Un cespuglio di case aggrappate a una collina, quasi indistinto. Ti appropinqui e inconsapevolmente spalanchi la bocca nello stupore dell’O. In questa valle, tutto risuona di O. Tutto è circolare, curvo, sinuoso, inarcato, falcato come la luna. Il paese è incastonato come un’onice sulla cima nell’apparente immobilità di chi vede le cose da lontano. Solo quando attraversi la porta medievale ti rendi conto quanto invece brulichi la vita. Qui, come operose formiche, tutti sono impegnati in certe segrete avventure, in certi casi travolgenti. Anche stasera andranno in scena con il loro spettacolo, il loro Autodramma, perché a Monticchiello gli autori/ attori sono gli stessi paesani che si raccontano a tratti compiaciuti a tratti sgomenti tra passato e presente.
Non sono più uomini e donne. Sono un bosco. Alcuni di loro sono forti e imponenti come ulivi, con gli occhi fieri, taglienti e saggi come solo i mortali sanno esserlo, perché gli dei non hanno bisogno di essere saggi. Altri sono cipressi pensierosi, solitari, malinconici, come imprevedibili vagabondi, come eroi stralunati. Tutte le sere nel corso dell’estate celebrano il loro rito silvano e sincero, calcando le tavole costruite con il legno delle loro viscere.

– Maria Paternostro
1 commento:
Complimenti ai monticchiellesi... davvero un bello spettacolo, emozionante, vero e narrato tutto d'un fiato magistralmente. Bravi!
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