- L’ULTIMO INCUBO DI QUESTO TEMPO: LA PRIMA VOLTA
- di Paolo Di Stefano
- C’era una volta Roberto Bazlen, detto Bobi, uno dei fondatori della casa editrice Adelphi, grande scopritore
- di libri e di autori, amico di Montale e di Svevo. Fu lui a coniare una parola che doveva servire a definire il
- valore di un libro: la «primavoltità». Era un modo per dire che il buon libro deve offrire elementi di novità e
- di singolarità. Un concetto che si potrebbe estendere ai rapporti umani e persino alla vita, ma che presenta
- anche dei rischi notevoli. Prendiamo l’attualità più recente, tanto compressa di «primevoltità». Non si era
- mai visto un Capo di Stato dare consigli agli investitori su come e quando muoversi sul mercato. Non si era
- (quasi) mai visto l’uomo più ricco del mondo diventare una specie di ministro di un Paese democratico. Non
- si era mai visto un quasi ministro (sempre lo stesso) esibire una motosega per spiegare il suo programma di
- governo. Non si erano mai viste un sacco di cose molto serie: non si era mai visto uno scontro così aperto
- tra Usa ed Europa, non si era mai vista una crudeltà come quella di Putin e di Netanyahu, totalmente sorda
- agli appelli internazionali. Non si era mai vista una comunità europea tanto inerme e inetta. Non si era mai
- sentito un premier attaccare la «propaganda gay» per proteggere i bambini. Venendo a noi: non si era mai
- visto né sentito un magistrato parlare di inesperienza, escludendo la crudeltà, a proposito di un assassino
- che infligge 75 coltellate alla sua vittima. Non si era mai visto uno stupratore seriale considerato
- «socialmente non pericoloso» e dunque lasciato libero di ripetere le sue violenze. Non si erano mai viste
- tante novità spaventose tutte insieme. Accompagnate, per fortuna, da alcune prime volte più divertenti: il
- solito presidente americano che parla al mondo del getto d’acqua della doccia e un Papa con il poncho. A
- conti fatti, se la «primavoltità» di Bazlen era un auspicio eccitante e ricco di promesse, oggi le novità sono
- un incubo. Parafrasando una famosa frase del Gattopardo, il rischio è che tutto cambi perché tutto non
- rimanga com’è ma se possibile peggiori.
mercoledì 16 aprile 2025
Dal Corriere della sera.
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