IRMA RICHTER ANGHEBEN
Muckemberg 09/02/1905 - Monticchiello 20/11/1976
Antefatto
Nella primavera del 1944, il conflitto imperversava ancora
in Europa e nella val d’Orcia si combatteva la guerra
partigiana, in attesa del fronte di liberazione che sarebbe
arrivato pochi mesi dopo.
In questo clima difficile della nostra storia, dove giovani
vite si sacrificarono con ansia di riscatto contro il fascismo,
avvenne la “battaglia di Monticchiello”.
Il 6 aprile 1944, approfittando delle mura medioevali del
borgo e de “l’appoggio popolare dei monticchiellesi”1
, un
gruppo di 70 partigiani2
respinse con le armi l’offensiva di
un più nutrito gruppo di militi della guardia repubblicana,
costituita dopo l’8 settembre, e li costrinse alla fuga.
Una lunga storia di sofferenze e di eroismi aveva già reso
famosa questa fortezza senese di confine (il mai dimenticato
‘Monteflagello’), che respinse le truppe spagnole nella
Guerra di Siena nel sec. XVI, in un ultimo bagliore di libertà
dell’antica Repubblica. Quattrocento anni dopo quella
battaglia per la libertà, sostenuta nel corso di un lungo
assedio, quest’altro episodio tornò di nuovo ad onorare le
mura di Monticchiello con una contesa il cui prezzo non fu
poco, poiché due giovani partigiani vi persero la vita: Mario
Mencattelli e Marino Cappelli.
Venerdì Santo 1944
Questi sono i precedenti dell’episodio che subito dopo
segnò la comunità di Monticchiello e la giovane donna
tedesca Irma Richter Angheben che salvò la popolazione
da un eccidio promesso, e che oggi verrà ricordato con la
dedica di una via di Monticchiello a nome di costei. Una
maniera giusta per scolpire in una pietra quello che in modo
indelebile è da tempo impresso nella memoria di questa
collettività.
“Il giorno successivo alla battaglia di Monticchiello accadde
quello che molti fra i partigiani si aspettavano: il paese
fu occupato dalle truppe tedesche. Sembra che la milizia
fascista non volendo ripresentarsi nella zona dopo la disfatta
subita, abbia chiesto al comando tedesco di intervenire,
puntando su una rappresaglia che avrebbe dovuto
vendicare l’affronto subito dall’autorità ‘repubblicana’.
Nel ‘rapporto Zolese’ del 10 aprile si trova scritto che i tedeschi furono interessati all’azione contro Monticchiello al fine di bombardare il castello se la presenza partigiana fosse stata ancora presente nel luogo. Nella prima mattina del Venerdì Santo di quell’anno, era il 7 aprile, i tedeschi occuparono il paese, salirono di casa in casa e fecero uscire tutti concentrandoli alla porta principale del castello e mostrando l’intenzione di fucilare tutti. Per buona fortuna degli abitanti di Monticchiello abitava nella casa di fattoria degli Angheben la signora Irma Richter, tedesca, che aveva sposato il dott. Franco Angheben, membro della famiglia possidente. Costei parlò a lungo con gli ufficiali insieme al parroco di Monticchiello Don Marino Torriti, cercando di convincere i connazionali del fatto che la popolazione del luogo aveva subito la presenza dei partigiani senza collaborare con loro. La giovane signora riuscì nel suo intento e così i tedeschi, che non erano stati coinvolti nell’azione del giorno precedente con perdite dirette, decisero di andarsene, liberando tutti i cittadini messi al muro con cattive intenzioni. La paura della popolazione fu tanta, ma per una volta l’incursione tedesca si potè concludere senza vittime. Il giorno 10 aprile, nel diario di Iris Origo si trova annotato: “La mattina dopo – Venerdì Santo – la popolazione di Monticchiello è stata destata di soprassalto da colpi dati contro le porte delle case; truppe tedesche venute da Chianciano (convocate per telefono dai fascisti in ritirata) sono entrate in paese, hanno buttato fuori di casa tutti gli abitanti e perquisito ogni casa, senza trovare un solo partigiano o un solo fucile”.3 Intitolazione di una via di Monticchiello a Irma Richter Angheben Dopo tanti anni trascorsi, questo riconoscimento attribuito alla signora Irma Richter, si traduce in una iniziativa di importanza civile e storica: la dedica da parte del Comune di Pienza di una via al nome dell’eroica signora che impedì con il suo intervento che ancora una strage si aggiungesse ai tanti eccidi commessi in Italia dall’occupazione nazifascista. Un grande riconoscimento che celebra oggi la continuità nel nostro territorio di una tradizione di libertà e di umanità che è sempre stata superiore alle divisioni e che ha incontrato in figure femminili esempi di grande prestigio: insieme a Irma Richter è opportuno ricordare la figura di Iris Origo attiva in quell’epoca alla Foce. Il gesto di Irma Richter Angheben fu ispirato, come ricordano le memorie, da un sentimento di comunità presente nel tessuto sociale di Monticchiello, cresciuto nei rapporti umani, individuali e sociali quotidiani, tali da spingere la signora di nazionalità tedesca a gettarsi spontaneamente nell’impresa di dissuadere i suoi connazionali dal compiere una strage, rischiando lei stessa in momenti tanto difficili, per la sua persona. Nell’archivio storico del Comune di Pienza è presente la documentazione nella quale i partigiani della Formazione Mario Mencattelli riconoscono nel dopoguerra l’aiuto fornito ai partigiani anche da parte del marito della signora, Franco Angheben, al tempo Podestà di Pienza, che per parte sua operò per evitare sofferenze alla popolazione e ai combattenti. Quello che anche nei periodi più bui della nostra storia e nei momenti tragici in cui spiravano solo venti di morte ha potuto salvaguardare un residuo sentimento di umanità e di amore è stata spesso l’idea di Comunità e l’idea di Società che non è stata mai dispersa dalla guerra e che come a Monticchiello è sopravvissuta nella popolazione, animata da un senso antico di solidarietà e estranea alle contese della contingenza politica e storica attraversata. Questa lapide apposta dal Comune di Pienza in una strada di Monticchiello si propone di mantenere il ricordo di un antico gesto di umana solidarietà, il quale sia anche oggi un ammonimento per il mantenimento della pace fra i popoli, per diffidare sempre della guerra come atto di risoluzione dei conflitti politici, per esaltare l’umanità e la solidarietà reciproca come l’unico strumento eternamente valido e necessario per far crescere una Comunità.
