da Repubblica.
Rasi: "L'arrivo del vaccino non sarà la fine del virus"
ll direttore esecutivo di Ema, l'agenzia europea del farmaco, mette in guardia contro i facili entusiami. Ma poi aggiunge ovunque che gli scienziati lavorano per metterlo a punto: "A Ema in questi mesi sono stati presentati 38 vaccini in diverse fasi di studio e nel mondo ce ne risultano altri 100".
Guido Rasi è il direttore esecutivo di Ema, l'agenzia europea del farmaco. E' arrivato quasi alla fine del suo mandato, durante il quale tra l'altro ha dovuto affrontare il trasferimento della sede da Londra a Amsterdam (con bruciante sconfitta di Milano nella corsa per ospitare la nuova sede) causa Brexit e poi una pandemia. Problemi come quello di AstraZeneca, dice, possono accadere ma ci sono tanti altri vaccini allo studio. “Con noi si sono fatti avanti 38 produttori”. Rasi mette in guardia: “Attenzione, l'arrivo di un vaccino non coincide con la scomparsa dell'epidemia”.
Quanto successo è preoccupante?
“No, anzi, è la chiara evidenza di come la metodologia di controllo delle sperimentazioni funzioni. Se c'è un problema, si sospende, si verifica cosa è successo e se possibile si riprende la ricerca”.
Ma fare in fretta un vaccino non è rischioso?
“Il tempo di durata degli studi è variabile, dipende da una serie di condizioni. La pandemia purtroppo si diffonde moltissimo ma questo permette di arruolare in fretta tante persone, in questo caso si è arrivati a 30-50mila in poco tempo. Con Ebola ci sono voluti anni per trovare i volontari sui quali studiare il vaccino”.
Cosa è accaduto secondo lei?
“Non sappiamo molto. Potrebbe rivelarsi un prodotto utilizzabile solo su certi soggetti e pericoloso per altri, ad esempio”.
E se invece il problema lo rende inadatto per chiunque?
“In quel caso salta tutto”.
Quali sarebbero le conseguenze?
“Ci sono tante altre soluzioni. A Ema in questi mesi sono stati presentati 38 vaccini in diverse fasi di studio e nel mondo ce ne risultano altri 100. Non so quanti arriveranno alla richiesta di approvazione da parte nostra. Quelli più avanti sono 6. AstraZeneca ha già siglato un contratto con la Commissione europea e ha arruolato tanti pazienti ma non era ancora detto che sarebbero arrivati per primi sul mercato. Ci sono anche passaggi successivi agli studi, che possono rallentare o accelerare”.
Sono diffusi i problemi durante le sperimentazioni di fase III?
“Accadono abbastanza di frequente, sono da mettere in conto. Con 50mila persone che hanno avuto il vaccino, poi, è quasi impossibile che vada tutto bene”.
Voi quanto tempo ci state a dare il via libera?
“Se ci presentano dossier completi, poco. Abbiamo creato un sistema di lavoro a ciclo continuo proprio per rispondere rapidamente in questo periodo delicato. Le nostre commissioni sono riunite permanentemente. Se tutte le carte sono a posto, le sperimentazioni sono andate bene e le prove di efficacia sono credibili possiamo metterci anche due settimane ad autorizzare. Ma i dati devono essere incontrovertibili”.
Si parlava di vaccini già disponibili nel 2020. Il problema di AstraZeneca rende impossibile averli quest'anno?
“A parte quanto successo al prodotto di quell'azienda, se tutto filasse liscio, magari per altre, avere dosi già quest'anno mi sembra possibile ma non molto probabile”.
Tanti prodotti potrebbero arrivare sul mercato, chi tarda lavora inutilmente?
“Va sottolineato un concetto importante: nessun vaccino è efficace al 100%. Non conosciamo la capacità di copertura che ha il singolo prodotto. Questa varia a seconda delle sue caratteristiche. Se ad esempio ne autorizziamo uno che si rivela efficace al 70%, resta scoperto il 30% dei vaccinati. Poi magari, con la circolazione del virus che è un po' calata, ne arriva un altro efficace per un'altra fetta di popolazione. E più avanti ancora ne autorizziamo una ancora più mirato. Insomma con il passare del tempo le cose cambiano comunque. E poi non va dimenticato un altro problema”.
