Non è un Paese per mamme. In Italia è sempre più difficile per le donne che lavorano bilanciare la professione con la gestione della famiglia. Al Sud lo è ancora di più. È quanto emerge dal rapporto di Save the Children Le equilibriste. La maternità in Italia, diffuso in vista della Festa della mamma. Lo studio contiene un focus con la classifica, elaborata dall’Istat per Save the Children, delle regioni italiane dove è più o meno facile avere figli, con le Province autonome di Bolzano e Trento sul podio e la Campania fanalino di coda.
Attraverso 11 indicatori, si analizza la condizione delle madri rispetto a tre diverse dimensioni, la cura della famiglia, il lavoro femminile e i servizi offerti sul territorio. Su quest’ultimo fronte è il Lazio a cavarsela peggio. Il rapporto finisce per evidenziare anche i principali mutamenti che hanno interessato la condizione delle madri dal 2004 a oggi. “È inammissibile che in un Paese dove il numero di nuovi nati è in costante diminuzione, si riservi così poca attenzione, al di là della retorica, alla maternità e che le mamme debbano affrontare in solitudine continui ostacoli legati alla cura dei figli così come alla conciliazione della vita familiare e professionale”, spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa dell’organizzazione. Proprio ieri Save the Children ha inaugurato nelle cliniche San Pietro di Sassari, nono centro in Italia, il progetto Fiocchi in ospedale. Si tratta di uno spazio d’incontro tra professionisti di settore per neomamme dove trovare sostegno alla gravidanza, consigli e indicazioni perché il bambino fin dai primi giorni sia accolto in un ambiente sano e protetto.

I DATI SULLA MATERNITÀ IN ITALIA – Le donne decidono di mettere su famiglia sempre più tardi (l’Italia è in vetta alla classifica europea per l’età al primo parto con una media di 31 anni) e rinunciano sempre più spesso alla carriera professionale quando si tratta di dover scegliere tra lavoro e impegni familiari (il 37% delle mamme tra i 25 e i 49 è inattiva). Tra le cause la consapevolezza di una scarsa o inesistente rete per la prima infanzia e poco sostegno per le donne che decidono di diventare madri.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La denatalità ha toccato un nuovo record, registrando la nona diminuzione consecutiva dal 2008: le mamme italiane hanno pochi figli, con un numero medio per donna pari a 1,34, che torna ai livelli del 2004. Un dato negativo che si accompagna a quello sul tasso di disoccupazionedelle madri, tra i più alti in Europa, dovuto a discriminazioniradicate nel mondo del lavoro, forte squilibrio nei carichi familiari tra madri e padri e poche possibilità di conciliare gli impegni domestici con il lavoro, a partire dalla scarsissima offerta di servizi educativi per l’infanzia