Case di riposo: corso di
aggiornamento tenuto dal prof Covid 19
Non avrei mai pensato che fosse una
pandemia a farmi riparlare delle case di riposo , naturalmente anche di quella
da me tanto sostenuta per Pienza. Una battaglia appoggiata da pochi, talvolta quasi
ridicolizzata, che non ho mai abbandonato del tutto, solo messo in standby. In
campo due concezioni della vecchiaia e del fine vita. Quella sostenuta da me e
da altri che non deve esistere un’età dell’abbandono, nel senso che una persona,
anche se anziana,deve essere messa in ogni caso nelle condizioni di vivere in
modo dignitoso , non solo come assistenza ma anche dal punto di vista relazionale e sociale, e quella che antepone a tutto ciò la convenienza
economica, gli interessi e le fredde
normative . Naturalmente ho sempre pensato che la casa di riposo debba essere
la soluzione per chi non ha soluzioni, poiché nei piccoli paesi, è logico, gli
anziani ancora autosufficienti se la sbarcano senza problemi e sono in grado di
provvedere a se stessi e mantenere le
loro relazioni sociali senza ricorrere a strutture di ricovero. La prospettiva
è stata sempre pensata quasi
esclusivamente per coloro che non sono più autonomi e non hanno una famiglia in
grado di assisterli. Gli Enti sanitari governativi, sostenuti dalle leggi e dalla
politica, non hanno mai negato la necessità di avere nel territorio strutture
per anziani, ma hanno giudicato utili solo quelle di grandi dimensioni, da
posizionare in aree molto popolate e quindi in grado di reggersi economicamente,
come quelle di Sarteano, Cetona, Sinalunga ecc.. In base a questo tipo di
disposizioni non è mai stato possibile
ipotizzare qualcosa per Pienza, perché la zona è poco popolata e la convenienza
non c’era. Nemmeno una donazione privata di una villetta in prossimità del centro storico con terreno
annesso, ha messo il Comune nelle condizioni
di raggiungere tale risultato sempre per valutazioni di natura
economica.
Io ho sempre pensato che quando si
tratta di assistenza e di sanità, in particolar modo se si tratta di anziani non
autonomi, la convenienza economica
dovrebbe essere messa da parte, bisognerebbe solo guardare l’utilità pubblica,
come si fa con i campi sportivi, i campi
da tennis, le piscine, le palestre ecc.; inoltre quando si tratta di persone,
bisogna considerare anche l’aspetto umano. Ritengo doveroso per ogni comunità dare la possibilità ai propri cittadini di
trascorrere gli ultimi anni di vita nel luogo dove sono sempre vissuti, e impietoso
sradicarli dalla loro realtà e
confinarli in luoghi anonimi lontano da ogni legame. Insomma una casa di riposo
dovrebbe essere come una scuola di fine ciclo, dovrebbe esistere in ogni paese,
come ci sono gli asili nido, le scuole primarie e secondarie. I migliaia di
morti usciti dalle case di riposo in questi giorni dovrebbero indurre tutti a
riconsiderare il modo di trattare gli anziani; le case di riposo non possono
essere luoghi di abbandono in attesa della morte, nemmeno aziende da far
rendere. Non voglio ricordare il Pio Albergo Tribulzio per lo scandalo Covid 19
e le centinaia di morti di questi giorni, lo rammento solo per evidenziare che ha
più di 1000 posti letto e circa 1600 dipendenti, è cioè una specie di fabbrica,
di stabilimento che mette paura; visto che la tragedia infettiva che ci ha
colpito ci ha costretti a rivedere il
nostro modo di vivere, a ricollocare il valore dell’esistenza e anteporlo a
quello dell’economia, che forse ci imporrà uno stile di vita sociale diverso,
che dovremmo evitare, almeno per un certo periodo, gli ammassamenti di persone, dai posti di
lavoro, alle scuole, alle vie di comunicazione, ai luoghi di sport, di
divertimento e di cultura, approfittiamone
anche per migliorare la vita
dell’anziano, pensando a strutture più piccole e familiari situate nei luoghi della memoria e degli affetti.
2 commenti:
Sono d'accordo con te,in pieno!
Ci sarebbe anche l'alternativa della cura a domicilio, ma chi la paga? Il Comune? la Regione? Lo Stato? Pensi il Comune di Pienza a questa alternativa.
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