Quale?
“Quando un vaccino è pronto non ci sono automaticamente anche tutte le dosi necessarie, per averle, e in questo caso ne servono centinaia di milioni, bisogna aspettare ancora perché devono essere prodotte. E quindi è bene ricordarlo: l'arrivo di un vaccino non coincide con la scomparsa dell'epidemia
Quanto successo è preoccupante?
“No, anzi, è la chiara evidenza di come la metodologia di controllo delle sperimentazioni funzioni. Se c'è un problema, si sospende, si verifica cosa è successo e se possibile si riprende la ricerca”.
Ma fare in fretta un vaccino non è rischioso?
“Il tempo di durata degli studi è variabile, dipende da una serie di condizioni. La pandemia purtroppo si diffonde moltissimo ma questo permette di arruolare in fretta tante persone, in questo caso si è arrivati a 30-50mila in poco tempo. Con Ebola ci sono voluti anni per trovare i volontari sui quali studiare il vaccino”.
Cosa è accaduto secondo lei?
“Non sappiamo molto. Potrebbe rivelarsi un prodotto utilizzabile solo su certi soggetti e pericoloso per altri, ad esempio”.
E se invece il problema lo rende inadatto per chiunque?
“In quel caso salta tutto”.
Quali sarebbero le conseguenze?
“Ci sono tante altre soluzioni. A Ema in questi mesi sono stati presentati 38 vaccini in diverse fasi di studio e nel mondo ce ne risultano altri 100. Non so quanti arriveranno alla richiesta di approvazione da parte nostra. Quelli più avanti sono 6. AstraZeneca ha già siglato un contratto con la Commissione europea e ha arruolato tanti pazienti ma non era ancora detto che sarebbero arrivati per primi sul mercato. Ci sono anche passaggi successivi agli studi, che possono rallentare o accelerare”.
Sono diffusi i problemi durante le sperimentazioni di fase III?
“Accadono abbastanza di frequente, sono da mettere in conto. Con 50mila persone che hanno avuto il vaccino, poi, è quasi impossibile che vada tutto bene”.
Voi quanto tempo ci state a dare il via libera?
“Se ci presentano dossier completi, poco. Abbiamo creato un sistema di lavoro a ciclo continuo proprio per rispondere rapidamente in questo periodo delicato. Le nostre commissioni sono riunite permanentemente. Se tutte le carte sono a posto, le sperimentazioni sono andate bene e le prove di efficacia sono credibili possiamo metterci anche due settimane ad autorizzare. Ma i dati devono essere incontrovertibili”.
Si parlava di vaccini già disponibili nel 2020. Il problema di AstraZeneca rende impossibile averli quest'anno?
“A parte quanto successo al prodotto di quell'azienda, se tutto filasse liscio, magari per altre, avere dosi già quest'anno mi sembra possibile ma non molto probabile”.
Tanti prodotti potrebbero arrivare sul mercato, chi tarda lavora inutilmente?
“Va sottolineato un concetto importante: nessun vaccino è efficace al 100%. Non conosciamo la capacità di copertura che ha il singolo prodotto. Questa varia a seconda delle sue caratteristiche. Se ad esempio ne autorizziamo uno che si rivela efficace al 70%, resta scoperto il 30% dei vaccinati. Poi magari, con la circolazione del virus che è un po' calata, ne arriva un altro efficace per un'altra fetta di popolazione. E più avanti ancora ne autorizziamo una ancora più mirato. Insomma con il passare del tempo le cose cambiano comunque. E poi non va dimenticato un altro problema”.
Quale?
“Quando un vaccino è pronto non ci sono automaticamente anche tutte le dosi necessarie, per averle, e in questo caso ne servono centinaia di milioni, bisogna aspettare ancora perché devono essere prodotte. E quindi è bene ricordarlo: l'arrivo di un vaccino non coincide con la scomparsa dell'epidemia
1 commento:
l'arrivo del vaccino dipende dai 'mercati'... come la vendita delle mutande.
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