Il personaggio del Mese: Giampietro Colombini, un uomo d’altri tempi, che ha posto Pienza al centro dei suoi interessi e programmi. Quanto ai suoi impegni politici, Colombini , cresciuto leggendo “Linea d’ombra” di Conrad , conferma la sua preferenza per la lista civica che consente di mantenere “distacco nelle decisioni”
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Il personaggio del Mese: Giampietro Colombini, un uomo d’altri tempi, che ha posto Pienza al centro dei suoi interessi e programmi. Quanto ai suoi impegni politici, Colombini , cresciuto leggendo “Linea d’ombra” di Conrad , conferma la sua preferenza per la lista civica che consente di mantenere “distacco nelle decisioni”
Di Francesca Andruzzi
Per coloro i quali lo conoscono, non sarà una novità. Per chi, invece, non lo conosce, si potrebbe dire che per descriverlo basti solo una frase, quella con la quale si indica una persona di genere maschile che sia gentile, affabile, educata, manierata, colta, vivace (ma, al tempo stesso, misurata), sagace, attenta, disponibile, insomma… “un uomo d’altri tempi”. E invece appartiene al tempo di oggi Giampietro Colombini, che oltre a svolgere la professione di avvocato, è impegnato nell’amministrazione della cosa pubblica (ulteriore locuzione un poco arcaica, ma efficace) nella veste di vice sindaco e assessore alla cultura, al turismo e alle attività produttive nella Città di Pienza, noto Comune della Val d’Orcia, costruito nel 1462 da Enea Silvio Piccolomini) . Papa Pio II, che, già ai quei tempi, decise di trasformare il piccolo borgo di Corsignano nella Città di Pienza, una città a misura d’uomo. A distanza di oltre cinque secoli, l’odierno potere temporale ha riconosciuto formalmente il titolo di “città” a Pienza, grazie al lavoro fattivo ed instancabile del Sindaco Fabrizio Fè e di tutta la sua giunta, della quale fa parte, guarda caso, Giampietro Colombini.
D.: Vice Sindaco di Pienza che è stata, appunto, dichiarata “città” il 18 luglio scorso. Il sindaco Fabrizio Fè insieme con lei si è speso molto per ottenere questo titolo. Nel corso della cerimonia, tutti i rappresentanti delle Istituzioni hanno sottolineato come, in realtà, si tratti di un riconoscimento solo formale, poiché Pienza venne costruita per essere città. Ma cosa è cambiato nell’atteggiamento dei Pientini in seguito al 18 luglio?
R.: Potrei dire che è nata una maggiore consapevolezza. I miei concittadini hanno sempre percepito Pienza come una città, ma nello stesso tempo erano coscienti delle piccole dimensioni della stessa. Chissà perché, quando si pensa a una città prevale un concetto numerico, mentre, come è emerso nel corso della cerimonia, in particolare dalle parole del Prefetto Gradone, ciò che fa una città è la grandezza della sua storia. Nel passato Pienza è stata sede vescovile. E la storia è in ogni angolo, su ogni strada, in ogni palazzo, nell’aria potrei dire. Comunque, qualcuno ha anche chiesto conferma, tanta la gioia che questo titolo ha procurato alla popolazione. Mi spiace solo che all’interno del consiglio comunale l’entusiasmo non sia stato, per così dire, trasversale, come fu in occasione delle celebrazioni in occasione del ventennale di Pienza sito Unesco. Voglio leggerla così…per l’opposizione non è stata una novità… (sorride).
D.: Lei si era presentato alle elezioni con una Lista Civica. Dichiarò che i partiti hanno rinunciato ad occupare gli spazi che le liste civiche vogliono riempire. Può spiegare di quali spazi si tratta?
