Che la detenzione in Ungheria fosse sotto i limiti della dignità umana lo aveva scritto proprio lei in una lettera di 18 pagineIlaria Salis, detenuta dallo scorso febbraio per aver partecipato agli scontri con i neonazisti europei dell’11 febbraio 2023, è comparsa in aula in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti. L’Ansa, presente in aula, ha constato lo stato della donna che è entrata accennando un sorriso rivolto al pubblico. Una agente delle forze di sicurezza la trascinava per una catena. Salis indossava un maglione chiaro a strisce orizzontali e teneva in mano una borsa scura.

Il caso – Il processo contro la donna, per cui il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani aveva chiesto evidentemente invano un “trattamento dignitoso”, è aperto ed è stato aggiornato al 24 maggio. L’italiana accusata di aver aggredito due estremisti di destra nella capitale ungherese e si è dichiarata non colpevole. “Non ci sono prove” che Ilaria Salis, insegnante 39enne di Monza, abbia partecipato all’aggressione nei confronti di due neonazisti per cui si trova da undici mesi in carcere a Budapest, ha spiegato ne giorni scorsi il suo avvocato Gyorgy Magyar.

Il processo – Per Salis la Procura, nell’atto di rinvio a giudizio, lo scorso novembre ha chiesto 11 anni di carcere mentre è dello scorso giugno il no dei giudici ai domiciliari. La petizione su Change.org, lanciato dal comitato che porta il suo nome, sfiora le 50mila firme. Il padre della donna, Roberto Salis, da mesi impegnato per risolvere il caso nei giorni scorsi ha incontrato il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

re alla condizione detentiva e alla sproporzione