venerdì 2 luglio 2021

ROMPERE IL SILENZIO....! : Il 'GENOCIDIO CULTURALE' avvenuto nelle scuole religiose in Canada verso bambini indigeni.

 

HOMEPOLITICA

Dentro l’orrore delle fosse comuni di bambini indigeni scoperte in Canada

Nei giorni scorsi sono stati rinvenuti i resti di 751 corpi vicino a un ex collegio religioso che doveva trasformare i nativi in perfetti cittadini canadesi. A maggio ne erano già stati trovati 215. Una Commissione nazionale l'ha definito “genocidio culturale”

Un uomo prega nell'area dove sono stati ritrovati I resti di 751 corpi di bambini nativi alla Marieval Indian Residential School

Foto: Geoff Robins/AFP via Getty Images


Allontanati a forza dalle proprie famiglie e comunità, trasferiti spesso e volentieri dall’altra parte di un Paese sconfinato in collegi gestiti da istituzioni religiose (Chiesa cattolica in testa). Picchiati ogni volta che parlavano nella propria lingua natìa, ma anche abusati sessualmente e psicologicamente per anni, privati di una vera e propria educazione e assoggettati ad ogni genere di maltrattamento nel tentativo di “uccidere l’indiano” che stava dentro di loro e trasformarli in perfetti cittadini canadesi: cristiani, anglofoni o francofoni, “civilizzati”. Il tutto dopo che i coloni europei ne avevano annesso i territori con la forza o attraverso trattati dalla dubbia legalità. Una vera e propria forma di genocidio culturale, secondo una commissione che nel 2015 ha esaminato con attenzione il lascito del sistema delle scuole aborigene residenziali.

È la sorte che, tra gli anni Ottanta del 1800 e il 1993, è toccata a oltre 150 mila bambini appartenenti a Inuit, Métis e Prime Nazioni, le popolazioni indigene che abitano il Canada da ben prima che si chiamasse Canada e fosse colonizzato dagli europei.

Da decenni le popolazioni indigene del Canada – 1,7 milioni di persone, 4,9% della popolazione canadese – faticano a far sentire la propria voce in materia, pur continuando a tramandare le testimonianze degli orrori vissuti nei collegi. Ora, però, di questa pagina agghiacciante della storia canadese si sta tornando a parlare moltissimo. A suscitare un clamore senza precedenti è stato il ritrovamento, a fine giugno, di 751 corpi, appartenenti soprattutto a bambini e bambine, seppelliti sul terreno della Marieval Indian Residential School, un vecchio collegio gestito per decenni dalla Chiesa cattolica nella provincia canadese del Saskatchewan in tombe di fortuna, senza iscrizioni né altri segni riconoscitivi.

Quello di Marieval è il più grande ritrovamento del suo genere, ma non è l’unico: già a maggio, i membri della tribù Tk’emlups avevano trovato una fossa comune contenente altri 215 corpi nei pressi del collegio di Kamploos, anch’esso gestito dalla Chiesa cattolica.

Nel 2015, la Commissione nazionale per la verità e la riconciliazione – parte degli sforzi che il governo canadese ha tardivamente messo in piedi per fare luce sul proprio passato di oppressione dei popoli indigeni – è giunta alla conclusione che furono però almeno 4100 i “bambini scomparsi” che sono morti in questi collegi, per motivi che vanno dalla violenza fisica alla malnutrizione. Secondo Murray Sinclair, giudice e senatore che ha guidato la Commissione, il numero potrebbe superare però i 10 mila. Nella schiacciante maggioranza dei casi, le famiglie non venivano informate di cos’era successo ai propri figli: normalmente veniva detto loro che erano scappati, senza aggiungere altri dettagli. A ciò si aggiungono le testimonianze secondo cui alcuni preti che gestivano le scuole uccidessero i neonati delle ragazzine rimaste incinte dopo le violenze sessuali, bruciandone i corpi.

Il ritrovamento di queste tombe – reso possibile, nel caso della scuola del Saskatchewan, da tecnologie radar che permettono di individuare oggetti sepolti nel sottosuolo senza bisogno di scavare – permette di sollevare il velo di scetticismo pubblico che aleggiava sulle testimonianze delle persone sopravvissute al sistema dei collegi per bambini indigeni, a cui per anni si è preferito non credere. E di riflettere con serietà su quanto il sistema delle scuole aborigene residenziali, così come altre politiche oppressive tra cui la sterilizzazione forzata delle donne indigene, abbia toccato profondamente le popolazioni indigene. Distruggendo famiglie, stroncando intere lingue e pratiche sia culturali che spirituali, lasciando tracce indelebili di trauma intergenerazionale che oggi continuano ad esistere sotto forma di povertà sistemica e marginalizzazione socio-economica

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