R.: In ragione della mia età, ho vissuto la mia prima consapevolezza delle contrapposizioni politiche a partire dagli anni ’70. Allora e per il tempo della cosiddetta prima Repubblica, ma maggiormente negli anni ’70 e ’80, appunto, i partiti politici si collocavano tra il Popolo e le Istituzioni. Scriva anche Popolo, cortesemente, con la P maiuscola, perché lo ritengo doveroso. Fungevano, insomma, da trait d’union, da elemento di connessione tra quelle due realtà. Oggi, invece, e già da molti anni, si sono posti al di sopra delle Istituzioni, figuriamoci del Popolo, al quale sembrano voler far credere che, nella migliore delle ipotesi, essi partiti con le Istituzioni si identificano. Ma non è così. E soprattutto non deve essere così. Così si snatura la funzione del partito politico ed ecco il perché della sfiducia popolare che nelle Istituzioni cerca la sicurezza, il punto di riferimento, l’ago della bilancia, la stabilità, in una parola. Quale partito politico oggi comunica tutto questo? Guardi, io non ho mai avuto una tessera, non ho mai fatto militanza. La mia formazione cattolica ha spinto qualcuno a considerarmi democristiano. Che dirle, ognuno può pensare ciò che vuole. Forse ho avuto una simpatia per il Partito Popolare, ma nulla di più. Così quando ho deciso di candidarmi, l’unica possibilità poteva venire da una Lista Civica, per cercare di contrastare la precedente amministrazione partitica, che consideravo inadeguata. Pienza era stata messa in un angolo. Già Fabio Pellegrini, anni prima, aveva tentato, con la Lista “Natura e Salute” ottenendo un seggio. Entrando in Consiglio ha potuto vedere e comprendere ciò che doveva necessariamente essere cambiato. Poi nel 2004, Fabio Pellegrini, Fabrizio Fé e Luciano Monachini mi chiamarono. E iniziò una bella avventura. Siamo sempre stati un gruppo coeso e mai mosso da motivazioni partitiche. Nella lista chi votava a destra, chi al centro, chi a sinistra, ma restava un fatto personale; nelle riunioni si pensava solo a ciò che potevamo fare per Pienza e per i pientini. Ci siamo divisi i compiti, i progetti, nessuna invidia, nessuna gelosia, niente protagonismi. E poi abbiamo fatto i comizi…si ricorda i comizi, quelli in piazza, con il microfono, la folla? Penso sia per questo che abbiamo vinto su forze partitiche che sembravano inamovibili. A dire il vero, molto dovevamo anche alla figura del candidato sindaco Fabrizio Fe’. Anzi, mi sento di dire che nonostante tutto l’impegno e l’unione tra di noi, se non avessimo avuto una figura come quella di Fabrizio Fè per proporre un primo cittadino alla popolazione che fosse conosciuto per la sua onestà, per il suo impegno, per le sue idee, il risultato non sarebbe stato così scontato. E’ come un puzzle, anche se fatto di mille tasselli, basta che ne manchi uno e il disegno è incompleto.
D.: Subito assessore?
R.: No, all’inizio sono stato solo consigliere, perché ho sempre ritenuto che non ci si improvvisa. Certo, avevo la delega per le associazioni, che è stata un’ottima palestra. Creammo il Comitato per le Associazioni, un organo comunale che riceveva fondi anche da privati e li assegnava, ma non indiscriminatamente. Il Comitato faceva un lavoro di valutazione a seconda dei progetti che dalle singole associazioni venivano presentati o a seconda delle esigenze delle stesse. Questa politica ha pagato e ha motivato ancora di più i finanziatori.
D.: Qual è oggi il suo rapporto con i partiti politici? E se dovesse ripresentarsi alle elezioni, sceglierebbe ancora una Lista civica?
