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PIENZA. Pienza riscopre il suo poeta dannunziano-umanista, prima corteggiato dal fascismo e poi rinchiuso da Mussolini in un campo di concentramento per dissidenti politici, quindi rifugiato a Lugano e rientrato in Italia solo nel 1945. Stefano Tuscano, all'anagrafe Srefano Benocci, figlio di un falegname- artista socialista che lavorò nell'Ottocento agli arredi dei palazzi pientini, studiò a Siena al liceo Tolomei e frequentò a Milano i corsi della Facoltà di Lettere. Scrisse un poemetto d'amore che celebrò un suo incontro con una ragazza pientina e incise sulla pianta di un parco padronale la data dell'amore memorabile, cosa che che si vede ancora oggi. Come il suo idolo Gabriele D'Annunzio, non si laureò mai, ma insegnò per 25 anni nei licei milanesi, fu umanista, traduttore di Luciano e di Marziale e soprattutto poeta, pubblicò romanzi e raccolte poetiche, guadagnando una corona poetica in Campidoglio. Incrociò la penna in una memorabile contesa, da classicista convinto, con Filippo Tommaso Marinetti al Circolo Filologico di Milano durante un convegno sul Futurismo nel 1938. Tenne testa al padre del Futurismo e ottenne un successo ricordato dalle cronache, difendendo il classicismo in letteratura. Autore di sei poemi fu tradotto anche in francese. Nel 1957 collaborò con la Fondazione Garzanti e morì a Milano nel 1966. A Pienza aveva molti parenti ed amici, scrisse poemetti e poesie, tenne una memorabile 'Lectura Dantis' al Seminario Pientino negli anni Cinquanta che alcuni ricordano ancora. Presto dimenticato, oggi viene riscoperto.
La Fondazione San Carlo Borromeo di Pienza presieduta da Giampietro Colombini ha avviato il riordino del suo archivio di cui è in possesso l'istituzione cittadina e altri documenti stanno affluendo al centro pientino dalla famiglia di Tuscano, con la collaborazione del collezionista Giancarlo Bastreghi. Fra le due guerre fu incoronato poeta anche in Campidoglio, fu polemista acuto e saggista, trattò questioni scientifiche e teologiche su molti giornali italiani e senesi e con la sua passione filologica scoprì una raccolta inedita di liriche di Francesco Redi. Con lo pseudonimo Williarn Parson scrisse di astronomia, scienze naturali e sessuologia nella ultima parte della sua vita. Presso il Club Agorà di Milano intervenne nel 1957 sul tema ' L'Umanesimo scientifico nei rispetti della biologia'. Ora Pienza, patria dell'Umanesimo, scoprirà le imprese del suo ultimo figlio 'umanista'.

1 commento:
non è proprio male..
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