Si registrano le prime reazioni a caldo alla riforma del lavoro targata Renzi. Poche finora quelle favorevoli, molte critiche all’indirizzo del Governo, compresa quella durissima di Fassina. Resta fermamente contraria al provvedimento la Cgil che aveva manifestato la sua opposizione convocando uno sciopero generale a dicembre insieme alla Uil. “Il Jobs Act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà” è la prima reazione del leader Cgil Susanna Camusso. Sulla stessa linea il segretario Fiom Maurizio Landini: “Siamo in presenza di una riforma che non migliora le condizioni di chi ha bisogno di lavorare”, afferma a margine dell’assemblea regionale dei metalmeccanici che si sta tenendo a Padova. Anche la Cisl parla di “grave errore del governo” sul mantenimento delle norme sui licenziamenti collettivi, che ormai viene data per certa.
Sul fronte politico si registra la durissima presa di posizione diStefano Fassina che boccia senza appello il Jobs Act: “Straordinaria operazione propagandistica del governo sul lavoro. I contratti precari rimangono sostanzialmente tutti”. Secondo Fassina “il diritto del lavoro torna agli anni ’50. Oggi è il giorno atteso da anni…dalla Troika”.
3 commenti:
LIBERTA' D'INFORMAZIONE, QUESTA SCONOSCIUTA
Qualche giorno fa sono stai diffusi i risultati della ricerca sulla libertà di stampa (World Press Freedom Index http://index.rsf.org/#!/) realizzata da Reporters sans frontières in 180 Paesi nel mondo.
L’analisi, basata su diversi criteri per valutare la libertà di operare dei mezzi di informazione (pluralismo dei media, indipendenza, il rispetto per la sicurezza e la libertà dei giornalisti, libertà dei giornalisti e il contesto legislativo, istituzionale e infrastrutturale nel quale i mezzi di informazione operano) ha fornito un quadro preoccupante dello stato dell’arte a livello globale:
come era prevedibile, ad occupare le posizioni di vertice sono stati sempre gli stessi Paesi come la Finlandia (al primo posto ormai da cinque anni), seguita dalla Norvegia e dalla Danimarca, ma
ciò che sorprende è che molti Paesi, generalmente considerati “paladini della democrazia e dei diritti civili” hanno meritato punteggi che li hanno piazzati molto in basso nella graduatoria.
Paesi come gli Stati Uniti d’America, al 49esimo posto, o il Giappone, al 61esimo.
In generale, il World Press Freedom Index segna un peggioramento globale nel 2014: “Sotto attacco dalle guerre, dalle crescenti minacce di agenti non statali, da violenze durante manifestazioni e dalla crisi economica, la libertà dei media è in ritirata in tutti e cinque i continenti”, si legge nel report. Due terzi dei 180 Paesi analizzati nella classifica 2015 hanno registrato delle performance peggiori dell’anno precedente.
L'ITALIA è al 73esimo posto, tra la Moldavia e il Nicaragua, (perde ben 24 posizioni rispetto all’anno precedente). La ragione, secondo il rapporto di Rsf, sono le sempre più frequenti intimidazioni che i giornalisti subiscono, da parte da parte di organizzazioni criminali e non solo. “La situazione dei giornalisti è peggiorata nettamente nel 2014″, si legge nel report, “con un grande incremento di attacchi alle loro proprietà, specie le automobili”. Rsf conta 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di incendi ad abitazioni e vetture solo nei primi dieci mesi dell’anno. Ma non è solo la violenza fisica a limitare la libertà d’informazione nel nostro Paese. Il rapporto conta 129 cause di diffamazione “ingiustificate” contro i cronisti, sempre nei primi 10 mesi del 2014, mentre nel 2013 il dato si era fermato a 84. La maggior parte delle cause di questo tipo sono intentate da personaggi politici, e “costrituiscono una forma di censura“.
se lo dice Fassina..
veramente sarebbe la liberta' di informazione ed espressione, non la liberta' di dire le stronzate e smerdare la gente senza prove...di questa c'e' anche troppa di lberta'siammo al primo posto...vede un po guitto!!!
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