R.: Rispondo prima alla seconda domanda. Assolutamente sì! La Lista civica consente di mantenere razionalità e distacco nelle decisioni, poiché non sempre le logiche di partito corrispondono all’interesse della collettività e della stessa amministrazione. Per rispondere alla prima domanda, ritengo che i partiti e i loro rappresentanti debbano essere sì politici, ma soprattutto statisti, come diceva, come voleva De Gasperi, “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione”. Ragionare sul medio e lungo termine è l’obiettivo del Sindaco Fè, nel quale mi sono riconosciuto fin dall’inizio; altrimenti argomentando si rischia l’impoverimento culturale. Lo sa che Pienza, in tempi passati, fin dalla sua costruzione, aveva un alto grado di scolarizzazione? E questo grazie al seminario. Oggi, invece, abbiamo solo la scuola elementare e media, i ragazzi per andare al liceo o iscriversi ad un istituto tecnico devono andare fuori. Non si può e non si deve tornare indietro nella vita, ma sempre andare avanti. Le stesse iniziative culturali che proponiamo non sono pensate solo nell’ottica dell’accrescimento del turismo, ma anche per la crescita e formazione culturale dei pientini. Altrimenti a Pienza potranno restare solo coloro i quali esercitano attività strettamente legate al turismo, che significa non poter offrire una opportunità di lavoro a tutti. Le porto un esempio. Nell’ambito de “Il buon secolo della pittura senese”, l’iniziativa è stata pensata anche per i residenti e per le scuole, che sono stati invogliati con un prezzo ridotto del biglietto d’ingresso. Ma secondo lei, chi saranno gli amministratori di domani? Glielo dico io: i ragazzi di oggi! E poi ogni iniziativa non deve essere fine a se stessa. Anche questo deve essere ben chiaro, perché il politico, l’amministratore mica può limitarsi a dire guarda- quanto- sono- stato- bravo- a- portare- a- Pienza- Tizio- o- Caio. L’amministratore lungimirante non solo organizza l’evento, il progetto, ma deve farlo arrivare alla gente, far arrivare gente. Le porto un altro esempio. Prima di noi, Pienza registrava un milione di presenze e solo duemilaquattrocento visitatori del Museo. Oggi le abbiamo portate a ottomila e ci piacerebbe arrivare a ventimila! E sa come abbiamo fatto? Abbiamo curato, manutenuto, arricchito, migliorato. Come Presidente della Fondazione San Carlo Borromeo, poi, posso dirle che abbiamo trasformato il cortile in un luogo di presentazione di libri, di ascolto di concerti, di utilità per ogni altro evento culturale. Una specie di salotto dei pientini fruibile anche dai turisti, ove questi ultimi vengono indirizzati dai primi, come una volta facevano solo per dare l’indicazione di luoghi dove assaggiare ottimo cibo. Va bene il pane per il corpo, ma occorre anche nutrire lo spirito. E poi le posso dire delle battaglie come assessore per la tutela degli stanziamenti per la cultura. Una volta funzionava così: prima tutto il resto, poi se avanzava qualcosa, ribadisco “se”, si destinava alla cultura. Non penso che la cultura possa essere subordinata per importanza alla manutenzione delle strade bianche, senza nulla togliere a queste ultime. Ricordo gli antichi Romani che costruivano le strade per portare cultura alle colonie dell’impero. Ecco, a che serve una strada bella spianata se non conduce ad un luogo ove si fa cultura? E nello stesso tempo, come si raggiunge un luogo ove si fa cultura se la strada è impervia? Spero di avere reso l’idea.
D.: Le sue deleghe: cultura, turismo, attività produttive. Tutti aspetti di rilievo per una città come Pienza, famosa nel mondo per il patrimonio artistico, ma anche per le produzioni alimentari. Tra le tante iniziative che sono a Lei riferibili, quale le ha dato maggiore soddisfazione?
R.: Intanto voglio precisare, per amore di verità, che tutte le iniziative “a me riferibili”, come dice lei, non sono poi riferibili solo a me. Io, da solo, senza il sindaco Fabrizio Fè e la Giunta tutta, che potrei fare? E poi non posso scegliere, sono tutte importanti, tutte fonte di soddisfazione, alcune ancora in fase di realizzazione. Però quando penso all’Emporio Letterario, posso manifestare la piena soddisfazione, anche dei miei compagni di viaggio. Ma non posso e non voglio dimenticare la Carta a difesa del patrimonio culturale del pianeta. Ben 15 conferenze sui maggiori siti Unesco; in occasione della conferenza su Palmira abbiamo avuto anche la presenza di uno fra i maggiori esperti mondiali, Paolo Matthiae, che aveva lavorato a stretto contatto con Khaled Assad, il compianto responsabile del sito archeologico, che l’Is ha ucciso ed il cui corpo ha letteralmente appeso ad una colonna. Ma penso anche allo studio su Matera, che per anni è stata dimenticata, e che rappresenta un’altra delle meraviglie del mondo.
D.: Lei è un uomo molto impegnato. Avvocato, amministratore pubblico, presidente della Fondazione San Carlo Borromeo. Quale veste la impegna di più, diciamo, col cuore?
R.: Io il cuore lo metto in tutto quello che faccio, mi hanno cresciuto così e non posso certo cambiare alla mia età. Però, esso batte un poco più forte quando mi occupo della presidenza della Fondazione San Carlo Borromeo, sia per i suoi scopi culturali e umanitari, sia perché anche mio nonno fu presidente.
