“M. MUSSOLINI- Il figlio del secolo” che non sa ancora fare i conti con la Storia
Martedì 17 Dicembre 2024 di Chiara PavanQualche critico, all’ultima Mostra del cinema, ha definito il Mussolini di Luca Marinelli «la cosa migliore di Venezia 81». Per Marinelli, tuttavia, dar vita, corpo e voce al Duce per i sette mesi delle riprese di “M. - Il figlio del secolo”, sontuosa serie tv basata sul romanzo del premio Strega Antonio Scurati in partenza su Sky il 10 gennaio, è stato davvero difficile: «Io, antifascista convinto, ho dovuto sospendere il giudizio, ed è stato dolorosissimo per me - ha detto poco tempo fa a “Propaganda live” - Ma non ho mai pensato di farne il male assoluto. Credo che definire quelli come lui il diavolo o dei pazzi sia una maniera per allontanarli da noi, e farci sentire salvi. E invece sono persone che vengono da dentro di noi, che sono come noi. Lui ha deciso di essere un criminale e questo è stato. Si è macchiato di crimini orrendi».
IL PROGETTO
Diretta dal visionario regista inglese Joe Wright che ne ha curato la sceneggiatura insieme a Stefano Bises e Davide Serino, “M. - Il figlio del secolo” è un viaggio cupo, feroce e grottesco che, in otto puntate, racconta senza censure l’ascesa del Duce al potere, dando corpo e parola a quell’archetipo umano e politico che da un secolo attraversa le coscienze degli italiani. Una tragedia shakespeariana di alti tradimenti e violenza che vuole restituire il delirio di un’epoca partendo dal 1919, quando Benito Mussolini fonda i Fasci Italiani di combattimento ribadendo «la sapiente brutalità degli uomini forti» in contrasto con la formazione socialista che l’ha deluso, perché mai pronta veramente a fare la rivoluzione. Di qui la decisione di chiamare a sè i reduci mal congedati della prima guerra mondiale, i diseredati e i marginali, convinto che sia «con gli ultimi che si fa la storia»: una parabola ascendente e inarrestabile che arriva in Parlamento e culmina con l’uccisione squadrista di Matteotti, un socialista “in guanti bianchi” capace di metterlo in discussione.
LO SGUARDO
Il Mussolini di Wright e Marinelli si rivolge spesso direttamente al pubblico, e lo si vede nei primi trailer di lancio che girano su Sky, proprio come il mefistofelico presidente Usa Frank Underwood di “House of Cards”: rompendo la quarta parete, il Duce parla senza filtri allo spettatore, «Guardatevi intorno, siamo tra di voi», diventando la cartina di tornasole di un paese che ancora oggi fatica a fare i conti con quel passato. Scegliendo la narrazione in prima persona, Wright separa il Mussolini nella sua perenne messa in scena da quello dei suoi pensieri reali. Un espediente utile a svelare il suo vero punto di vista, là dove i suoi comportamenti verso famiglia, politica, le donne e se stesso sono puntualmente ingannevoli. Il Duce di Marinelli guarda negli occhi lo spettatore, lo corteggia, lo seduce, lo tradisce, lo inganna e lo spaventa, lo minaccia chiedendogli appoggio e complicità finché i propri crimini non diventano talmente evidenti e feroci da rendere impossibile qualunque empatia.
LO SGUARDO
«Abbiamo tutti una grande ignoranza, io per primo, della Storia – diceva Marinelli a Venezia - non abbiamo fatto i conti col passato, la Storia si ripresenta oggi, soprattutto perché non abbiamo davvero conosciuto quello che ci ha preceduto. Per questo contano lo studio, la scuola, la curiosità: conoscere il passato per diventare persone capaci di decidere quel che vogliamo fare». Per prepararsi, «ho attinto dal libro di Scurati, dalle testimonianze video dell’Istituto Luce di quel periodo, anche se erano molto controllate: vediamo solo un aspetto trionfante e glorioso, ma da alcuni dettagli ho colto aspetti di grande violenza che appartenevano a Mussolini. E soprattutto il testo di Ranuccio Bianchi Bandinelli, archeologo che fu costretto a diventare guida quando Hitler venne in visita a Roma: dalla sua descrizione fuori dai denti, da antifascista, vengono fuori particolare su come era veramente». «Credo che lo spettro del fascismo si aggiri ancora per l'Europa – ha poi osservato Antonio Scurati sempre alla Mostra del cinema – ma non sono stato io a evocarlo con il romanzo o Wright con il film. Sono altre forze storiche e altri soggetti. Ciò che l'arte democratica e antifascista può fare non è evocare il fascismo ma disperderlo e fugarlo».
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