«Può capitare veramente di tutto». La Flotilla pronta a sfidare il blocco navale israeliano
La portavoce Maria Elena Delia: «Non sappiamo come reagiranno le autorità di Tel Aviv. Potremmo essere oggetto di un’intercettazione standard, ci possono essere arresti o espulsioni. Ma non possiamo escludere che Israele ci attacchi in maniera più brutale con l’utilizzo di droni». Domenica salperanno alla volta di Gaza quasi 50 imbarcazioni civili, venti di queste sono italiane
«Non dovremmo aver paura di nulla, perché viaggiamo in acque internazionali con delle piccole barche della società civile. Ma sappiamo bene che in passato Israele ha comunque intercettato e bloccato delle barche e non ci aspettiamo niente di diverso».
A parlare è Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana di Global Movement to Gaza, che ha messo in piedi la Global Sumud Flotilla, la più grande iniziativa mai lanciata sinora per portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, cercando di rompere il blocco navale imposto sull’enclave palestinese da Israele.
Saranno circa 50 le imbarcazioni, per lo più barche a vela in grado di trasportare una decina di persone acquistate con una raccolta fondi da parte degli attivisti, che partiranno da vari porti del Mediterraneo, tra cui Barcellona e Genova. Le prime imbarcazioni della Global Sumud Flotilla partiranno domenica e la partecipazione dell’Italia sarà massiccia, con circa 20 barche che salperanno da alcuni porti siciliani, oltre che da Genova, con a bordo esponenti della società civile, della cultura, parlamentari e anche religiosi, di varie nazionalità. Si riuniranno nei prossimi giorni in un punto non ancora specificato del Mediterraneo con le altre barche provenienti dalla Spagna, dalla Grecia e dalla Tunisia, per poi navigare insieme verso Gaza, assistiti via terra da un team legale, in una missione che presenta molte incognite.
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