrino nel teatro' svela la possibilità di fuga e la rinascita dolorosa, lontana, ma possibile. E' l' allegretto che freme e che consola, prima della notte degli incubi. La nonna seguita nella poltrona a inseguire in silenzio i suoi incubi a partire dalla notte in cui smise di parlare fino al momento del risveglio, quando questi vengono ricacciati nel sottopalco della scena, ovvero  l'inconscio da dove erano usciti. Gli incubi se ne vanno, spariscono là sotto, mentre la nonna scioglie il 'gomicciuolo' e dal suo silenzio esce con la sua bella lingua familiare e antica a ridare voce e senso alla sua presenza silenziosa. La 'maestà' della lingua e della storia prende il posto della paura. Forse per guardare con ottimismo al futuro non bisogna perdere mai la memoria.  Questo il messaggio della comunità in un momento in cui sappiamo solo... 'che cosa non siamo e che cosa non vogliamo', la 'storta sillaba' che nei momenti più cupi  ci aiuta sempre a ripartire. 
  (fp)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E' la crisi che morde !!

Anonimo ha detto...

BUONO COMENTO

Anonimo ha detto...

BUONO COMENTO

Anonimo ha detto...

Grazie, è una recensione attenta e ben scritta.