D.: L’Emporio Letterario è opera sua, mi scusi…vostra, una delle molteplici iniziative fortemente voluta per Pienza. Il bilancio, a distanza di anni, è positivo? E quanto, secondo lei, un libro può incidere sulla vita di una persona?
R.: Il bilancio è positivo, soprattutto perché non ci siamo fermati allo standard della prima edizione. Intendo dire che siamo partiti con la presentazione dei libri e anno dopo anno siamo passati a tavole rotonde, anche lectio magistralis. Una tavola rotonda di indubbio interesse è stata quella che ha visto la partecipazione di critici delle maggiori case editrici. Per rispondere alla seconda domanda, sì, penso che un libro possa incidere sulla vita di una persona, anzi, nelle varie fasi della vita. C’è un libro per ogni età. Io da ragazzo mi appassionai a “La linea d’ombra” di Conrad; poi, crescendo, sono diventato un amante dei “gialli”. Comunque amo leggere, ho sempre letto, perché alla lettura sono stato educato.
D.: La app gratuita (per i meno tecnologici, significa “applicazione”) “Il museo in tasca” per i dispositivi mobili e dedicata al Museo di Pienza e al suo territorio, la vede nuovamente protagonista. Ho letto che è possibile anche per altri musei inserirsi nel progetto. Ciò non può non significare che crede nella tecnologia a servizio dell’arte e della cultura, a dispetto di quanti credono che questi strumenti siano solo dedicati alle futilità. C’è speranza di rendere questa “app” nazionale?
R.: Lo spero proprio! Vede, a mio parere la tecnologia deve servire a facilitare l’approccio alle cose, a creare un collegamento. A questo proposito, mi lasci dire del fantastico progetto che proprio dalla “app” si può dire scaturito e che è in fase di realizzazione, grazie a Tommaso Montanari per Rai5: una sorta di documentario-saggio sulle bellezze artistiche di Pienza e dintorni, tutte poste in correlazione. Le riprese inizieranno a settembre.
D.: Come assessore alla cultura ha sostenuto, proprio quest’anno, la mostra “Pienza di luce per Mario Luzi”, presentata dal Centro Studi Mario Luzi La Barca. Futuro e tradizione i principi ispiratori della mostra. A suo parere quanto la modernità deve al passato e quanto questi due aspetti della storia debbono interagire tra loro, per una possibilità di esistenza migliore per l’umanità?
R.: La conoscenza del passato rende indubbiamente migliore il presente, ma occorre evitare la dicotomia. Le porto un esempio. La Resistenza va ricordata alle nuove generazioni non solo per l’importanza che essa ha avuto per il periodo storico in cui è collocata, ma occorre insegnare, a chi non l’ha vissuta, non solo in cosa essa è consistita, ma anche che non si sarebbe resa necessaria se la società italiana non avesse accettato in silenzio i fenomeni che l’hanno, invece, resa inevitabile. Se ci fosse stata una Resistenza per così dire “preliminare”, non vi sarebbe stata la necessità di quella che venne poi ad esistenza. Un po’ come dire che è meglio prevenire che curare. Si può arrivare ad insegnare questo tramite un confronto costruttivo, dove ognuno ascolta le ragioni dell’altro, per non commettere gli stessi errori, come invece, purtroppo, pare stia di nuovo accadendo. Ecco, posso dire che il passato deve anche un po’ fungere da monito. Facciamo pure altri errori, ma non sempre gli stessi!
D.: Parliamo di una iniziativa che nuovamente la vede protagonista, anzi mi scusi, che vi vede protagonisti. La collaborazione con Claudio Margottini, geologo e consulente Unesco, per un progetto finalizzato alla creazione di un gruppo di lavoro in difesa del patrimonio culturale del pianeta. Lei lo ha già citato prima. E la base di questo gruppo è proprio Palazzo Borgia, che verrà in parte destinato ad attività didattiche, convegni e scambi culturali. Un progetto sicuramente ambizioso che pone Pienza quasi come “ombelico del mondo”.
