Platina era ‘il più fiero e più spietato nemico di se
stesso’ capace sempre di ‘fare il gioco degli avversari’. Scrive Zabughin. ‘Bartolomeo
Platina non fu mai né eretico né idolatra. ‘La sua era un’anima di monello, e
la birichineria ne rimase l’elemento più potente, anche dopo la sua nomina a
prefetto della Vaticana, quando egli era, ad onta dei suoi capelli bianchi, il
terrore dell’ Esquilino’ o, sempre secondo l’immaginosa prosa del vescovo di
Ventimiglia, il Radamanto del quartiere. Egli aveva varcato da un pezzo la
cinquantina, ma simile al Niccoli,
teneva in casa una ‘ragazza turpe e mostruosa’ e ne era geloso al punto
di far una guerra spietata ai giovani del vicinato. Platina era nato’ in quel di Mantova, in una
regione dove la fine e garbata ‘ciacola’ veneta si appunta e si inasprisce’.
Più tardi quando ‘ser Bartolomeo andò a Firenze vi si acclimatò talmente da
considerare sé stesso e ed essere considerato dagli altri più fiorentino che
straniero’. ‘Il suo abito intellettuale
era quello di un geniale umorista’ che ‘ si compiaceva di demolire ciò che gli
si presentava davanti’ e provava piacere a ‘far arrabbiare il suo uditorio e di
godersi lo spettacolo della gente arrabbiata’.
Platina fu grande umanista laico, amico di Pio II, al suo servizio e maestro del 'cardinalino' Fancesco Gonzaga con cui soggiornò a S. Anna in Camprena insieme alla sua corte . Ebbe una vita avventurosa e rifondò la Biblioteca Vaticana, dopo la prigionia subita.
2 commenti:
figo !
Era uno intorcinato? allora era parente del mi Gostino
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