domenica 23 marzo 2025

A GIANCARLO

 A Giancarlo. In memoria.

di Laura Paolino


Il mio più antico ricordo di Giancarlo Bastreghi risale al 2009, quando in

un piovoso pomeriggio di novembre, durante una breve trasferta a Pienza per

visitare l’esposizione di dipinti di Romea Ravazzi, entrai nel suo negozio di

antiquario non senza un certo disagio e imbarazzo. Le ragioni di questa

disposizione di spirito nascevano da un senso di colpa e di vergogna. La

mostra della Ravazzi mi era sembrata bellissima. Tante tele, tanti oggetti

appartenuti alla pittrice, tanti documenti, lì raccolti e accuratamente illustrati,

restituivano per la prima volta, con rigore e passione, il ritratto morale e

culturale di un’artista poco conosciuta, minore, sì, ma senz’altro degna di

essere riscoperta.

La zia Remì (questo il nome con il quale era nota a Pienza) aveva fatto,

in un certo senso, parte di alcune famiglie pientine, presso le quali aveva

trovato ospitalità. Tra queste c’era anche la famiglia di mio nonno. Era

dunque un po’ anche mia parente. Da quando avevo memoria ricordavo il

ritratto baffuto del mio trisavolo Adamo Grappi, dipinto dalla Ravazzi, fare

bella e austera mostra di sé nel piccolo salotto di casa. Il nonno mi

raccontava, quasi come fosse una novella, che la pittrice aveva scommesso

con Adamo che senza alcun dubbio sarebbe stata capace di distinguerlo dal

fratello gemello. Quel burlone del trisavolo, allora, le aveva proposto di fargli

un ritratto. La pittrice aveva accettato e i due gemelli si erano divertiti a

presentarsi a turno alle sedute di posa, per un mese intero, senza che la

povera Ravazzi si accorgesse dello scambio di persona. Solo a lavoro finito

le si erano parati davanti entrambi, vestiti allo stesso modo, e, trionfanti e

sornioni, avevano svelato l’inganno. Remì, incredula, si era dichiarata

sconfitta. Quella storiella familiare, che tanto faceva ridere i nonni, a me

invece faceva uno strano effetto. Mi chiedevo, infatti, con sgomento, di chi

fosse allora il ritratto in salotto: di Adamo? del fratello? di entrambi?

Giancarlo, che della mostra era stato uno degli organizzatori, aveva

lavorato a lungo e intensamente alla ricerca dei dipinti che la Ravazzi aveva

lasciato, un po’ in varie parti d’Italia, come pure a Pienza. Con la sua

straordinaria pervicacia e il suo entusiasmo aveva convinto i collezionisti

privati a prestare i loro quadri di famiglia per l’esposizione, vincendo anche le

loro resistenze a toglierli per quell’occasione dalle loro cornici, perché è

senza cornice che si valorizza l’opera di un pittore.


Alla mia famiglia aveva telefonato nei mesi precedenti all’inaugurazione

della mostra, quando era in corso anche l’allestimento dell’importante

catalogo che l’avrebbe accompagnata, per chiedere la concessione del

ritratto di Adamo. Ci trovavamo allora in un momento di grave difficoltà per

questioni di salute della nonna (che di lì a poco sarebbe venuta a mancare) e

ci fu impossibile venire incontro, per ragioni logistiche e organizzative, alla

richiesta di Giancarlo.

Quanto fosse stata infelice quella decisione, seppure obbligata, me ne

ero accorta all’uscita dalla mia visita alla mostra. Giancarlo, infatti, era riuscito

a ottenere in prestito, dalla famiglia che lo possedeva, il ritratto del gemello di

Adamo (perché la Remì, per fare ammenda, aveva poi dipinto anche l’altro

fratello) e sarebbe stato un vero coup de théâtre presentare insieme la coppia

dei dipinti, gemelli come i loro soggetti. Solo allora, vedendo in mostra il

ritratto del fratello del trisavolo, avevo ricordato la fine della storiella che il

nonno mi raccontava. Remì, scornata dai due buontemponi paesani, aveva

proposto al fratello di Adamo di ritrarre anche lui, ma, a quel punto, usando

come modello il dipinto appena terminato.

Con il capo cosparso di cenere ero, dunque, entrata quel pomeriggio

nella bottega antiquaria di Giancarlo, per congratularmi per la mostra,

scusarmi ancora per la mancata concessione del nonno Adamo, e infine per

acquistare l’importante catalogo. Giancarlo mi accolse con la schiettezza e la

sobrietà di modi che gli appartenevano e, bontà sua, volle regalarmi quel

prezioso catalogo. La conversazione si protrasse per quasi un’ora e mi fu

subito chiaro che quell’affabile e loquace signore che avevo davanti non era

solo un antiquario, seppur antiquario di razza, ma un raffinato e competente

storico dell’arte, un cultore ineguagliabile delle memorie locali.