Nel ‘rapporto Zolese’ del 10 aprile si trova scritto che i tedeschi furono interessati all’azione contro Monticchiello al fine di bombardare il castello se la presenza partigiana fosse stata ancora presente nel luogo. Nella prima mattina del Venerdì Santo di quell’anno, era il 7 aprile, i tedeschi occuparono il paese, salirono di casa in casa e fecero uscire tutti concentrandoli alla porta principale del castello e mostrando l’intenzione di fucilare tutti. Per buona fortuna degli abitanti di Monticchiello abitava nella casa di fattoria degli Angheben la signora Irma Richter, tedesca, che aveva sposato il dott. Franco Angheben, membro della famiglia possidente. Costei parlò a lungo con gli ufficiali insieme al parroco di Monticchiello Don Marino Torriti, cercando di convincere i connazionali del fatto che la popolazione del luogo aveva subito la presenza dei partigiani senza collaborare con loro. La giovane signora riuscì nel suo intento e così i tedeschi, che non erano stati coinvolti nell’azione del giorno precedente con perdite dirette, decisero di andarsene, liberando tutti i cittadini messi al muro con cattive intenzioni. La paura della popolazione fu tanta, ma per una volta l’incursione tedesca si potè concludere senza vittime. Il giorno 10 aprile, nel diario di Iris Origo si trova annotato: “La mattina dopo – Venerdì Santo – la popolazione di Monticchiello è stata destata di soprassalto da colpi dati contro le porte delle case; truppe tedesche venute da Chianciano (convocate per telefono dai fascisti in ritirata) sono entrate in paese, hanno buttato fuori di casa tutti gli abitanti e perquisito ogni casa, senza trovare un solo partigiano o un solo fucile”.3 Intitolazione di una via di Monticchiello a Irma Richter Angheben Dopo tanti anni trascorsi, questo riconoscimento attribuito alla signora Irma Richter, si traduce in una iniziativa di importanza civile e storica: la dedica da parte del Comune di Pienza di una via al nome dell’eroica signora che impedì con il suo intervento che ancora una strage si aggiungesse ai tanti eccidi commessi in Italia dall’occupazione nazifascista. Un grande riconoscimento che celebra oggi la continuità nel nostro territorio di una tradizione di libertà e di umanità che è sempre stata superiore alle divisioni e che ha incontrato in figure femminili esempi di grande prestigio: insieme a Irma Richter è opportuno ricordare la figura di Iris Origo attiva in quell’epoca alla Foce. Il gesto di Irma Richter Angheben fu ispirato, come ricordano le memorie, da un sentimento di comunità presente nel tessuto sociale di Monticchiello, cresciuto nei rapporti umani, individuali e sociali quotidiani, tali da spingere la signora di nazionalità tedesca a gettarsi spontaneamente nell’impresa di dissuadere i suoi connazionali dal compiere una strage, rischiando lei stessa in momenti tanto difficili, per la sua persona. Nell’archivio storico del Comune di Pienza è presente la documentazione nella quale i partigiani della Formazione Mario Mencattelli riconoscono nel dopoguerra l’aiuto fornito ai partigiani anche da parte del marito della signora, Franco Angheben, al tempo Podestà di Pienza, che per parte sua operò per evitare sofferenze alla popolazione e ai combattenti. Quello che anche nei periodi più bui della nostra storia e nei momenti tragici in cui spiravano solo venti di morte ha potuto salvaguardare un residuo sentimento di umanità e di amore è stata spesso l’idea di Comunità e l’idea di Società che non è stata mai dispersa dalla guerra e che come a Monticchiello è sopravvissuta nella popolazione, animata da un senso antico di solidarietà e estranea alle contese della contingenza politica e storica attraversata. Questa lapide apposta dal Comune di Pienza in una strada di Monticchiello si propone di mantenere il ricordo di un antico gesto di umana solidarietà, il quale sia anche oggi un ammonimento per il mantenimento della pace fra i popoli, per diffidare sempre della guerra come atto di risoluzione dei conflitti politici, per esaltare l’umanità e la solidarietà reciproca come l’unico strumento eternamente valido e necessario per far crescere una Comunità.
1 commento:
una bella iniziativa, bravi!!
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