Un lunghissimo applauso ha salutato l'ultima fatica del Teatro Povero di Monticchiello, capace ogni anno di risorgere dagli eventi catastrofici di un mondo divenuto difficile da vivere e da interpretare. Un autodramma da vedere.
Si parte con un delizioso 'duetto' storico : siamo nel 1956 e i carriarmati di Stalin invadono Budapest. Il movimento operaio e contadino si divide. I 'pacifsti' di allora, soprattutto le donne, sono contro il 'dictat' del Partito, che saluta i carriarmati 'liberatori' che fucilano Nagy comunista 'moderno' ( Napolitano.. bene-dicebat) . I Democristiani si stringono a coorte con il Prefetto e Don Camillo e paventano la Rivoluzione dalla Trincea Postale. La bandiera della Pace delle donne viene riposta per ordini superiori. L'Italia del piccì e della diccì guida il 'progresso' verso il 'benessere' il consumismo e l'omologazione. Passa la Storia sopra il tempo 'lucciole' e si arriva ai giorni più vicini a noi. Tempi difficili in cui torna la 'guerra' ancora una volta dall' Est e nel mondo ci si interroga di nuovo. Pace o guerra (di liberazione)? Con gli invasori o con gli invasi? Intanto il mondo scivola lentamente e drammaticamente in un medioevo prossimo venturo in una transizione alla povertà, alla frugalità, alla solitudine, al freddo. Il chiù torna a cantare sui tetti. Un monito o una celebrazione ? Difficile stabilirlo. Talvolta nella vita può anche capitare di scoprire la serenità e la salvezza dentro all'orrore del presente. Chissà..
(fp)
Nessun commento:
Posta un commento