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(nessun oggetto)
Ogni anno a Monticchiello la popolazione ci offre il frutto di un anno di lavoro insieme, un'opera teatrale che segue il filo nato nel lontano 1969 grazie all'iniziativa di un'intellettuale, Mario Guidotti che non fece altro, e non poco, che dar valore, alle voci e alla memoria degli abitanti di questo piccolo borgo della Valdorcia.
Negli stessi anni altri fondamentali eventi coincidono: nel 1967 Germano Celant raccoglie a Genova in una mostra gli artisti dell'Arte Povera ,inventori anche della performance e nel 1968 il polacco Jerzy Grotowski scrive"Per un teatro povero" rivoluzionando l'idea del teatro contemporaneo. Accomuna questi differenti ma confluenti ambiti della cultura l'uso di materiali "poveri" quali legno,ferro, terra, la riduzione al necessario di ogni elemento,spazi senza effetti superflui di luci. A Monticchiello va in scena una memoria che ogni anno matura un frutto ,come un albero, ed ogni anno è differente perché piccole o grandi varianti cambiano le temperature,il clima e il frutto è più grande o asprigno o zuccheroso, a seconda. Ogni albero deve continuare ad alimentarsi di luce e vita e così l'opera di quest'anno del teatro Povero è differente nel ritmo, nelle parole,nel senso ma custodisce lo stesso sapore,la stessa tenera nostalgia,gli stessi volti anche se il tempo li ha incisi di una ruga in più come la corteccia di un albero che ha ogni anno che passa un solco più profondo. Nel Teatro Povero si parla di un mondo legato alla natura, agli uomini e alla terra, di una fisicità che non si ha nessuna voglia di abbandonare ma si ascolta contemporaneamente la voce che scorre nelle vene dell'oggi fatto spesso di impalpabili profumi o traumatiche , inaspettate variazioni. Fino al 14 agosto si presenta :"Tempi veleniferi" dove tra gli attori contadini agisce un elemento di controllo sulla vita ,come il veleno per topi che gioca un ruolo provocante sul reale. Nel timore di morire si dice la verità, (una bella speranza la nostra), che l'idea della morte possa farci fare e dire la cosa giusta. Spesso tutto si conclude in beffa, in comicità e il non detto pare incarnare l'unica speranza in un mondo giusto e "simmetrico" com'era forse una volta, (chissà)a tratti… Una storia tessuta tra femmine e maschi, passato e presente,urli e sussurri , inciampi e abitudini. Alla fine forse nascerà comunque un frutto ;"Un citto" con un padre un pochino sfumato,indeciso,perso tra i nomi. Comunque un frutto. La scenografia provvisoria, leggera, bloccata come da uno scatto fotografico …E una figura che persiste nella trama,quella di Andrea Cresti che dal 1981 con la fondazione della cooperativa e lo spettacolo "la Piazza" custodisce la vita quotidiana fatta d'arte della comunità di Monticchiello. |
2 commenti:
Interessant
Giusto....è così.
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