Storie
A soli 25 anni guida una delle gelaterie più interessanti della Val d’Orcia
La storia di Lia Biagiotti, 25 anni, che guida gelateria, pasticceria e cioccolateria di famiglia unendo tecnica moderna, memoria del territorio e una visione precisa
- 16 Novembre, 2025
A Pienza, dove la Val d’Orcia si stringe nelle vie di pietra e il profumo del pecorino si mescola a quello dei forni, c’è un indirizzo che negli ultimi dieci anni ha trovato una sua identità precisa. È Fredo, gelateria, pasticceria e cioccolateria aperta nel 2013 dai fratelli Biagiotti: Alfredo, Samuele e Alberto. Nato come punto vendita che proponeva gelato prodotto altrove, presto si è trasformato in un laboratorio proprio con una produzione interna che oggi è nelle giovani e capaci mani di Lia Biagiotti, classe ’99, nipote di Alfredo (il “Fredo” che dà il nome al locale).
La sua formazione è solida e moderna: Scuola Tessieri di Ponsacco, corsi di alta pasticceria e cioccolateria, e uno stage accanto a Rossano Vinciarelli, campione del mondo di pasticceria 2014. «La prima cosa che ho imparato è l’umiltà nel lavoro», racconta. «E da Vinciarelli mi porto dietro l’eleganza del gesto: anche la cosa più semplice deve essere fatta in modo pulito». Questa misura si ritrova nei gelati: profili nitidi, senza sovrastrutture con gusti legati alla stagionalità come zucca e cannella che sorprende per equilibrio, o cantucci e Vin Santo che richiama il territorio, mentre la Crema Fredo — vaniglia e zest di limone — tiene insieme classicità e freschezza.
Entrata in laboratorio nel 2019, Lia porta una visione che unisce tecnica e memoria familiare. Il dolce che sente più suo è una bavarese al pistacchio con gelée di lampone e pralinato di nocciole: immediata, essenziale, personale. «Mi piace il contrasto tra dolcezza e acidità» spiega. «È un po’ la mia firma».
La torta Pia è invece un lavoro di recupero, di archeologia dei sapori: «Il vecchio forno del paese faceva un mandorlato che non esiste più» spiega Lia. «Sono partita dai racconti di mio zio e di mio padre, cercando di capire com’era. Ho scelto la pasta di mandorle e ho ricostruito l’interno recuperando i gusti che ricordavano quel dolce di un tempo». I cantucci, fin dall’inizio filo conduttore della produzione, affiancano versioni classiche a varianti dolci come quella al cacao arancia e pepe o salate come quelle al pecorino di Pienza o all’aglione. «Pensato per l’aperitivo, con un prosecco o un salume. Ha un’impronta totalmente salata». Un gesto semplice ma eloquente: sperimentare senza tradire il territorio.
Accanto a gelati e biscotti c’è la piccola cioccolateria, lavorata con rigore: formati essenziali, cremini, tavolette ottenute da cioccolati selezionati e arricchiti con spezie o frutta secca, senza estetismi superflui. «La differenza sta nella materia prima» dice Lia. «E nel modo in cui scegli di lavorarla: niente scorciatoie».
Con Lia in laboratorio e il cugino Ugo, classe 2002, a seguire la parte commerciale e logistica, Fredo si prepara al trasferimento in uno spazio più grande, con l’idea di crescere restando a Pienza. «Non vivrei altrove», spiega. «E spero di costruire uno staff appassionato. È fondamentale». Non semplice, ammette: «È difficilissimo trovare ragazzi davvero interessati


