venerdì 24 gennaio 2025

LIBRI. Quando il calcio combatteva i nazisti

 ato dagli Australian Open: l’infortunio, i fischi del pubblico, la difesa di Zverev

Ferdinando Valletti, il calciatore del Milan che sopravvisse ai campi nazisti e salvò i suoi compagni giocando a calcio con le SS

di Luca Mastrantonio

A Gusen scavava gallerie: pesava 39 chili ed era senza scarpe, ma riuscì a convincere il kapò che sapeva giocare a calcio. Poi, dalle cucine, portava resti di cibo agli altri operai-schiavi. Il libro della figlia Manuela

In «fuga per la vittoria» dai lager nazisti Le partite con le Ss del milanista Valletti
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«Mio padre non era un eroe della Resistenza quando fu arrestato, eroe lo divenne dopo, nel campo di concentramento, salvando sé stesso e aiutando alcuni suoi compagni di prigionia». A parlare è Manuela Valletti Ghezzi, figlia di un giocatore del Milan scampato ai lager nazisti, Ferdinando Valletti (classe 1921), a un incontro nella sede rossonera organizzato dal Club e dalla Fondazione Milan, in occasione della Giornata della memoria, aperto al settore giovanile, rappresentato dalla Primavera femminile, e a tutto l’universo di Casa Milan. A sorpresa, a salutare Manuela, è arrivato anche Franco Baresi.

Ferdinando Valletti è stato un mediano approdato al Milan all’inizio degli anni 40, dopo aver giocato nell’Hellas Verona, città natale, e nel Seregno. A Milano lavorava all’Alfa Romeo. Era un casciavit, un operaio. Un infortunio al menisco ne compromise la carriera al Milan, ma il suo talento gli ha salvato la vita.

Alla vigilia dello sciopero del 1° marzo 1944, che avrebbe bloccato le fabbriche del Nord dell’Italia repubblichina in mano ai tedeschi, il 23enne Valletti, appena sposato, fu arrestato per volantinaggio e portato assieme ad altri compagni di fabbrica a San Vittore. E poi, al binario 21 della stazione Centrale, su un treno diretto al campo di Mauthausen, senza che la famiglia sapesse nulla, tantomeno la moglie, incinta di Manuela, la figlia conosciuta dopo la Liberazione, che a questa storia ha dedicato il libro Deportato I 57633 . Voglia di non morire.

Valletti fu smistato con altri compagni di fabbrica a Gusen, un sotto-campo dove scavava gallerie tra le pietre. Lì conobbe Aldo Carpi. Il pittore — è lui stesso a raccontarlo nel diario — era anziano, se non fosse stato per l’aiuto di Valletti sarebbe morto.

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