La coincidenza fra l’imminente 25 Aprile e il Liberation day di Trump, erede dei nostri liberatori del ‘45, è inquietante, va di moda dire distopica. Eppure spiegabile, secondo Alessandro Portelli – storico, americanista, autore di «L’ordine è già stato eseguito», saggio su via Rasella e pietra miliare per le polemiche contro i Gap – perché la matrice dell’idea di libertà è diversa fra l’Europa e gli Usa.

Il giorno della Liberazione dell’Europa dal nazifascismo, anche grazie all’America, lì diventa il giorno d’inizio di una guerra commerciale con il resto del mondo. Un ribaltamento, per la storia Usa?

Non del tutto. Le destre liberali hanno rovesciato il concetto, la intendono come libertà dell’individuo da qualunque rapporto sociale. Per noi “libertario” significa anarchico, negli Usa il Libertarian party è un partito ultraliberista di ultradestra. Dunque Liberation day per gli Usa adesso significa: finalmente ci liberiamo degli intralci e delle imposizioni che ci vengono dal resto del mondo. Ci sono lunghe radici storiche dietro questa torsione finale: la libertà della Dichiarazione di indipendenza americana attiene fin dall’inizio all’individuo, mentre nella Rivoluzione Francese la libertà è legata ai rapporti sociali, uguaglianza e fratellanza.