R.: Le ribadisco quello che ho già detto prima. Posso solo aggiungere che quello che ci interessa, tramite questo ambizioso progetto, è rendere Pienza, magari tra vent’anni, un punto di incontro dei giovani di tutto il mondo. I giovani, la bellezza, il confronto con il passato per rendere migliore il futuro. In fondo cos’è l’ombelico se non quella parte del nostro corpo che ci ricorda non solo da dove veniamo, ma anche la conquistata autonomia da chi ha contribuito a darci la vita, pur sempre mantenendo il rispetto nei confronti di chi ci ha generato? Ecco, spero Pienza possa diventare tutto questo, in un futuro quanto mai prossimo.
D.: Come presidente della Fondazione San Carlo Borromeo, costituita nel 2006, manco a dirlo, per finalità culturali, di sostegno all’istruzione, ma anche per iniziative sociali, cosa le piacerebbe realizzare in un prossimo futuro?
R.: Guardi, le parlerò di ciò che è stato realizzato e che è stato fonte di indubbia soddisfazione. Sto parlando della attività editoriale della Fondazione per valorizzare le opere dei pientini. Siamo partiti con Stefano Benocci Tuscano – un poeta forse meno famoso del contemporaneo Marinetti – un oppositore del regime fascista che, però, aveva uno stile dannunziano. Vogliamo pubblicare un romanzo inedito di questo autore e organizzare un evento al quale parteciperanno illustri esponenti della docenza universitaria di Palermo e Milano.
D.: In queste belle terre, penso non solo a Pienza, ma anche a San Quirico, Montepulciano, Radicofani, Cetona, Sarteano, Chianciano, un poco in tutti i Comuni limitrofi insomma, l’estate è il periodo più ricco di feste, eventi, celebrazioni. Poi arriva l’autunno e poi ancora l’inverno. E forse, con esse, un poco di stasi. Cosa penserebbe di fare per incentivare la cultura anche in queste stagioni?
R.: Purtroppo Pienza non ha un teatro. E ne aveva due! Penso ad eventi di spicco, come il concorso lirico Benvenuto Franci che può rappresentare lo spunto per ricavare nel complesso della Fondazione San Carlo Borromeo un teatro, appunto, magari dalla sala convegni. E’ un progetto al quale stiamo lavorando, anche per rendere il complesso una vera e propria “cittadella della cultura”. Naturalmente le lascio immaginare ove risieda la difficoltà…senza fondi si va poco lontano. Ma non disperiamo.
D.: Con tutti questi impegni, riesce a trovare il giusto tempo per la famiglia? E quando i suoi figli saranno grandi, quale domanda vorrebbe sentirsi rivolgere da loro e quale spera invece che non le pongano mai?
R.: I miei figli sono già grandi! Le due ragazze vivono una a Milano e l’altra a Perugia, si accorgono poco delle mie assenze. Poi c’è “il piccolo” Riccardo, che ha 18 anni e quindi tanto piccolo non è. Però mi fa piacere che ogni tanto mi chieda di andare insieme, di fare delle cose insieme. Se un figlio maggiorenne ancora cerca il padre, significa, in fondo in fondo, che tanto male non sono, anche se molto impegnato fuori casa. E poi vorrei che un giorno mi chiedessero “Papà, cosa possiamo fare per Pienza?”. Non vorrei, invece, che mi chiedessero se ho fatto tutto quello che ho fatto per prestigio personale o per soldi. Significherebbe che non hanno capito nulla.
D.: Essere impegnati non basta. Lo ha detto lei. Occorre anche essere produttivi. E ha dimostrato di esserlo. Ciò le ha portato un alto grado di stima e considerazione da parte della cittadinanza. Ma a chi non piace Giampietro Colombini?
R.: A quelli che mi tacciano di presenzialismo! E magari hanno pure ragione, visto che sono anche presidente dell’Opera Cattedrale. Però le assicuro che quando so di non piacere a qualcuno, non mi sottraggo al confronto. Con gli anni ho imparato, e anche grazie alla mia professione di avvocato, a mediare con gli altri e a smussare quei lati del mio carattere poco inclini alla riflessione.
D.: Alle donne che sono state “personaggio del mese” non ho mancato di chiedere del loro rapporto con gli uomini, soprattutto in un periodo come quello odierno in cui questi rapporti sentimentali tra uomini e donne sfociano troppo spesso nella violenza. Secondo lei, per risolvere, ammesso che si possa risolvere questo deprecabile fenomeno, cosa occorrerebbe fare?
