Dovrebbero essere almeno 1.750 ma nessun privilegio per i senesi. E i 2mila dipendenti di Siena guardano con timore al loro futuro

Monte dei Paschi assumerà, anzi ha promesso di assumere perchè il tavolo previsto per settembre ancora non è stato aperto, 1.750 nuovi dipendenti, ma di questi posti di lavoro Siena non beneficerà. Sono finiti i tempi di un concorso all’anno con la quota maggioritaria destinata a Siena, Grosseto e figli di dipendenti. Ormai la Banca è in tutto e per tutto sottoposta alle regole statali che escludono le selezioni per provenienza, quindi concorso nazionale con vincolo di assegnazione nelle aree che hanno maggiore criticità per mancanza di personale, e Siena non è tra queste, anzi. Ci potranno essere aree del sud Italia, o molto a nord, ma la Toscana sicuramente no. Probabilmente non sarà più sufficiente il diploma, come un tempo, ma sarà necessario essere laureati anche per fare il cassiere.

Se a Siena qualcuno sperava ancora nel posto in banca, è bene che si metta l’animo in pace. Dal 1977, data del primo concorso, al 2007, con scorrimento della graduatoria fino al 2009, la Banca cittadina ha dato lavoro a circa 3000 senesi. Un serbatoio di lavoro sicuro che è venuto a mancare e che oggi, a distanza di 16 anni, non è stato sostituito con niente altro. E, dei senesi assunti ai tempi d’oro, oltre un migliaio sono ancora costretti ad una vita da pendolare, perché le possibilità di rientrare a Siena sono pressoché zero. Ma in tempo di vendite di quote, esiste un rischio ancora maggiore. “Il nostro obiettivo – spiega Marco Galati della First Cisl territoriale di Siena – deve essere la salvaguardia del marchio della Banca e, soprattutto il mantenimento della sede centrale a Siena. Lo spostamento in altra città significherebbe lo smembramento anche della direzione”.

Il pericolo non è ancora passato ed il 2024 sarà decisivo, perché una cosa è quindi essere venduti, meglio a spezzatino come è avvenuto con la vendita del 25% andata in mano a circa 150 investitori istituzionali italiani e stranieri, tutta un’altra l’inglobamento da parte di un unico soggetto bancario. Sono 2mila i dipendenti tra Rocca Salimbeni, San Miniato e viale Mazzini, una cinquantina quelli all’ex centro elettronico, palazzone enorme praticamente vuoto. Il loro destino si gioca con le prossime mosse della vendita che riguarda il 38% circa del capitale, che poi non costerebbe neppure una follia. Con la vendita del 25% lo Stato ha incassato 920 milioni di euro, e se vendesse il restante allo stesso prezzo, e l’acquirente fosse un unico soggetto bancario, sarebbero sufficienti 1,5 miliardi per diventarne proprietario e decidere il futuro di marchio e dipendenti.

Certo il salvataggio del Monte dei Paschi allo Stato italiano verrà a costare non poco: se i prezzi di vendita fossero questi, la rimessa, a fronte di un investimento di 7 miliardi di euro, sarebbe di circa 4,6 miliardi di euro.