L’omologazione culturale ha colpito a morte anche i nostri piatti più importanti. Un esempio, i ‘pici’. Ma perché nei menù dei
nostri rinomati locali si compie,senza saperlo, l’ennesimo tragico errore di omologazione che ci fa perdere la nostra identità ?
Da noi, a Pienza, i ‘pici’ sono tali solo da qualche decennio, diciamo dall’arrivo dei turisti. Prima invece le nostre mamme e le
nostre nonne li chiamavano in un modo solo: ‘ i lunghetti’, vero nome pientino. Allora se non vogliamo fare una gastronomia
standard, monotona, diffusa e di routine, oltre ai sapori originali, dobbiamo anche recuperare il ‘nome’ vero. I’ lunghetti’ erano
il piatto principe della nostra infanzia, erano lunghi e sottilissimi, si avvolgevano al sugo e scendevano giù..come una manna.
I più originali e veri erano i ‘lunghetti alle briciole’, il piatto più povero che ci sia…ma anche il più raffinato, illusorio, virtuale,
profumato…. Con briciole, aglio e’olio nuovo… il lunghetto è una vera rarità. Anche perché un tempo la carne….non c’era
quasi mai…. Quindi, non restava che imitarla con…le briciole. Qui le massaie gareggiavano veramente e il risultato era grande!!!
Il ‘picio al ragu’. toglietelo dai menù…..’ filologicamente è solo una bestemmia gastronomica che con la nostra storia non
ha niente a che vedere, un’ offesa al pudore..gastronomico. Anche se per la gola è sempre una tentazione… Suvvia..tornare
all’antico sarebbe finalmente il segno di buona cultu
2 commenti:
Effettivamente, la mi'nonna faceva i lunghetti la domenica. i pici (o peggio ancora i pinci) qui unn'esistevano!
Anche nonna Gina faceva i lunghetti.. anzi qualche volta lasciava che le dessi una mano..
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