mercoledì 24 febbraio 2021

Dal Manifesto: i vaccini funzionano, basterebbe......averli.....

 


I dati dalla Scozia: vaccini più efficaci del previsto

Lo studio. Il ministero autorizza la somministrazione di AstraZeneca anche oltre i 55 anni di età. I ricercatori britannici hanno rilevato che, a un mese di distanza dalla prima dose, Pfizer e AstraZeneca riducono fortemente il rischio di ospedalizzazione

Vaccinazioni con AstraZeneca in Gran Bretagna
 

Vaccinazioni con AstraZeneca in Gran Bretagna 

Adesso è ufficiale: l’età limite per la somministrazione del vaccino AstraZeneca in Italia è stata innalzata da 55 a 65 anni. Gli unici soggetti esclusi, secondo la circolare pubblicata ieri dal ministero della Salute, sono le persone giudicate «estremamente vulnerabili». Il provvedimento che sposta la soglia di età era già pronto da diversi giorni. Nelle scorse settimane, sia l’Agenzia Europea del Farmaco che l’Organizzazione Mondiale della Sanità avevano raccomandato l’uso del vaccino negli over 55, nonostante «il margine di incertezza sull’efficacia sia molto ampio» a causa del limitato numero di volontari di questa fascia di età coinvolti nei test sul vaccino. Anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) aveva dato un parere favorevole, indicando però come «preferenziale» la somministrazione dei vaccini Pfizer e Moderna al di sopra dei 55 anni.

La cautela dell’Aifa, fanno sapere dal ministero, aveva scoraggiato le somministrazioni da parte dalle regioni. Il ministero della salute, dunque, prima di muoversi ha preferito richiedere un ulteriore parere favorevole all’Aifa (arrivato una settimana fa) e al Consiglio Superiore di Sanità. Per sbloccare la decisione, è stata decisiva la pubblicazione di nuovi dati favorevoli sulla rivista Lancet, secondo cui l’efficacia del vaccino AstraZeneca sale dal 60 all’81% se le due dosi vengono somministrate a dodici settimane di distanza.

Nei confronti dei dati raccolti dalla AstraZeneca durante i test, molti esperti nutrono qualche diffidenza. Il vaccino non è stato ancora approvato dagli Stati uniti, che attendono i risultati dei nuovi test richiesti dalla Food and Drug Administration prima dell’autorizzazione. Tuttavia, alla prova sul campo il vaccino AstraZeneca si sta dimostrando più efficace del previsto. Lo dimostrano innanzitutto i dati raccolti in Scozia da un team di ricercatori guidati da Aziz Sheikh dell’università di Edimburgo su oltre un milione di persone vaccinate con una dose dei vaccini Pfizer/BioNTech e AstraZeneca.

I dati, giunti solo ieri a circolare già scritta, supportano la scelta del nostro ministero della Salute. I ricercatori hanno rilevato che, a un mese di distanza dalla prima dose, i vaccini Pfizer e AstraZeneca riducono fortemente il rischio di ospedalizzazione. Il vaccino Pfizer/BioNTech risulta efficace all’85%, ma sull’efficacia di questo vaccino c’erano pochi dubbi. Quello AstraZeneca (in teoria meno efficace) arriva addirittura al 94%.

L’analisi mostra che il vaccino inglese ha prevenuto l’81% dei ricoveri anche tra gli ultra-ottantenni. «Sono risultati molto incoraggianti» commenta Stephen Evans, docente di farmacoepidemiologia alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, anche se «gli studi non randomizzati sugli effetti dei vaccini sono soggetti, persino nei casi più rigorosi, a potenziali distorsioni che rendono i risultati più incerti di quanto appaia all’analisi statistica». Lo studio, infatti, è solo un preprint, cioè una ricerca non ancora passata al vaglio della comunità scientifica. Se però i dati saranno confermati, la somministrazione del vaccino AstraZeneca negli anziani (come già avviene nel Regno Unito) sembra più che raccomandabile.

Un altro studio condotto dall’agenzia inglese Public Health England, anch’esso allo stadio di preprint, rivela che in un campione di oltre ventimila operatori sanitari il vaccino Pfizer/BioNTech è risultato altamente efficace non solo nel prevenire i sintomi, ma anche lo stesso contagio. Negli operatori sanitari sottoposti a regolari test molecolari, il vaccino ha prevenuto il 72% delle infezioni sintomatiche e asintomatiche tre settimane dopo la prima dose, e l’86% una settimana dopo la seconda dose.

Se anche questi risultati fossero confermati, rappresenterebbero la prima dimostrazione che il vaccino Pfizer/BioNTech è in grado di arrestare la trasmissione del virus e non solo di alleviarne l’impatto clinico. Il vaccino conferma inoltre la sua efficacia contro la variante “inglese” B.1.1.7, già dominante in Inghilterra al momento dello studio. Ora che la variante si diffonde anche da noi, questi dati sottolineano l’importanza di accelerare con le vaccinazioni. Con qualunque vaccino disponibile

1 commento:

Anonimo ha detto...

Voi aspettate il governo vedrai fate giorno ....