Se il Papa, il cardinale di Milano e l’Avvenire mostrano apertamente grande attenzione al Movimento 5 Stelle, le cose non si mettono bene per Matteo Renzi.
Chiuso nel suo ombelico, il premer non si accorge del lento smottamento che avviene nel mondo cattolico. Non lo ha capito al tempo del referendum sulle trivelle, non lo ha percepito – intossicato dalla sua idea personale di potere – nel corso della campagna elettorale per le amministrative.La chiesa apre alle istanze sociali del M5S (e isola il neoliberismo renziano)
Credendo che il mondo si esaurisca nelle sue scorribande sui social media e che il mormorio irritato proveniente dagli strati inferiori della società possa essere tacitato con qualche slogan come avviene nelle ripetitive riunioni della direzione del Pd, il premier-segretario non coglie (o non vuole cogliere) il movimento molecolare di una parte del mondo cattolico, che per ragioni sociali e valoriha cominciato ad abbandonare il Pd visto come Partito di Renzi.
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“Inclusione” è la parola chiave su cui Matteo Renzi è stato battuto alle recenti elezioni. Un concetto che fa parte della predicazione sociale di papa Francesco, tocca il malessere profondo annidato non solo nei paesi del Terzo Mondo, ma oggi specialmente acuto nelle società avanzate dell’Occidente dove cresce la massa degli “esclusi” perché l’ascensore sociale si è rotto.
Nel momento in cui la neo sindaca di Torino del Movimento 5 stelle Chiara Appendino afferma di ritenere fondamentale nel suo programma il valore dell’ “inclusione” affinché chi vive nella città “si senta parte di essa”, nel momento in cui l’altra neo sindaca pentastellata di Roma Virginia Raggi cita l’enciclica verde di Bergoglio per condannare lo “scempio al paesaggio fatto senza rispettare le regole” e richiamare la necessità di tener conto dello spirito di comunità e delle persone più fragili, appare evidente che la Trinità esibita da Renzi sul suo gonfalone – Marco Carrai, Davide Serra e Denis Verdini – è totalmente lontana dal sentire comune della gente