Perché il mini taglio Irpef è un’illusione: l’aiuto al “ceto medio” restituisce solo briciole del salasso fiscale dovuto all’inflazione

A leggere la raffica di dichiarazioni trionfalistiche sul “taglio dell’Irpef al ceto medio” arrivate in queste ore da molti esponenti di maggioranza, il contribuente medio potrebbe essersi convinto che l’anno prossimo lo attendano finalmente buste paga più pesanti. La realtà è un po’ diversa. Per riassumere, chi guadagna 40mila euro l’anno si potrà permettere una pizza in più al mese e chi ne prende 55mila avrà ben 36,6 euro in più mensili da spendere a piacimento. Ma il contentino che verrà inserito nella legge di Bilancio arriva dopo che, tra 2022 e 2024, tutti i lavoratori dipendenti con imponibile sopra i 35mila euro hanno subìto per effetto della maxi inflazione degli scorsi anni un salasso fiscale pesantissimo. Che l’intervento annunciato dal governo è ben lontano dal compensare. “Due punti in meno di Irpef di certo non sono sufficienti”, conferma Massimo Bordignon, vicepresidente esecutivo dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica. “Serve una qualche forma di restituzione di quella che è una tassa implicita che migliora i conti pubblici e di cui la gente non si accorge”.
 
 
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