Prorogata al 31 Luglio 2018
Prorogata al 31 Luglio 2018
Rolando Deval e Nunzio in dialogo tra loro, con materiali come legno, ferro, carta.
Le opere di Nunzio sono “visioni”, occupano spazi celandone altri, li suggeriscono attraverso ferite di colore. Sono architetture che emergono dal pavimento o si aprono sulle pareti, ma come lui stesso dichiara, rispetto all’architettura – sono più libere perché non hanno funzione- solo un rapporto con il circostante che è rapporto con la natura da cui il legno delle sue opere proviene, seppure trasfigurato dalla combustione.
Il dialogo tra Nunzio e Rolando Deval si gioca proprio sul piano dell’occupazione dello spazio in relazione alla natura circostante da cui trae ispirazione.
Deval “disegna” geografie immaginarie con carta strappata a mano o ferro che sovrappone fino a creare rilievi e depressioni, archeologie mnemoniche.
Come Nunzio, Deval usa materiali poveri: ferro, carta che la sua mano rende preziosi attraverso il gesto. Così come l’operare dell’Uomo interagisce con l’esistente, Deval interagisce con lo spazio, trattenendo nelle sue opere il senso di caducità proprio della natura.
Nello spazio “solo” è esposta ABRACADABRA, personale di Andrea Bianconi a cura di Vittoria Coen. Il titolo della mostra fa riferimento in particolare all’antico significato del vocabolo che in aramaico significa: io creerò come parlo.
La mostra si articola tra linguaggi diversi e diversi media, ripetizione ossessiva e direzionalità del segno, senso e identità. La performance, così come le installazioni sonore e i wall drawings, fanno parte del complesso universo creativo di Bianconi, che mette in scena una vera e propria sinfonia di suoni, gesti, segni, oggetti ed elementi . In ABRACADABRA l’artista rappresenta, attraverso il gioco delle frecce, la velocità e il desiderio di inseguire la verità nel vortice della Babele di linguaggi. “Tutto nella nostra vita ha una direzione, quando ascoltiamo, parliamo, respiriamo, alziamo una tazza di caffè”, sostiene l’artista. Andrea Bianconi dà voce ad una concezione personale di natura. L’albero che cresce, la foglia che cade, il sorgere del sole e il suo tramontare. Intorno a questi spunti nasce la mostra, fatta di frecce sul muro in un grande wall drawing, di oggetti ed elementi come ad esempio le gabbie, in interventi site specific. Piccoli segnali del movimento, che suggeriscono la direzione e che, poi, creano suggestivi effetti visivi.
Il lavoro di Andrea Bianconi si caratterizza per l’incessante moto perpetuo di forme, segni e segnali di identità, una “geografia della conoscenza”, una enciclopedia di parole che fanno parte del suo mondo interiore.
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