sabato 21 settembre 2024

Le scarpe Marca Mussolini lo 'Statista' secondo la Mela... ; CONGELAMENTO dei piedi GARANTITO AL 100 % ( Con qualche migliaio di morti potremo sederci al tavolo della vittorria .( Mussolini )

                                SOLDATO ITALIANO NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA.       


 

Sui libri di memorie e anche di storia la campagna di Russia del 1941-1943 è assurta a simbolo dell'impreparazione militare italiana nella seconda guerra mondiale. L'immagine stereotipata è quella del fantaccino armato di un inutile moschetto, che si trascina semiassiderato nella neve con indosso scarpe di cartone e pastrano sdrucito. Il regime ed i vertici militari sono stati accusati di aver voluto invadere la Russia, mandando allo sbaraglio una intera armata male equipaggiata non idonea ad operare nella steppa a - 40°. Sotto accusa sono stati la quasi totale mancanza di mezzi corazzati, di moderne artiglierie controcarri, di mitra per l'armamento della fanteria e soprattutto di vestiario in grado di proteggere i soldati dai rigori del clima invernale. Colonne di fanti appiedati, sparute forze corazzate dotate di carri leggeri da 3 e 6 tonnellate, alpini con i propri muli preparati alla guerra di montagna spediti a combattere nelle pianure ucraine contro truppe nemiche di stirpe mongola avvezze ai climi rigidi, abbondantemente fornite di potenti carri T34, temibili  lanciarazzi detti "organi di Stalin", efficienti mitra "Pepescià" (PPSh), cappotti, stivali e copricapi foderati di pelliccia. Oltre allo squilibrio qualitativo e quantitativo delle forze in campo, fu l'imprevidenza dello Stato maggiore del Regio Esercito ed in particolare dei servizi logistici, che, risultando incapaci di assicurare i rifornimenti essenziali alle truppe schierate sul Don, contribuirono in maniera determinante alla catastrofica ritirata ed alla distruzione di 10 tra le migliori divisioni del nostro Esercito. Questo bagaglio di nozioni fa parte ormai dell'immaginario collettivo e viene considerato come verità storica sia dai profani sia dagli storici di professione.

Davvero i servizi logistici fallirono così miseramente in Russia, lasciando decine di migliaia di soldati alla mercé dell'inclemenza del clima? Limitando in questa sede la trattazione al servizio di commissariato, branca vestiario ed equipaggiamenti, davvero lo Stato maggiore del Regio Esercito fu così negligente da non studiare per tempo i provvedimenti necessari al CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) prima e all'ARMIR (Armata Italiana in Russia) nel secondo inverno in Russia per affrontare il gelo e le temperature glaciali caratteristiche del fronte orientale?

Radiofonisti del battaglione alpini sciatori "Monte Cervino" con equipaggiamento da neve. Nel settembre 1942 vennero emanate le Norme per la conservazione e il buon funzionamento dei materiali per le trasmissioni nei climi freddi (AUSSME).

Già nel corso della campagna di Grecia, l'equipaggiamento del fante italiano aveva mostrato gravi deficienze, che causarono 12.300 casi di congelamento su un totale di 63.000 feriti In Russia morirono quasi tutti i soldati italiani di freddo e di fame.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

poracci uccisi dal freddo

Anonimo ha detto...

Speriamo che il governo mandi in Ucraina soldatì co le scarpe bone .....