Da allora le nostre frequentazioni furono costanti, soprattutto nelle estati

pientine. Da quando aveva cessato, non senza una certa malinconia, la sua

attività professionale, il suo punto preferito di osservazione della vita paesana

era diventato il caffè Il Giardino, dove amava conversare con gli habitué di

quel bar. Ci incontravamo, quasi sempre per caso, o lì o in piazza Dante e

parlavamo di tutto. Aveva sempre qualche progetto per le mani, mostre di

pittori da organizzare, libri da presentare, personalità del mondo dell’arte o

della cultura da incontrare per mettere in cantiere qualcosa, e via dicendo. Lo

assisteva una memoria prodigiosa e sapeva tutto, soprattutto della storia di

Pienza. A lui, direttamente o tramite Fabio Pellegrini, mi sono rivolta spesso

per avere lumi quando preparavo la pubblicazione dei racconti pientini di mio

nonno Anselmo Grappi, dove si parla di fatti e personaggi del primo

Novecento.


Come non ricordare poi il ruolo che ebbe nel recupero e

nell’acquisizione alla Fondazione San Carlo Borromeo delle carte e dei

manoscritti di Stefano Tuscano? Un’operazione di politica culturale di grande

lungimiranza, che deve il suo felice esito proprio all’intuizione e

all’instancabile operato di Giancarlo. E quando fui cooptata nel progetto di

recupero e valorizzazione dell’Archivio di Stefano Tuscano Giancarlo

divenne, per me e per tutti gli studiosi poi coinvolti nell’edizione delle opere

dello scrittore, un punto di riferimento costante, una rassicurante stella polare

nella navigazione, spesso tempestosa, attraverso i meandri della vita di quel

pientino, come la Ravazzi, tutto da riscoprire.

Negli ultimi tempi, senza abbandonare il nostro scrittore, Giancarlo era

tornato alle sue passioni artistiche per la pittura, soprattutto in occasione delle

mostre pientine dedicate ad Aleardo Paolucci e a Dario Neri e Mario Luzi.

Con Giancarlo, che troppo presto ci ha lasciato, se ne va un acuto e

intelligente testimone della vita culturale pientina di un lungo tratto del

Novecento e dell’inizio di questo nostro secolo. Resterà, però, indelebile nella

nostra memoria, il ricordo di un amico impareggiabile, di un affabulatore

portentoso e ammaliante.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio a nome della mia famiglia tutta per queste parole che ricordano il nostro babbo con affetto. Stella Bastreghi

Andrea Benocci ha detto...

Considero Gian Carlo un amico mio personale e della mia famiglia. Fu lui infatti ad avere l'originale curiosità - e soprattutto la perseveranza - di investigare la vita e le opere del mio nonno paterno Stefano Benocci "Tuscano". Da questo si originarono poi ben due convegni in Pienza , nel 2019 e nel 2022. In quest'ultima occasione, feci presente a tutti che Gian Carlo era il "primo mobile" di quanto appunto seguì. Confermo assolutamente. Mi piace credere che il nonno Stefano sia tra coloro che l'hanno accolto dove è ora. Un abbraccio a tutta la famiglia, a cominciare da Stella, che conobbi per alcuni minuti proprio nel 2022.

Andrea Benocci ha detto...

Considero Gian Carlo un amico mio personale e della mia famiglia. Fu lui infatti ad avere la curiosità e la perseveranza di investigare la vita e le opere del mio nonno paterno Stefano Benocci "Tuscano". Da quella lunga e per nulla facile ricerca nacquero due convegni, nel 2019 e 2022. Nel corso di quest'ultimo, di fronte a tutti dissi a Gian Carlo che lui era il "primo mobile" di quanto appunto seguì. Confermo assolutamente. Mi piace credere che il nonno Stefano sia tra coloro che l'hanno accolto dove è ora. Un abbraccio alla famiglia, a cominciare da Stella, che conobbi per qualche minuto proprio nel 2022.

Fabio Pellegrini ha detto...

Il Blog ringrazia l'amica Laura per questa testimonianza ricca di affetto. Non avremmo mai voluto tutti noi amici di Giancarlo commentare la sua scomparsa improvvisa. Anche recentemente ad una riunione della Ass. Letteraria S. Tuscano Giancarlo era intervenuto come consigliere per fare proposte di iniziative. Poi un giorno ho ricevuto un suo messaggio in cui mi diceva : 'Non posso venire alla riunione, ho avuto un incidente e sono in ospedale..' Nessuno di noi pensava che sarebbe potuta finire così la sua vita molto attiva insieme a noi tutti sui temi 'pientini' a noi cari. Oggi sentiamo un grande vuoto per la sua mancanza e soprattutto per il contributo che aveva promesso alle iniziative letterarie in cantiere. Una vera iattura. Lui come molti di noi non era più giovane, ma la sua passione era 'giovane' e contribuiva non poco a mobilitare le energie pientine necessarie alla ricerca storica patria. In questi giorni tristi non possiamo fare altro che unirci al ricordo di tutti di una persona che a Pienza ha dato molto nel corso della sua vita, Ciao Gianca !!!!