Come si deciderebbe il «lockdown leggero»?
Con le ordinanze del ministro della Salute — riguardo all’entrata di altre regioni nelle zone rossa e arancione — ma anche dei governatori e dei sindaci.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte — che oggi si è riunito con i capi delegazione di maggioranza e il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia — non vuole varare un nuovo Dpcm.
Come funzionerebbe?
Il «lockdown leggero» consentirebbe alle imprese, alle fabbriche e alle professioni di andare avanti (qui l’elenco delle attività commerciali che possono continuare a lavorare anche in zona rossa).
Chiuderebbe però bar e ristoranti su quasi tutto il territorio nazionale (come previsto già per zone rosse e arancione), limitando il più possibile gli esercizi commerciali.
Non solo: come previsto dalle regole di zone rosse e arancione, gli spostamenti fuori dal proprio Comune e dalla propria Regione sarebbero vietati, salvo esigenze di salute, urgenza o lavoro: di fatto, si arriverebbe al blocco degli spostamenti tra regioni.
E il governo sta valutando anche la chiusura di alcune tipologie di negozi che ora, nelle zone rosse, possono rimanere aperti, e lo stop ai negozi nel fine settimana (a eccezione di alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai)
Dove scatterebbe?
Di fatto, in gran parte dell’Italia. Perché? Perché da un lato il governo procederà con lo spostamento delle Regioni che supereranno i parametri di rischio nelle zone arancione e rossa; dall’altro il governo chiede anche ai governatori di regioni che rimarranno «gialle» di emanare ordinanze con misure più restrittive: dal lockdown totale nei Comuni dove si sono creati focolai, alla chiusura di alcune strade e piazze. Tecnicamente, i sindaci e i presidenti di Regione possono già agire, sulla base del Dpcm.
E la scuola?
Alcuni ministri e governatori vorrebbero sospendere le lezioni in presenza per tutte le classi, anche alle elementari e in prima media. La ministra Lucia Azzolina resta però «categoricamente contraria»
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