giovedì 18 settembre 2025

Il Cardinale di Siena contro Israele.

Primo piano

 «Scellerato ciò che sta facendo Israele Nella caccia ad Hamas fa come Erode»

Il cardinale Lojudice e il primo anno a capo dei vescovi toscani: bilancio in tempi di guerra e non solo

Dio si è fermato a Gaza?

«Dio è in ogni luogo, come insegna il catechismo. Ma capisco il senso della frase di Tomaso Montanari che

conosco bene. Ha ragione: Dio predilige le vittime, gli ultimi. E il comportamento del governo di Israele è

scellerato. Per colpire Hamas uccide tutti i bambini. Come Erode nella caccia a Gesù», risponde il cardinale

Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena Colle di Val d’Elsa Montalcino e vescovo di Montepulciano

Chiusi Pienza. Nato a Roma nel 1964, il cardinale Lojudice è stato eletto presidente della Cet, Conferenza

episcopale toscana, un anno fa, a settembre, al posto del cardinale Giuseppe Betori. Un anno difficile,

segnato dalla morte di papa Francesco, dall’acuirsi delle guerre e della tragedia di Gaza. Tutti temi della

nostra conversazione. Cominciando dal Medio Oriente.

E dall’urgenza della pace. Da ieri sul palazzo arcivescovile di Siena è stato esposto uno striscione con la frase

«Noi crediamo nella pace!». Il cardinale, si ricorda in una nota della curia senese, ha proposto «una

missione possibile: quella di trasformare le vostre scuole, le vostre aule, ogni luogo comunitario, in presidi

di pace in luoghi dove oltre alla giusta formazione umanistica e scientifica si possa diventare campioni del

mondo di speranza».

Eminenza, e della Flotila cosa pensa?

« La loro è una provocazione simbolica ma dall’impronta evangelica: dare da bere e da mangiare agli

affamati. Come diceva papa Francesco se fai qualche volta sbagli, ma se non fai sbagli sempre».

A proposito di papa Francesco le manca molto?

«Manca a tutti. Con me è stato molto generoso. Nel 2015, a 50 anni, mi ha ordinato vescovo. Ricordo che

gli dissi se era sicuro, ritenevo forse di non essere all’altezza, ma lui è stato fermo nella decisione. Poi nel

2020 mi ha nominato cardinale. Qualche giorno prima, mi disse: “Tu domenica a mezzogiorno cosa fai”. E

io: “Non so, forse sarò a celebrare messa”. Fine. Poi la domenica successiva, il 25 ottobre, all’Angelus, con

mia grande sorpresa, annunciò la mia nomina a cardinale».

E papa Leone?

«Si muove nel solco dell’eredità di Francesco per mettere insieme e portare a maturazione le sue tante

istanze di cambiamento».

Un anno alla guida della Cet. Quali sono stati i maggiori problemi riscontrati a livello ecclesiale?

«Principalmente la capacità di parlare e capire il mondo giovanile, attraversato da istanze di grande

generosità ma anche da inquietudini che talvolta possono sfociare anche in violenze, bullismo,

emarginazione. Poi la crisi delle vocazioni. Infine il calo della pratica religiosa legata al grande tema

dell’evangelizzazione: come parlare di Gesù all’uomo di oggi?».

Riguardo alla crisi delle vocazioni, è sempre più dibattuto il tema del sacerdozio delle donne e del

matrimonio dei preti. Cosa ne pensa?

«Falsi problemi. Il tema a me pare un altro: è come si coinvolge il laicato nei ministeri della Chiesa,

rifuggendo dal rischio della clericalizzazione e dell’omologazione».


Nel novembre scorso al nostro giornale lei auspicò un impegno da parte delle diocesi toscane per

l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Come procede?

«Direi positivamente. A Siena ad esempio avevamo un dormitorio con sei posti letto, saliti oggi a sessanta e

anche oltre. Altrettanto avviene a Firenze e in altre diocesi. Tenendo sempre ben fermo il principio che la

Chiesa non deve sostituirsi allo Stato con le sue strutture di bassa accoglienza e integrazione. Noi dobbiamo

intervenire dove il migrante è solo, abbandonato, senza cura».

Come a Vicofaro. Lei definì l’esperienza di don Massimo Biancalani carica di «tratti profetici». Nel frattempo

Vicofaro è stata chiusa ed è arrivata la polizia in stato di sommossa.

«Ho sempre riconosciuto a don Massimo grande generosità e notevoli errori».

Tipo?

«Un’accoglienza dai numeri fuori misura che alla fine poi non ha saputo gestire e anche un’eccessiva

personalizzazione dell’esperienza».

Però la foto dei poliziotti in stato di sommossa che entrano in canonica ha fatto il giro del mondo.

«Quella foto ha ferito anche me. Vicofaro è stata chiusa però l’esperienza di don Massimo, come ho detto

anche a lui, può e deve riprendere in altri contesti. Non può concludersi con la foto dei poliziotti in

canonica».

La Cet si è molto battuta contro la legge sul fine vita. Perché?

«La posizione della Chiesa è chiara. Difende senza se e senza ma la vita. Sempre».

Quando la vita diventa insopportabile per il cristiano non vale la misericordia?

«Il nostro impegno è per rafforzare le cure palliative, in questo sta la nostra misericordia. Dopodiché

evitiamo qualsiasi giudizio morale, ci mettiamo sempre dalla parte di chi soffre, anche nel caso dovesse

assumere decisioni non condivise».

Che cosa auspica dal voto regionale di ottobre?

«Chiunque vinca a noi preme che la nuova classe dirigente, al governo della Regione, come all’opposizione,

si preoccupi concretamente dei problemi più sentiti dai cittadini».

Tipo?

«Il lavoro precario e mal pagato. La sanità con le file spesso intollerabili per avere visite importanti e,

mentre i ricchi possono rivolgersi ai privati, chi ci rimette alla fine sono i poveri. E poi la scuola come

formazione e educazione. Lavoro, sanità e scuola, ma i problemi sono tanti. Come le infrastrutture. E lo dico

io, che abito a Siena, città molto distante per treni e strade dai grandi centri».


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