R.: Intanto le dico subito che non lo risolviamo inasprendo le pene. Anche in Paesi in cui vige la pena massima, quella odiosa pena di morte, la delinquenza non cessa di esistere ed uccidere una donna solo perché vuole allontanarsi o perché ha un carattere, è delinquenza pura. L’unica via è l’educazione in famiglia prima e nell’ambito scolastico poi. Solo educando si risolve il problema. E non solo gli uomini. Non mi fraintenda. Intendo dire che bisogna educare gli uomini al rispetto per le donne e alle donne insegnare che noi uomini siamo un motore semplice, mentre loro un motore complesso, quindi superiore. Di fronte all’abbandono gli uomini impazziscono (grazie a Dio non tutti) e le donne reagiscono. In un contraddittorio tra un uomo e una donna, l’uomo non regge il confronto. E allora, se non è un uomo equilibrato, strutturato, in una parola educato, reagisce con violenza per porre fine alla discussione. L’essere più debole che però pone fine in maniera violenta al confronto.
D.: Ho letto che lei è tifoso di calcio e la sua squadra l’Inter. Il calcio, sport nazionale, è stato al centro di recenti polemiche per un giovane protagonista che ha preferito volare ad Ibiza, anziché sostenere l’esame di maturità. Gramellini, nel suo “Caffè”, ebbe a dire, in buona sostanza, che percepire la scuola solo come un mezzo per trovare lavoro fuorvia dalla sua propria funzione sociale. E’ d’accordo? E come le piacerebbe coinvolgere gli alunni del territorio in questa riflessione?
R.: Una volta si diceva che la scuola è maestra di vita. Concordo con Gramellini, magari questo ragazzo, che dispone in tenera età di milioni di euro, si accorgerà un giorno che vorrà prendere un diploma e magari non per una propria soddisfazione personale, ma per non essere deriso quando smetterà di fare il calciatore e diventerà solo un ricco ignorante. Come le ho detto prima, a Pienza stiamo facendo tanto per coinvolgere gli abitanti in età scolare a riflettere sul senso della vita. Speriamo di riuscire, ma finché ci saranno apparati che regalano compensi milionari….
D.: Se dovesse invitare per una colazione un personaggio storico, a parte Papa Pio II, chi sceglierebbe?
R.: Senta, ma la posso fare una bella tavolata? Perché in questo caso inviterei, oltre naturalmente a Papa Pio II, Margherita Hack, Anna Magnani, Cosimo de’ Medici, Rousseau, Cavour, De Gasperi, Hemingway, Leonardo da Vinci e Michelangelo. Insomma, tutti personaggi che hanno coniugato esperienza di vita e qualità culturale.
D.: Con il permesso di sua moglie, tanto è solo immaginazione, quale donna della storia passata le piacerebbe corteggiare?
R.: Sicuramente Elena! Con tutto quel trambusto tirato su…probabilmente ne valeva la pena
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martedì 1 agosto 2017
Francesca Andruzzi ha intervistato Giampietro Colombini per 'Centro Italia' periodico culturale ( Mi scuso con Monica Faralli per il mio errore di attribuzione dell'intervista)
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6 commenti:
Caro Bindi, attento perchè oltre al solito ceffone stavolta di becchi anche una denuncia, visto che il Colombini...è uno del mestiere...sai solo offendere e io credo che tu sia un problema soprattutto per la tua famiglia....ci fai solo tanta pena.
a nottola, una punturina e dorme fino a ferragosto (contro il caldo al capino)
L'errore di attribuzione dell'intervista è il mio, mi scuso con Francesca Andruzzi e con Monica Faralli.
vorrà dire che ce lo facciamo spiegare da chi insinua, il paese è piccino ci si trova bene...
Ottima intervista ad un "personaggio" con il buon vizio del "presidenzialismo"e del presenzialismo... Un probabile sindaco, dopo dieci anni con il sindachino" poco popolare con il rischio di bruciarsi definitivamente. La coesione e la piena intesa tra i membri della Lista la vede solo .non è pienamente di "questi tempi" Cultura: tanta e lodevole. Turismo: tanto e che mette sempre più seriamente in crisi l'identità della Città. Attività produttive????? Negozi e ristoranti tanti e "baccanosi". Fuga dalla Città dei giovani laureati...quasi tutti. Il futuro di Pienza sarà di quali giovani? Grazie comunque e suggerisco al blogger di fare una copia dell'intervista e metterla in bacheca.
Ma il suolo pubblico?
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