La ‘narrativa-rifugio’ di Daria Reiani, giovane scrittrice
di Torrita, Oltre il tempo…
La narrativa per adolescenti vanta una lunga e nobile
tradizione in Italia come in Europa e molti di coloro che sono nati nella
seconda metà del Novecento, quando
ancora non imperversavano fra i giovani le sottoculture inoculate via Internet, si formavano dal
punto di vista sentimentale, etico e letterario, sui grandi romanzi per ragazzi
e per adolescenti. Essi riempivano di
sogni le loro notti e di speranze la loro vita scolastica fatta di rigore, di
imposizioni, di assuefazione e di infiniti pomeriggi di studio. I romanzi di
Salgari, di Verne, di Motta, di Dickens,
sono stati per più generazioni quello che io chiamerei una ‘narrativa-rifugio’ di tante ragazze e ragazzi, per difendersi
dalle cattiverie del mondo, della società e finanche della famiglia, visto che
allora una serie di circostanze culturali e sociali, faceva sì che più delle
carezze, arrivassero spesso su noi ragazzi
tempeste di botte e anche di peggio.
Così accadeva che in tempi di educazione severa e senza scampo, nelle
giornate prive di giochi e di carezze, un romanzo per adolescenti di grande
spessore e ricco di vicende avventurose,
ci facesse dimenticare nel freddo di una cameretta col gatto sulle ginocchia le
ristrettezze e le angustie di una scuola autoritaria, selettiva e pedante, che tutti quanti si sopportava con
rassegnazione. Ogni età ha avuto i suoi pro e i suoi contro, naturalmente.
Daria Reiani mi ha regalato il suo romanzo scrivendo con una calligrafia minuta
ed elegante una dedica che suona così : ‘Cerchi
di leggerlo con gli occhi di una quindicenne..’. Problema non da poco per chi
come me ha fatto da tempo il Sessantotto!
In ogni caso mi sono messo a leggerlo con grande curiosità, visto che
per tutta la vita ho praticato per ragioni di mestiere..il mondo degli
adolescenti in marcia verso la maggiore età.
‘Oltre il tempo’ si potrebbe definire il romanzo della
maturità di una giovane scrittrice uscita da poco tempo dall’adolescenza..visti
i suoi invidiabili 25 anni di oggi. Siccome poi la sua formazione è avvenuta in
gran parte nel liceo in cui ho insegnato per
20 anni, senza che io la conoscessi direttamente, la scoperta è stata
per me duplice. Da una parte la novità di un romanzo straordinariamente fresco con un intreccio sapiente e coinvolgente, dall’altro l’esperienza
della pratica di una lingua posseduta con sicurezza, di un testo ricco e ad un
tempo alla portata dei giovanissimi, perché abilmente ricondotto ad un lessico
depurato da intellettualismi e da tentazioni letterarie ricorrenti in questo
genere di letteratura così difficile da costruire. Come non alludere alla misurata e problematica necessità di
incontrare il favore di destinatari
sempre più difficili da decifrare : i nostri figli !.
La scelta di genere compiuta da Daria Reiani oltretutto mi è piaciuta: il romanzo storico.
Ora non tutti sanno che questo genere, un tempo di grande moda, fra Ottocento e
Novecento, nella letteratura post-moderna europea e italiana ha ripreso quota
in modo inatteso dopo decenni di silenzio e in quelli che vengono chiamati fra
esperti gli ‘Anni Zero’ cioè nel nuovo secolo, cioè in una generazione di
giovanissimi scrittori si è cimentata in Italia,in Francia, in Inghilterra su
questo genere di narrativa, incontrando un certo successo sia nella critica che
nei destinatari dei racconti. Questo perché, come ci spiegano i critici più
elevati, ci si rende conto sempre di più come, al di là della storiografia che
pur ha i suoi meriti, quando il ‘poeta’ aggiunge il suo sforzo fantastico e
sentimentale a quello che dice il ‘documento storico’, si ottiene un risultato
capace di andare oltre i condizionamenti ideologici cui è sottoposta spesso la
semplice ‘storia’.
Fabio Pellegrini
2 commenti:
mi piace l'idea.
carino, brava
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