sabato 10 agosto 2024

TEATRO POVERO : IL VELO DELLA SPOSA.





 MONTICCHIELLO. Gli 'scherzi' della Storia! Può capitare talvolta ad ognuno di noi che da protagonisti si possa degradare al ruolo di comparse e che da sottoposti ci si scopra alla fine  impresari  di successo. Alla coerenza sociale e politica resta solo la palma vana del 'migliore in campo'. Ma la Storia continua la sua trebbiatura di vittime senza nulla concedere ai vinti. Un velo di amarezza chiude l' autodramma delle occasioni perdute,oppure delle occasioni prese al volo. A seconda di come lo spettatore si situa nella logica della narrazione. Una famiglia contadina squaderna impietosamente la sua dissoluzione e il miraggio del 'Sol dell'avvenire', si stempera e si dissolve  con la musica degli anni Sessanta. Muta colore  e paesaggio in un'azienda postmoderna specializzata in matrimoni tarocchi per nuovi ricchi del mercato globale, approdati all'assalto della 'valle più bella del mondo' . La scenografia teatrale fa sfilare davanti all' ormai anziano 'capoccia' di un tempo una grottesca truppa di ex protagonisti usciti dalla Storia e gettati in un' arena senza tempo e senza dignità. Anzi, con una rinnovata e pulsante carica di nuovi militanti della sempre più diffusa e onnivora caccia. Quella ai Soldi. Una vena carsica di pessimismo appare e scompare dietro alle quinte. E' il Tempo, che non fa sconti alle buone ragioni di un'epoca rimasta senza  Storia,  cui è stato rubato quasi tutto.Un pubblico assorto e pensoso si scioglie in un lunghissimo applauso. (fp).


La POSTA DEL BLOG.
Inviato da Mariella

Un velo portato dal vento.. L'inizio pare leggero ma s'intrecciano nel corso dell'autodramma contenuti importanti come l'autenticità, la priorità, il senso della vita.
Figure femminili sfumate, velate a confronto con il senso comune ,con
il denaro con l'idea che ne abbiamo comunemente di crescita e sviluppo.
Il maschile ne viene fuori trainante nell'energia ma supportato da forze a volte segrete che s'appigliano a valori generici e ingenuamente semplici.
La complessità è ovunque, se si sa leggere , se c'è una base culturale e chi dice che si può risolvere la vita solo con l'abbandono o con un delitto? Le cose non risolte, sbagliate, galleggiano e ....tornano.
Così Palmira, la protagonista bambina prima e nel secondo tempo ferita rimane ai bordi della scena principale per aver voluto  onorare un fratello "sbagliato". I conti torneranno con la nipote che deciderà di abbandonare  il padre alla sua creatività distruttiva volta all'accumulo di denaro. 
Morale della favola: Sul finale, un bellissimo cervo azzurro proiettato ,ci ricorda che la maestà della natura e' la grande madre che regola i  giochi e che è la nostra coscienza   alla fine ci fa scegliere da che parte stare, facendoci sentire persone non sbagliate.



1 commento:

La zia di Roma ha detto...

Mi è piaciuto