(...) Dall’ imperativo “non contare gli anni”, vivi come se tu fossi diversamente giovane, siamo precipitati nel pozzo della segregazione. Del resto, non è la prima volta che la vulnerabilità giustifica la sorveglianza e la restrizione di spazi di vita. Da sempre, alla reclusione e alla vigilanza sono stati sottoposti i soggetti fragili; considerati un rischio per l’ordine sociale, presi come segmenti di popolazione a vario titolo “disabili”, sui quali sperimentare i dispositivi del biopotere, combinando presa in carico e disciplinamento. Sempre in ragione dell’interesse e benessere collettivo. Per la prima volta l’esperimento coinvolge una generazione, senza distinzioni di classe, di sesso, di appartenenza a un territorio. Almeno in apparenza. Dietro lo stesso divieto, la realtà delle disuguaglianze continua a determinare le vite.
Ma il nascondimento più profondo è un altro. Quello di fare del potenziale contagiato l’untore, il pericolo per la salute pubblica. Trasgressori e trasgressive saranno additati/e alla riprovazione collettiva: minacciati/e, denunciati/e, multati/e da solerti funzionari di Stato. Succede già.
E’ possibile, ed auspicabile, che un programma di protezione, basato sulla reclusione, sollevi dubbi e riserve in termini di opportunità ed efficacia. Ma è grave che la proposta non abbia subito suscitato un coro di rifiuti. Eppure, si tratta di una violazione di libertà costituzionalmente garantite, non giustificata dalla necessità di tutelare la salute pubblica.
E’ possibile, ed auspicabile, che un programma di protezione, basato sulla reclusione, sollevi dubbi e riserve in termini di opportunità ed efficacia. Ma è grave che la proposta non abbia subito suscitato un coro di rifiuti. Eppure, si tratta di una violazione di libertà costituzionalmente garantite, non giustificata dalla necessità di tutelare la salute pubblica.
L’intento dichiarato è infatti quello di tutelare la salute personale, anche contro la volontà dell’anziano/a. In breve, di “violare la libertà di cittadini adulti, capaci di scegliere per sé cosa fare e cosa rischiare”, come denuncia Vladimiro Zagrebelsky (Stampa, 14 aprile). Eppure un’alternativa ci sarebbe: informare correttamente sui rischi, offrire a chi ne ha bisogno sostegni adeguati.
Da tempo proprio nella pratica medica si è adottato un orientamento opposto, ed il consenso informato è diventato una condizione preliminare ad ogni trattamento medico. I cittadini/e possono rifiutare le cure, anche quelle salva-vita, e possono indicare in anticipo la loro volontà in merito. E la Corte Costituzionale ha aperto all’ipotesi di poter richiedere il suicidio assistito medicalmente assistito, anche se non è ancora normato. Di colpo è come se spazzassimo via tutto, tornando alla logica vecchia della presa in carico da parte del potere, investito della decisione su vita e morte, salute e sicurezza.
Si pretende che lo accettiamo in nome dell’emergenza? No, fermatevi. Questa soglia non va varcata. Non è un appello, E’ una dichiarazione di resistenza. Ci opporremo in tutti i modi che troveremo per farla rispettare.
Da 'il Manifesto' : di Maria Luisa Boccia e Grazia Zuffa .
7 commenti:
Queste stanno fuori di melone. Non inquadrano la questione, qui non siamo nell'ambito di decidere della propria vita (eutanasia ecc.), ma di fronte a misure eccezionali per una situazione eccezionale. Si sa che gli anziani sono soggetti deboli, che possono infettarsi facilmente e infettare anche gli altri. Dunque, si tratta di una misura prudenziale per gli anziani e per la comunità. Semmai, quando siano relegati nelle proprie case, vengano assistiti al meglio dalle strutture pubbliche.
Si indubbiamente un bell' esercizio di filosofia e per quanto mi riguarda in parte condivisibile, il problema è che le persone non sono tutte in grado di farsi carico delle conseguenze che tali decisioni comportano e parlo delle gran parte delle persone, bisogna riflettere molto ma molto a lungo per poter arrivare ad una decisione come quella paventata dalle autrici dell'articolo in questione.
Io credo che ancora no siamo pronti!
Io non ho bisogno del Grande Fratello, sulla mia vita decido solo io. Grazie. La App non mi serve, grazie del pensiero.
Al 'grande fratello' non gli frega un cazzo della mia morte, ma vuole decidere sulla mia vita......ahah non vi pare cosa strana?
Un tempo i 'comunisti' erano quelli che non le bevevano, oggi sono quelli che la darebbero a bere a tutti...
Nn anziano se se ne sta da solo in casa con la moglie, nell'orto, in campagna, al mare in casa sua, è super sicuro. Rischia quando è a contatto con Voi e quando lo prende in mano la Sanità.Allora per lui è finita. Dunque lasciatelo vivere in pace a casa sua.
Invece si un' App, dategli una pensione decente.
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