Grandissima partecipazione a San Quirico per progettare il futuro della Val d’Orcia
Due strategie per fronteggiare il futuro della Val d'Orcia: a breve e a medio lungo termine.
Un progetto per la Val d’Orcia: conoscere il passato per valorizzare il futuro. È il titolo del convegno che si è svolto sabato 14 gennaio a San Quirco d’Orcia per parlare del futuro di uno dei luoghi più affascinanti del pianeta.
Si è parlato di due importanti iniziative, già avviate dal Comitato per la Val d’Orcia presieduto da Benedetta Origo, che potrebbero dare un contributo sostanziale all’economia della valle: si tratta dell’iscrizione di una porzione di oltre 42.000 ettari di Val d’Orcia (visibile a questo indirizzo) nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici istituito presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che potrebbe avere delle importanti ricadute a medio lungo termine, e dell’adesione al PIT da 10.000 milioni di euro promosso dalla Regione Toscana che, se accettato, inciderebbe da subito sull’economia delle aziende agricole, con coperture fino al 100% degli investimenti.
Il registro nazionale dei paesaggi rurali storici è stato illustrato dal suo coordinatore scientifico, il professor Mauro Agnoletti.
Questo strumento ci è sembrato estremamente interessante per la sua concezione innovativa e consapevole della conservazione del paesaggio rurale che parte dalla tutela dell’azienda agricola e della figura dell’agricoltore. Per proteggere il paesaggio rurale occorre aiutare l’agricoltura senza lacci e lacciuoli e per farlo il registro sta mettendo a punto tutta una serie di strategie: attività promozionali, sistemi di certificazione, programmi di sviluppo rurale. L’attrattiva del registro è dimostrata dagli otre 100 comuni che stanno chiedendo al Ministero di entrare a farne parte.
Monica Coletta e Massimo Rovai sono stati i relatori del PIT. Il Progetto Integrato Territoriale parte da un accordo territoriale stipulato tra soggetti pubblici e privati che impegnandosi a migliorare all’interno dei rispettivi territori di competenza una o più criticità ambientali concorrono per ottenere finanziamenti a fondo perduto con coperture che vanno a secondo del tipo di intervento dal 40% al 100%. Sarà poi una commissione di valutazione a stilare una graduatoria. I progetti che vi entreranno verranno quindi finanziati sulla base delle risorse disponibili. Ad oggi le aziende che hanno aderito al PIT “Val d’orcia” ricoprono il 10% del territorio agricolo dell’area interessata.
Un progetto per la Val d’Orcia: conoscere il passato per valorizzare il futuro. È il titolo del convegno che si è svolto sabato 14 gennaio a San Quirco d’Orcia per parlare del futuro di uno dei luoghi più affascinanti del pianeta.
Si è parlato di due importanti iniziative, già avviate dal Comitato per la Val d’Orcia presieduto da Benedetta Origo, che potrebbero dare un contributo sostanziale all’economia della valle: si tratta dell’iscrizione di una porzione di oltre 42.000 ettari di Val d’Orcia (visibile a questo indirizzo) nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici istituito presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che potrebbe avere delle importanti ricadute a medio lungo termine, e dell’adesione al PIT da 10.000 milioni di euro promosso dalla Regione Toscana che, se accettato, inciderebbe da subito sull’economia delle aziende agricole, con coperture fino al 100% degli investimenti.
Il registro nazionale dei paesaggi rurali storici è stato illustrato dal suo coordinatore scientifico, il professor Mauro Agnoletti.
Questo strumento ci è sembrato estremamente interessante per la sua concezione innovativa e consapevole della conservazione del paesaggio rurale che parte dalla tutela dell’azienda agricola e della figura dell’agricoltore. Per proteggere il paesaggio rurale occorre aiutare l’agricoltura senza lacci e lacciuoli e per farlo il registro sta mettendo a punto tutta una serie di strategie: attività promozionali, sistemi di certificazione, programmi di sviluppo rurale. L’attrattiva del registro è dimostrata dagli otre 100 comuni che stanno chiedendo al Ministero di entrare a farne parte.
Monica Coletta e Massimo Rovai sono stati i relatori del PIT. Il Progetto Integrato Territoriale parte da un accordo territoriale stipulato tra soggetti pubblici e privati che impegnandosi a migliorare all’interno dei rispettivi territori di competenza una o più criticità ambientali concorrono per ottenere finanziamenti a fondo perduto con coperture che vanno a secondo del tipo di intervento dal 40% al 100%. Sarà poi una commissione di valutazione a stilare una graduatoria. I progetti che vi entreranno verranno quindi finanziati sulla base delle risorse disponibili. Ad oggi le aziende che hanno aderito al PIT “Val d’orcia” ricoprono il 10% del territorio agricolo dell’area interessata.
Nel corso della serata si è inoltre parlato di agricoltura sostenibile, di nuovi orizzonti nell’iniziativa pubblica e privata per l’ambiente e il territorio, di come valorizzare il prodotto agricolo attraverso la realizzazione di economie di scala. I relatori del’evento sono stati: Benedetta Origo (presidente del Comitato per la Val d’Orcia), Mauro Agnoletti (coordinatore Scientifico del Progetto Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici), Massimo Rovai (Università di Pisa – CIRAA), Roberto D’Autilia e Valerio Palma (Università di Roma III), Paul Blanchard (European School of Economics), Monica Coletta (Ordine degli Agronomi di Siena), Marco Vieri (Università di Firenze), Roberto Vaccà ( Io Agisco), Fabio Palladino (portavoce dell’associazione Contadini delle Langhe).
3 commenti:
se son rose fioriranno, speriamo non siano solo baccelli..come sempre...
se son sghei arriveranno..speriamo non si fermino a..Firenze!!!
per i soldi passare l'Arno è difficile...
Gli ci vole sempre parecchino. Almeno sta volta se non passano l'Arno ritornano a Bruxelles
Posta un commento