sabato 20 luglio 2019

Una scoperta casuale.

Nel libro 'Gli ultimi Piccolomini' pubblicato alcuni anni fa dalle Opere Pie di Siena, nella mia biografia del conte Silvio segnalai la  medaglia di bronzo al valore militare ricevuta nel corso della Prima Guerra Mondiale nella battaglia di 'Monte Rosso' dal conte Piccolomini. Il problema è che con i miei compagni di lavoro abbiamo vanamente cercato per anni questo luogo sulle zone di guerra, perfino negli annali, senza alcun risultato. Alcuni giorni fa  durante un  cicloviaggio in Slovenia mi sono diretto a Kobaric piccolo paese sloveno, che in italiano corrisponde a Caporetto!!!  Un luogo triste per gli italiani.  Visitando il locale museo e osservando la documentazione lì presente nell'archivio elettronico , ho trovato Monte Rosso e notizie sulla battaglia!! A Kobaric paese sull' Isonzo ( poi ribattezzato Caporetto, ecco perchè non si trovava nei luoghi di guerra con questo nome....) successe il disastro e il conte Piccolomini, capitano di cavalleria era lì a comandare una squadra di combattenti. L'esercito italiano che puntava, entrarando in Austria ad arrivare a.. Vienna, fu colto di sorpresa. Gli austriaci, che erano a mal partito, fecero arrivare lì due divisioni tedesche comandate dal giovane generale Rommel  ( la futura 'Volpe del Deserto) e la sua leggendaria 'fanteria' ( !), il quale con un impensabile attacco di sorpresa, usando gas asfissianti, mise in rotta l'esercito italiano nella gola di Caporetto.Fu una battaglia epica con 200.000 morti. Solo gli alpini riuscirono a resistere, ma alla fine la rotta fu devastante. Raccontarono i superstiti che ' nella ritirata si camminava sui morti asfissiati e si toglievano le fedi e gli anelli ai caduti, prima che arrivassero i tedeschi..' La disfatta è nota e si fermò solo sul Piave. Il Piccolomini era fra i comandanti della fortificazione di Monte Rosso, qui nel diesgno  di cui alleghiamo la carta originale, la foto dei morti e l'immagine di una fortificazione prima del disatro. Qui a Monte Rosso, subito sopra il paese, si cercò di resistere ma fu tutto inutile. A Monte Rosso  c'era con i soldati un giovane giornalista americano di nome Ernest Eminguey, che probabilmente il conte Silvio conobbe,  che era stato autorizzato a stare lì per raccontare la guerra. Per questa battaglia il conte Silvio fu fra i pochi superstiti e il suo volto magro e disfatto, che vediamo  nel libro da noi pubblicato tempo fa, mentre era in licenza in una pausa della guerra, spiega molte cose, così come il concepimento del monumento di Pienza ai caduti..voluto per ricordare quel sacrificio di cui fu testimone.




1 commento:

Anonimo ha detto...

bello