Accade quel che non doveva accadere
È talmente grande la distanza politica e morale tra questo governo e la destra – che soffia sul fuoco dei «no mask», che oscilla irresponsabilmente tra aprire tutto e chiudere tutto – che non vale la pena soffermarsi. Ma, proprio per questo e perché non siamo soliti ridurre la politica a propaganda, non dobbiamo temere l’accusa di «complicità col nemico», se diciamo: ciò che sta accadendo non doveva accadere, non di nuovo, non dopo sei mesi. I «panni sporchi» si lavano in pubblico.
Non doveva accadere che mancassero i vaccini antinfluenzali in molte regioni e in moltissime città; che ospedali e terapie intensive tornassero in emergenza, per posti, strumenti e, soprattutto, personale, di nuovo a rischio di uno stress eccezionale e pericoloso; che la medicina territoriale non fosse potenziata, protetta e resa più efficiente, per fare da reale filtro pre-ospedaliero; che la sanità pubblica non fosse adeguatamente potenziata e non cambiassero i protocolli di convenzione con quella privata, la quale invece moltiplica i propri profitti tanto più quella pubblica va in sofferenza.
Non doveva accadere che i trasporti pubblici non fossero potenziati e articolati in modo da non essere pericolosi e da non dover sacrificare la scuola vera (in presenza), quella che, finora, ha retto tutto sommato bene al suo interno. Non doveva accadere che non vi fosse una concertazione preventiva e un piano concordato di chiusure (geografiche e settoriali), un piano che tenesse conto di settori e persone che vivono «alla giornata», che sono stati frammentati e dispersi dalle politiche di precarizzazione di questi decenni. Non doveva accadere che non si mettesse al riparo parti consistenti della popolazione, con un reddito d’emergenza o di pandemia (fate voi), concordato e pronto per l’attivazione, in caso di necessità.
Non doveva accadere che si lasciasse totalmente intatto – di fronte a ciò che il Paese aveva già vissuto – il divario indecente della ricchezza e quello, ancor più indegno, derivante dalla mancata progressività della contribuzione fiscale e dall’evasione. Non doveva accadere che non si predisponesse – in forza dell’articolo 2 della Costituzione repubblicana – una tassa sui grandi patrimoni, in funzione della tenuta solidale e democratica del Paese. Non doveva accadere che nei mesi estivi vi fosse una sostanziale deregulation dei comportamenti e delle attività.
Non doveva accadere che si attendesse l’autunno senza un nuovo protocollo condiviso (nel quadro delle competenze costituzionali) tra governo, regioni e comuni, senza un monitoraggio costante di ciò che le regioni stavano o non stavano realizzando e predisponendo (perché è indubbio che molte responsabilità non siano del governo; ma è altrettanto vero che il governo doveva dotarsi di strumenti ben più efficaci per monitorare e spingere, quando non poteva vincolare).
Non doveva accadere perché la (cosiddetta) seconda ondata non era una possibilità, era una certezza pressoché assoluta. Nessuno, intendiamoci, poteva immaginare che si cambiasse il volto del Paese in sei mesi e nella situazione presente. Ma molte di queste cose potevano e dovevano essere fatte.
I fatti di Napoli e di Roma li leggiamo solo come eventi eversivi e criminali? Non è così, cioè, non è solo così. Chi lo pensasse è talmente lontano dalle paure e dal malessere, anche silenzioso, di un pezzo grande della società, da non saper vedere come i provocatori debbono essere isolati, prima ancora che repressi, come evitare che disperazione e provocazione si saldino e – in piena pandemia – incendino l’Italia in un fuoco reazionario. Quei fatti (e ciò che non si è fatto) ci dicono come questo governo (che è infinitamente migliore di quello che abbiamo rischiato di avere) e le forze che lo costituiscono navighino senza radici sulla società italiana, col pericolo di esserne travolti.
Quasi parafrasando un vecchio aforisma brechtiano, Jane Fonda ha detto, alla televisione italiana: «È troppo tardi per essere moderati». Bisogna fare presto, prima ancora della discussione sul Recovery fund, bisogna spostare l’asse della ricchezza, colpire i privilegi per garantire i diritti, per ricostruire le radici e la credibilità della democrazia tra vecchi e nuovi poveri. Altrimenti le ondate da affrontare saranno due. E non so quale faccia più paura
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