Sui finanziamenti della Fondazione Alleanza nazionale a sigle di estrema destra e associazioni dell’area no vax in piena pandemia è calato il silenzio. Dopo le inchieste del Domani e di Repubblica che hanno raccontato le spese della cassaforte che gestisce il patrimonio dell’ex Msi, poi Alleanza nazionale, da parte del partito della premier Giorgia Meloni nessun commento. E sottovoce difese d’ufficio sottolineando che «non è un problema di Fratelli d’Italia perché nella Fondazione siedono tutte le anime della destra che si rifanno all’Msi». E subito si cita quindi la presenza nel consiglio di amministrazione dell’ente anche di volti come l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno o del senatore forzista Maurizio Gasparri.

Ma si tratta di una difesa debolissima: perché a ben vedere dai curriculum di chi non solo siede nel consiglio di amministrazione, ma siede anche nella società controllata che gestisce gli immobili (il vero tesoro) emerge con chiarezza come Fratelli d’Italia abbia messo le mani nel cuore della Fondazione e nei suoi gangli vitali da tempo. Un’azione partita ben prima della vittoria alle elezioni del 2022 che ha portato la leader del partito alla poltrona principale di Palazzo Chigi