Via libera per noi 18enni al voto per il Senato: che volete che ce ne freghi?

di Paolo Di Falco
Giovedì in Senato è arrivato l’ok definitivo sulla riforma costituzionale che abbassa l’età per eleggere i componenti del Senato a 18 anni. Questa riforma sarà promulgata tra tre mesi in modo da consentire di chiedere il referendum confermativo, dato che alla Camera mancarono i due terzi per approvarla, e riguarda all’incirca quasi 4 milioni di giovani tra i 18 e i 24 anni.
L’entusiasmo per la riforma approvata ha coinvolto un po’ quasi tutti gli esponenti dei principali partiti politici che, come al solito, hanno cercato di mettere la loro personale bandierina sul traguardo raggiunto. Entusiasmo che però non è stato manifestato dai diretti interessati che, nella maggior parte dei casi, hanno perso la loro fiducia nella classe politica attuale. Molti, nonostante il fallimento della politica italiana sia sotto gli occhi di tutti, si chiedono anche il perché di tale sfiducia nei confronti di una politica attenta saltuariamente ai giovani; e altri invece scelgono la via più facile preferendo attaccare i giovani d’oggi “sempre più attenti ai social e senza idee”, diversi dai giovani di un tempo che affollavano le sedi territoriali dei vari partiti.
Quasi nessuno però si è reso conto che le idee, gli ideali sono ancora presenti tra i giovani ma mancano gli uomini politici che li rappresentano: basti guardare i vari personaggi onnipresenti nei talk show televisivi che cambiano idea ogni settimana in base ai sondaggi elettorali, o coloro che hanno rinnegato i loro di ideali accomodandosi sulle poltrone o, ancora, coloro che senza avere un minimo di preparazione alle spalle pretendono di rappresentarci a discapito dei migliaia di laureati disoccupati costretti a cercare lavoro oltreconfine
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