martedì 14 ottobre 2025

UGO SANI E LA SUA BAND E I 'MESTIERI DELLA LIBERTA'. Pubblichiamo una recensione del passato del Blogger, in attesa del concerto di Domenica prossima della nota 'Orchestrina Caffè Manbo' che come le cose autentiche non passa mai di moda !

 Ugo Sani e la 'sua' Band, fra emozione e

seduzione musicale al Teatro Poliziano,

col 'Tamburo di latta' del Carbonetti

Ugo Sani e Orchestrina Caffè Mambo sono da tempo una risorsa

poetica inesauribile di un territorio vasto come la prateria

musicale che percorrono con grande maestria. Dico Ugo, ma

bisogna parlare anche dei musicisti che da sempre si

accompagnano a lui nell'Orchestrina, autentici maestri solisti e

compositori (Luciano Brigidi, Giulio P. Baricci, Marcello Rossi,

Simone Bruschi, Alessandro Cristofori, Diego Perugini e Mirco

Rubegni) altrettanto noti, che ieri sera al Teatro Poliziano hanno

coinvolto il pubblico in una emozionante carrellata di successi, dal

nuovo CD 'I mestieri della libertà', a classici ormai noti e

applauditissimi come “Il lanternone”. Un nuovo 'disco' dunque da

aggiungere alla collezione 'Sani', che da anni lavora ad un

corpus poetico-musicale di vasta portata, una sorta di impresa

omerica narrativa, un discorso non solo musicale, che attraversa i

miti nazional-popolari della nostra terra, le tradizioni culturali più

radicate, passando per la crisi delle ideologie e il 'pensiero

debole', con una attenzione particolare all'amore, inteso come

risorsa dell'umanità, forza motrice oscura ed esaltante della

nostra vita. Al teatro poliziano sono risuonate le note di questa

poesia messa in musica, che hanno toccato il cuore e la passione

di un pubblico amante dell'autenticità e della bellezza e che nella

musica dell' Orchestrina Caffè Mambo ama perdersi almeno per

una notte. Alle 10 e minuti è arrivato pure il Carbonetti, il mitico

poeta girovago che, vestito da garibaldino, amava lo sciame di

ragazzi che lo attendevano all'ingresso dei paesi con la trombetta

e il suo fedele cagnolino, giocoliere amante della libertà, sul

ritmo di un magico tamburo di latta, Poi la gita a Livorno dei

carcerati alla ricerca del 'mare', gli 'americani che ritornano

sempre nella nostra vita, il Pipistrello che riempie le nostre notti

di voli silenziosi, l'eleganza di un cameriere che a Bagno Vignoni

danza una Rumba Flambé. Poi 'quelli che' vogliono scendere

sempre dal treno in corsa prima dell'arrivo alla stazione. 'Avant


l'arrèt du train', una metafora illuminante e sconvolgente della

nostra vita, trascorsa per metà su un treno che viaggia implacabile

verso la 'stazione' e per l'altra metà in compagnia del nostro

'desiderio' di 'scendere' dal treno in corsa, verso quella campagna

'libera 'che ci aspetta; poi ancora la Vecchia Europa, il Panapticon

di Ventotene e il Tanalibera tutti, la Liberazione di nostri sogni

bambini. Dietro, i ritmi scanzonati o dolenti che ci ricordano la

tristezza del circo che arrivava nei paesi, i cantastorie delle fiere,

la banda stonata che segue la Processione il Venerdì Santo, l'inno

dei 'lavoratori' scomparsi, il Sol dell'Avvenire che non sorge più. E'

la forza del 'pensiero debole'... quando quello 'forte' non ci

consola più. In quel delizioso teatro otto-novecentesco si è

consumato ieri sera un rito di rigenerazione: non solo ricordi, ma

soprattutto l'inno alla vita, un invito a non rinunciare mai a vivere,

pensando che la 'libertà' è soprattutto amore e non solo - come si

diceva un tempo

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